Bloody Roar: Primal Fury

di Paolo Nobili

La saga di Bloody Roar comincia nel 1997 su Sony Playstation, piattaforma su cui regala due capitoli interessantissimi, per poi emigrare sulla sorellona maggiore Ps2, con un terzo episodio dal titolo, evviva la fantasia, Bloody Roar 3. Arrivato in casa Nintendo, la serie di Hudson/Activision azzera la denominazione aggiungendo al titolo la specifica Primal Fury, che lo classifica non come sequel ma come episodio "definitivo". Infatti Prima Fury solo in parte è un porting del terzo capitolo apparso sul monolito nero, di cui, fortunatamente ha perso per strada i flickering ed aliasing che in parte funestavano quella versione. Ma ora che abbiamo parlato della genesi, veniamo al gioco vero e proprio...

Bloody Roar: Primal Fury è un picchiaduro di nuova generazione in arene 3D. I personaggi, come in Dead or Alive 3 di Tecmo, si muovono un ambienti aperti dalle strutture in parte distruttibili e con la possibilità di chiudere l'avversario agli angoli. Nondimeno, a differenza del picchiapicchia Xbox, le arene sono piuttosto anguste, anche se sufficientemente godibili per un gioco di combattimento a due. Il campionario di mosse va da colpi e combo alla Tekken a sequenze animate alla Street Fighter, con in più una modalità di "trasformazione" dei combattenti in animali che, in pratica, è il segno distintivo del prodotto.



Caro, piccolo jopad
Bloody Roar fa parte della categoria dei picchiaduro, genere dove il feeling tra con il controller è uno degli elementi più importanti del divertimento. Il joypad del Gamecube come sempre si rivela un attrezzo di gioco estremamente sofisticato e godibile. Il movimento del lottatore viene demandato al D-Pad (un poco piccolo e scomodo in realtà) o allo stick analogico sinistro. Lo spostamento circolare, utile per evitare i colpi dell'avversario e prendere tempo, si ottiene coi tasti L ed R posti sul retro del controller, mentre i quattro pulsanti davanti si occupano di scagliare colpi (calci e pugni) e predisporre parate.

Infine, il pulsante Z, quello dietro più difficile da raggiungere (sopra l'R), è utilizzato per attivare l'Hyper Beast Mode furioso che è molto potente ma fa perdere parecchia energia: è giusto che questo bottone sia messo in un punto non raggiungibile casualmente. Come già visto per altri titoli, la manetta della grande Enne, nonostante le forme giocattolose, si rivela un'ottima interfaccia fisica tra le mani del giocatore ed il personaggio controllato sullo schermo, premiando ancora una volta la ricerca e l'innovazione Nintendo in questo campo.

La bestia che c'è in te
La meccanica di combattimento del prodotto Hudson non si discosta dai più alti standard del genere. Primal Fury utilizza il consueto assortimento di calci, pugni, schivate, prese, bloccaggi, salti e scivolate e proiezioni, ben noto a tutti i picchiaduro da Tekken, Mortal Kombat in poi. Due i tipi di guardia: una attivabile velocemente ma che può fermare soltanto attacchi leggeri, ed una più potente ma anche più lenta da attivare. Come accade in Street Fighter, il tempo di reazione nel fermare gli assalti avversare è essenziale per riprendere l'iniziativa.