Bloody Roar 3
di
Redazione Gamesurf
Nel passaggio di consegne tra PlayStation e PlayStation 2, era prevedibile che la maggior parte delle case di sviluppo puntasse a continuare una strategia vincente, portando da una console all'altra i propri "franchise" (serie di due o più capitoli) amati dal pubblico. Ha aperto le danze, un anno fa, proprio la Namco con Ridge Racer V e Tekken Tag Tournament e hanno continuato su questa strada molte altre case, non ultima Konami che proprio in questi giorni é riuscita a proporre una vera killer application con Winning Eleven 5. Dal canto suo, Hudson aveva nelle proprie scuderie un nome non certo famosissimo, ma rispettato e seguito da una buona fetta di "aficionados" perché sinonimo di qualità realizzativa e di grande giocabilità: stiamo parlando di Bloody Roar
Dopo aver costituito una valida alternativa a Tekken sulla scatoletta grigia (ora bianca), la serie di Bloody Roar punta ora al salto di qualità arrivando su PlayStation 2 (giapponese) in un momento in cui la carenza di picchiaduro 3D inizia a farsi un po' sentire..
CI VUOLE UN FISICO BESTIALE
Prima di sviscerare nel dettaglio le qualità del titolo in esame, é bene fare un piccolo "riassunto" delle caratteristiche base di Bloody Roar, dedicato a tutte le persone che non conoscono il gioco Hudson e vogliono capirne nel minor tempo possibile la meccanica. La serie di Bloody Roar si differenzia dagli altri picchiaduro disponibili su PSone/PS2 per una caratteristica esclusiva: l'utilizzo di personaggi "trasformabili" in animali antropomorfi (da qui il "roar" ovvero "ruggito" presente nel titolo). Questa idea di fondo si concretizza nel gioco Hudson con la possibilità di modificare in tempo reale non solo l'aspetto, ma anche le statistiche del nostro personaggio, trasformandolo in una versione "alterata" di sé stesso che guadagna immediatamente nuovi valori (più alti) di forza/resistenza e un nuovo set di mosse eseguibili
La trasformazione in animale, chiamata per convenzione Beast Change, entra in gioco anche nel sistema di combo adottato da Bloody Roar, che permette di iniziare (e portare a termine con successo se si é particolarmente abili) serie devastanti in cui il nostro alter ego inizia in forma umana un attacco, quindi a metà della combo si trasforma in "bestia" e conclude con una super-mossa la distruzione dell'avversario. Queste e altre soluzioni offensive rappresentano solo un piccolo aspetto del sistema di combattimento adottato dal gioco, che offre parecchie alternative sia nel semplice controllo dei personaggi, sia negli stili di attacco e difesa. Illustrata brevemente la meccanica di gioco di Bloody Roar, non ci resta che entrare più nel dettaglio della recensione di questo terzo episodio per PlayStation 2, che butta sul piatto delle novità miglioramenti non solo grafici ma anche, e soprattutto, concettuali
Dopo aver costituito una valida alternativa a Tekken sulla scatoletta grigia (ora bianca), la serie di Bloody Roar punta ora al salto di qualità arrivando su PlayStation 2 (giapponese) in un momento in cui la carenza di picchiaduro 3D inizia a farsi un po' sentire..
CI VUOLE UN FISICO BESTIALE
Prima di sviscerare nel dettaglio le qualità del titolo in esame, é bene fare un piccolo "riassunto" delle caratteristiche base di Bloody Roar, dedicato a tutte le persone che non conoscono il gioco Hudson e vogliono capirne nel minor tempo possibile la meccanica. La serie di Bloody Roar si differenzia dagli altri picchiaduro disponibili su PSone/PS2 per una caratteristica esclusiva: l'utilizzo di personaggi "trasformabili" in animali antropomorfi (da qui il "roar" ovvero "ruggito" presente nel titolo). Questa idea di fondo si concretizza nel gioco Hudson con la possibilità di modificare in tempo reale non solo l'aspetto, ma anche le statistiche del nostro personaggio, trasformandolo in una versione "alterata" di sé stesso che guadagna immediatamente nuovi valori (più alti) di forza/resistenza e un nuovo set di mosse eseguibili
La trasformazione in animale, chiamata per convenzione Beast Change, entra in gioco anche nel sistema di combo adottato da Bloody Roar, che permette di iniziare (e portare a termine con successo se si é particolarmente abili) serie devastanti in cui il nostro alter ego inizia in forma umana un attacco, quindi a metà della combo si trasforma in "bestia" e conclude con una super-mossa la distruzione dell'avversario. Queste e altre soluzioni offensive rappresentano solo un piccolo aspetto del sistema di combattimento adottato dal gioco, che offre parecchie alternative sia nel semplice controllo dei personaggi, sia negli stili di attacco e difesa. Illustrata brevemente la meccanica di gioco di Bloody Roar, non ci resta che entrare più nel dettaglio della recensione di questo terzo episodio per PlayStation 2, che butta sul piatto delle novità miglioramenti non solo grafici ma anche, e soprattutto, concettuali
Bloody Roar 3
7
Voto
Redazione
Bloody Roar 3
Puntando più alla spettacolarità che ai tecnicismi, ecco che il team di sviluppo Eighting confeziona un'altra ottima uscita per questa "rinascita primaverile" del monolite Sony. Bloody Roar 3 merita infatti la piena considerazione dei possessori di una PS2 in versione giapponese, grazie alle grandi qualità offerte sia sul lato tecnico che in quello del divertimento. Il combat system adottato dal team di sviluppo si dimostra eccellente fin dalle prime battute, per merito di uno schema controlli che adotta gli elementi migliori di altre serie, su tutte Tekken e Street Fighter 2. Con l'applicazione di tecniche già conosciute e "assimilate" è quindi possibile ottenere sin dai primi momenti un buon feeling con il gioco, concentrando l'attenzione sulle sue doti estetiche. E' sicuramente meritevole di elogi l'aspetto grafico, pur pesantemente "scalettato", che offre un ottimo character design e una ricca modellazione dei personaggi (un po' meno ricca per i fondali). Altrettanto valida la sfida offerta dalla CPU già al semplice livello Normal, e l'aggiunta di segreti e modalità (tra cui due personaggi inizialmente nascosti) da sbloccare terminando con successo il gioco. Nel complesso, un terzo posto meritatissimo per Hudson dietro a Tekken Tag Tournament e Dead Or Alive 2, che cede il passo ai diretti concorrenti solo per l'assenza di vere innovazioni nella struttura di gioco.