Boiling Point: Road To hell
di
Alessandro 'Alenet' Cossu
L'IMPERVIA STRADA VERSO GLI INFERI
Saul Meyers è un veterano. Ha combattuto dieci anni nella legione straniera. Ha ucciso, per difesa o per rispondere a ordini che non comprendeva o che non voleva capire. Questo lacerante conflitto lo ha portato a fuggire dalla vita militare e di mettere a dormire quella interiore bestia violenta che lo ha aiutato a vivere in tanti anni di cruente battaglie. Il protagonista del titolo Atari, che vanta le fattezze di Arnold Vosloo (il malvagio Imhotep delle due fortunate pellicole de "La Mummia"), ha cercato di crearsi una propria vita, trasformandosi in un padre affettuoso. La sua unica figlia, tuttavia, ha dentro di se molto del DNA del suo avventuroso babbo e, da semplice cronista, si trasformerà rapidamente in una giornalista di guerra, sempre in giro da un capo all'altro del pianeta. La visita in una lontana terra sudamericana, però, le risulterà fatale. Ad un passo dallo scoprire la verità su allucinanti traffici di droga e uomini, esperimenti genetici e terrorismo, la procace fanciulla dal petto prominente viene rapita da un paio di brutti ceffi. Intuendo l'approssimarsi del pericolo, ella fa appena in tempo a chiamare il padre per avvertirlo, prima di essere catturata. Messo in moto dalla voce allarmata della figlia, che lo prega di venirle in soccorso, quella perfetta macchina da guerra da troppo tempo sopita torna prepotentemente in campo; Saul prende il primo aereo per Puerto Sombra, ben deciso a riprendersi la sua amata figlia, a qualunque costo.
Questa è la trama che si cela dietro l'ultima fatica dei signori della Deep Shadow e, come molti avranno intuito, tale macchinazione è poco più che un pretesto per un violento massacro indiscriminato in questo nuovo sparatutto in prima persona; inoltre, questo incipit si avvicina drammaticamente al film "Commando", con Arnold Schwarnegger e pensare che i programmatori si siano quanto meno ispirati al film col nerboruto Governatore diviene più di un sospetto. Tuttavia, mentre il buon Big Arnold fece piazza pulita degli abitanti di un'isola grande come un francobollo, noi, nei panni mimetici di Saul, saremo chiamati ad esplorare, praticamente per intero, un paese della bellezza di duecentocinquanta chilometri quadrati...reali. Questo è il vero punto di forza del titolo, con locazioni amplissime ed estremamente dettagliate nonché eterogenee tali da far impallidire anche quel gioiello di qualche stagione fa che risponde al nome di Far Cry. In tali, sconfinati spazi, saremo liberi di fare più o meno ciò che vorremo con le dovute limitazioni, ovviamente grazie all'implementazione di un sistema tipico dei giochi di ruolo e degli action-adventure più recenti (Deus Ex e Giovanna d'Arco, giusto per citare due titoli). Toccare gli oggetti, spostarli, romperli o metterli quando possibile nel nostro inventario si rivelerà essere un elemento indispensabile per il corretto prosieguo del gioco; ogni persona con la quale interagiremo, una volta messa a mal partito, potrà essere "frugata & perquisita" ed ogni suo avere finirà immediatamente nelle nostre capaci tasche. Non sarà, ovviamente, necessario uccidere le centinaia di persone con le quali verremo a contatto: anzi, grazie ad un sistema di domande tipico di giochi d'azione come il controverso "La minaccia fantasma" o molte avventure grafiche, potremo dialogare con la gente di Isla Sombra. In questo modo, verremo a conoscenza di decine di informazioni ma, soprattutto, ci verranno "affibbiate" nuove sottoquest che aumenteranno le nostre abilità nonché i soldi e le armi a nostra disposizione. Non sarà obbligatorio accettare i vari incarichi propostici dai vari personaggi, ma sarà sicuramente vantaggioso...con una sola limitazione: per adempiere ai nostri obbiettivi, dovremo stare attenti a non pestare i piedi alle varie fazioni presenti nel gioco.
In dettaglio, ci troveremo a nuotare in un mare infestato da agenti della CIA corrotti, Indios superstiziosi, mafiosi old-style, agenti del governo locale, guerriglieri e i classici "civili" (spesso ben più pericolosi degli altri!). Altro elemento di importanza cruciale, saranno gli spostamenti : percorrere aree vastissime a piedi diverrebbe una impresa a dir poco titanica ed estremamente noiosa. Pensare di viaggiare a passo d'uomo nella giungla o in una ridente cittadina affollata come Roma il quindici di Agosto, farebbe venire l'orticaria anche al più paziente dei giocatori. Sono stati quindi implementati un certo numero di mezzi, che vanno dalle Jeep ai furgoni, passando per gli elicotteri e i motoscafi, ed anche qualcosa di meno ortodosso, come un carro armato! Tuttavia, non tutti i veicoli saranno liberamente utilizzabili; con un ostico sistema di "patenti"(!), saremo chiamati a scovare un maestro che ci insegni, ad esempio, a pilotare un elicottero. Solo allora, con il prezioso foglietto in mano, potremo alfine guidare il prezioso mezzo volante. Grazie ad una colonna sonora d'eccezione e ad un comparto audio, a livello generale, estremamente curato, il grado di immersività del titolo in esame pare altissimo. Inoltre, anche l'engine che muove tutta l'esotica bellezza di BP:RTH appare come un piccolo gioiello. Avanzatissimi effetti di bump mapping, uniti a lens-flare di prim'ordine, si sposano felicemente con le più recenti tecniche di vertex shader, donando al comparto grafico un grado di realismo invidiabile, grazie anche a texture curate al limite del maniacale.
Insomma, sulla carta, come annunciato già in fase di preview, il titolo Deep Shadow mostra un numero incredibilmente alto di potenzialità, con la promessa (segreta speranza?) di rinverdire i fasti di un genere (FPS), spesso troppo simile a se stesso...sfortunatamente, però, la realtà, fin dai primi minuti di gioco, è desolatamente diversa. Ad esempio, l'Intelligenza Artificiale che muove il titolo Atari è degna di un cannolo. Senza alcuna soluzione di continuità, i nostri avversari dapprima scappano ululando, poi fanno una inversione ad "U" e tentano di accoltellarci/spararci/farci saltare in aria, per poi fuggire di nuovo e farsi crivellare la schiena con una gragnola di colpi. Questo accade in ciascuno dei livelli di difficoltà disponibili. Il motore grafico, potentissimo è vero, risulta però fin troppo pesante anche per sistemi di fascia medio/alta . Per i risultati in termini di prestazioni, si rimanda chi legge al box dei requisiti. In questa sede, è impossibile non evidenziare gli allucinanti effetti di compenetrazione dei poligoni presenti in tutto il gioco. Novelli X-Men, i personaggi tendono a infilarsi letteralmente nei muri o nelle porte, scomparendo dentro ad alberi o macchine. Quest'ultime sono in grado di correre in verticale, sui muri o sulle cortecce degli alberi, come neanche all'interno di Matrix si era mai visto fare. Inoltre, paurosi scatti hanno minato la fluidità del titolo anche in situazioni relativamente tranquille. Dulcis in fundo, il terrificante ritardo con cui, ogni tanto, il nostro alter ego risponde ai comandi o, ancor peggio, quando proprio si rifiuta di farlo. Sporadicamente, aprire una porta che ci invita a premere l'apposito tasto per farlo, diverrà una impresa titanica e, dopo mille improperi, sconfitti, abbandoneremo l'impresa, trovando nuove strade per raggiungere il nostro obiettivo...magari, passando attraverso una texture calcolata male.
Gli improbabili spruzzi di sangue che escono dai nostri avversari, uniti ad un sistema di calcolo dei danni quasi imbarazzante (un colpo in testa ad una vecchina può non produrre alcun risultato, mentre una sassata su un mignolo può uccidere un agente del governo) completano il quadro.
Prima di far bollire il commento finale, si ricorda a tutti che il titolo è localizzato in Italiano solo per quello che riguarda i menù e i sottotitoli e che, data la natura tragicomica tendente al violento di questo titolo, se ne consiglia la fruizione ad un pubblico maturo.
Saul Meyers è un veterano. Ha combattuto dieci anni nella legione straniera. Ha ucciso, per difesa o per rispondere a ordini che non comprendeva o che non voleva capire. Questo lacerante conflitto lo ha portato a fuggire dalla vita militare e di mettere a dormire quella interiore bestia violenta che lo ha aiutato a vivere in tanti anni di cruente battaglie. Il protagonista del titolo Atari, che vanta le fattezze di Arnold Vosloo (il malvagio Imhotep delle due fortunate pellicole de "La Mummia"), ha cercato di crearsi una propria vita, trasformandosi in un padre affettuoso. La sua unica figlia, tuttavia, ha dentro di se molto del DNA del suo avventuroso babbo e, da semplice cronista, si trasformerà rapidamente in una giornalista di guerra, sempre in giro da un capo all'altro del pianeta. La visita in una lontana terra sudamericana, però, le risulterà fatale. Ad un passo dallo scoprire la verità su allucinanti traffici di droga e uomini, esperimenti genetici e terrorismo, la procace fanciulla dal petto prominente viene rapita da un paio di brutti ceffi. Intuendo l'approssimarsi del pericolo, ella fa appena in tempo a chiamare il padre per avvertirlo, prima di essere catturata. Messo in moto dalla voce allarmata della figlia, che lo prega di venirle in soccorso, quella perfetta macchina da guerra da troppo tempo sopita torna prepotentemente in campo; Saul prende il primo aereo per Puerto Sombra, ben deciso a riprendersi la sua amata figlia, a qualunque costo.
Questa è la trama che si cela dietro l'ultima fatica dei signori della Deep Shadow e, come molti avranno intuito, tale macchinazione è poco più che un pretesto per un violento massacro indiscriminato in questo nuovo sparatutto in prima persona; inoltre, questo incipit si avvicina drammaticamente al film "Commando", con Arnold Schwarnegger e pensare che i programmatori si siano quanto meno ispirati al film col nerboruto Governatore diviene più di un sospetto. Tuttavia, mentre il buon Big Arnold fece piazza pulita degli abitanti di un'isola grande come un francobollo, noi, nei panni mimetici di Saul, saremo chiamati ad esplorare, praticamente per intero, un paese della bellezza di duecentocinquanta chilometri quadrati...reali. Questo è il vero punto di forza del titolo, con locazioni amplissime ed estremamente dettagliate nonché eterogenee tali da far impallidire anche quel gioiello di qualche stagione fa che risponde al nome di Far Cry. In tali, sconfinati spazi, saremo liberi di fare più o meno ciò che vorremo con le dovute limitazioni, ovviamente grazie all'implementazione di un sistema tipico dei giochi di ruolo e degli action-adventure più recenti (Deus Ex e Giovanna d'Arco, giusto per citare due titoli). Toccare gli oggetti, spostarli, romperli o metterli quando possibile nel nostro inventario si rivelerà essere un elemento indispensabile per il corretto prosieguo del gioco; ogni persona con la quale interagiremo, una volta messa a mal partito, potrà essere "frugata & perquisita" ed ogni suo avere finirà immediatamente nelle nostre capaci tasche. Non sarà, ovviamente, necessario uccidere le centinaia di persone con le quali verremo a contatto: anzi, grazie ad un sistema di domande tipico di giochi d'azione come il controverso "La minaccia fantasma" o molte avventure grafiche, potremo dialogare con la gente di Isla Sombra. In questo modo, verremo a conoscenza di decine di informazioni ma, soprattutto, ci verranno "affibbiate" nuove sottoquest che aumenteranno le nostre abilità nonché i soldi e le armi a nostra disposizione. Non sarà obbligatorio accettare i vari incarichi propostici dai vari personaggi, ma sarà sicuramente vantaggioso...con una sola limitazione: per adempiere ai nostri obbiettivi, dovremo stare attenti a non pestare i piedi alle varie fazioni presenti nel gioco.
In dettaglio, ci troveremo a nuotare in un mare infestato da agenti della CIA corrotti, Indios superstiziosi, mafiosi old-style, agenti del governo locale, guerriglieri e i classici "civili" (spesso ben più pericolosi degli altri!). Altro elemento di importanza cruciale, saranno gli spostamenti : percorrere aree vastissime a piedi diverrebbe una impresa a dir poco titanica ed estremamente noiosa. Pensare di viaggiare a passo d'uomo nella giungla o in una ridente cittadina affollata come Roma il quindici di Agosto, farebbe venire l'orticaria anche al più paziente dei giocatori. Sono stati quindi implementati un certo numero di mezzi, che vanno dalle Jeep ai furgoni, passando per gli elicotteri e i motoscafi, ed anche qualcosa di meno ortodosso, come un carro armato! Tuttavia, non tutti i veicoli saranno liberamente utilizzabili; con un ostico sistema di "patenti"(!), saremo chiamati a scovare un maestro che ci insegni, ad esempio, a pilotare un elicottero. Solo allora, con il prezioso foglietto in mano, potremo alfine guidare il prezioso mezzo volante. Grazie ad una colonna sonora d'eccezione e ad un comparto audio, a livello generale, estremamente curato, il grado di immersività del titolo in esame pare altissimo. Inoltre, anche l'engine che muove tutta l'esotica bellezza di BP:RTH appare come un piccolo gioiello. Avanzatissimi effetti di bump mapping, uniti a lens-flare di prim'ordine, si sposano felicemente con le più recenti tecniche di vertex shader, donando al comparto grafico un grado di realismo invidiabile, grazie anche a texture curate al limite del maniacale.
Insomma, sulla carta, come annunciato già in fase di preview, il titolo Deep Shadow mostra un numero incredibilmente alto di potenzialità, con la promessa (segreta speranza?) di rinverdire i fasti di un genere (FPS), spesso troppo simile a se stesso...sfortunatamente, però, la realtà, fin dai primi minuti di gioco, è desolatamente diversa. Ad esempio, l'Intelligenza Artificiale che muove il titolo Atari è degna di un cannolo. Senza alcuna soluzione di continuità, i nostri avversari dapprima scappano ululando, poi fanno una inversione ad "U" e tentano di accoltellarci/spararci/farci saltare in aria, per poi fuggire di nuovo e farsi crivellare la schiena con una gragnola di colpi. Questo accade in ciascuno dei livelli di difficoltà disponibili. Il motore grafico, potentissimo è vero, risulta però fin troppo pesante anche per sistemi di fascia medio/alta . Per i risultati in termini di prestazioni, si rimanda chi legge al box dei requisiti. In questa sede, è impossibile non evidenziare gli allucinanti effetti di compenetrazione dei poligoni presenti in tutto il gioco. Novelli X-Men, i personaggi tendono a infilarsi letteralmente nei muri o nelle porte, scomparendo dentro ad alberi o macchine. Quest'ultime sono in grado di correre in verticale, sui muri o sulle cortecce degli alberi, come neanche all'interno di Matrix si era mai visto fare. Inoltre, paurosi scatti hanno minato la fluidità del titolo anche in situazioni relativamente tranquille. Dulcis in fundo, il terrificante ritardo con cui, ogni tanto, il nostro alter ego risponde ai comandi o, ancor peggio, quando proprio si rifiuta di farlo. Sporadicamente, aprire una porta che ci invita a premere l'apposito tasto per farlo, diverrà una impresa titanica e, dopo mille improperi, sconfitti, abbandoneremo l'impresa, trovando nuove strade per raggiungere il nostro obiettivo...magari, passando attraverso una texture calcolata male.
Gli improbabili spruzzi di sangue che escono dai nostri avversari, uniti ad un sistema di calcolo dei danni quasi imbarazzante (un colpo in testa ad una vecchina può non produrre alcun risultato, mentre una sassata su un mignolo può uccidere un agente del governo) completano il quadro.
Prima di far bollire il commento finale, si ricorda a tutti che il titolo è localizzato in Italiano solo per quello che riguarda i menù e i sottotitoli e che, data la natura tragicomica tendente al violento di questo titolo, se ne consiglia la fruizione ad un pubblico maturo.
Boiling Point: Road To hell
6
Voto
Redazione
Boiling Point: Road To hell
Un cesto di idee brillanti ed un comparto tecnico che, esteriormente, riluce come una collezione di diamanti Swarowski. Sfortunatamente, fin dai primi minuti di gioco, il detto popolare che ci ricorda come non tutto quello che luccica, debba necessariamente essere oro, si rivela drammaticamente vero. Il titolo esaminato mostra il fianco a troppe critiche amare e, pur essendo pieno di guizzi geniali, il modo in cui sono stati trattati tali colpi di genio è assolutamente insufficiente, pur rimanendo nel campo del tollerabile. Abbiamo atteso tanto a lungo di Bollire...forse, sarebbe valsa la pena aspettare ancora un pò, per cuocere bene tutte le idee che sono andate perdute nel limbo della sollecitudine.