Bloody Roar: Primal Fury

di Paolo Nobili
I movimenti sono fluidi, le sagome ben corporali, le texture applicate ai modelli di qualità elevatissima. Purtroppo l'eccessiva frenesia del gioco non permette di gustarsi in modo appropriato tutti questi dettagli, visibile soprattutto nello slow mode sbloccabile. Una nota particolare ovviamente va alla fase di morphing e di trasformazione in bestia (leone, giaguaro, elefante, camaleonte etc. secondo i personaggi) ,che non hanno niente a invidiare, per esempio, a quelle del film La mosca. I combattimenti sono infarciti da una marea di effetti grafici che metteranno a durissima prova la vostra retina: distorsioni, effetti particellari, lens flare, luci bianche e fosforescenti.

Incredibile anche il motion blur, specialmente quando il personaggio Busuzima, il camaleonte, si mimetizza con l'ambiente: qui vediamo la sua sagoma muoversi sullo sfondo in maniera assolutamente realistica, degno delle sequenze del remake dell'Uomo invisibile.

Lo prendo?
In tutto questo tripudio di colori (il paragone con DOA3 su Xbox non è avventato) purtroppo stona il dettaglio delle arene, soltanto accettabile e soprattutto poco interagibili (qualche vetro che si rompe, qualche staccionata da saltare). In Conclusione, Bloody Roar: Fatal Fury ha tante frecce nel suo arco per essere gradito a tanti videogiocatori "occidentali" poco disposti a memorizzarsi decine di combo alla volta, e golosi soprattutto di effetti grafici ed emozioni digitali. In pratica, un gioco che brucia subito tutte le sue carte, ma con un forte appeal che comunque lo differenzia dal resto dei picchiaduro.