Broken Sword: The Angel of Death
Gettate alle spalle le spericolate avventure con l'amica di sempre, Nico, e tornato al suo consueto lavoro di avvocato, George Stobbart sembra intenzionato a mettere definitivamente la testa a posto. Tutto sembra andare per il "verso giusto", almeno fino a quando una donna di nome Anna Maria non decide di piombare nel suo studio di New York e di coinvolgerlo nella ricerca di un antico tesoro, rinvenibile solo attraverso la decifrazione di un antico manoscritto sottratto dalla ragazza ad una cosca mafiosa pronta a tutto pur di riaverlo. Riposte nel cassetto toga e libri di diritto, al nostro impavido eroe non resterà altro che affrontare l'ennesima avventura scavezzacollo in giro per il mondo, fino alle religiose stanze del Vaticano.
Superata la crisi di identità de "Il sonno del Drago", George e Revolution Software tornano finalmente all'antico con un'avventura punta e clicca vecchio stampo fedele in tutto e per tutto alla fama che accompagna la serie di Broken Sword da oltre dieci anni.
I primissimi istanti di gioco evidenziano fin da subito l'impostazione tipicamente riflessiva di questo quarto episodio della serie. Superata la consueta fase introduttiva, il giovane protagonista si trova infatti catapultato in un mondo "tattile" indiscutibilmente familiare ed in cui l'esplorazione, la raccolta di informazioni ed oggetti e la risoluzione di alcuni semplici enigmi mantengono finalmente il sopravvento sulla fase action vera e propria.
Pur usufruendo di ambienti completamente tridimensionali, diretta eredità del prequel, l'interfaccia di gioco si appoggia come da prassi ad una classica visuale in terza persona ad inquadratura ampia, particolarmente azzeccata per un gioco che fa proprio della visione d'insieme uno dei maggiori punti di forza. Esattamente come i primissimi capitoli della serie, i movimenti del protagonista e dei diversi comprimari che si alterneranno nel corso della vicenda vengono gestiti attraverso l'uso pressoché esclusivo del tasto sinistro del mouse, a cui è affidato anche il compito di "avviare" l'interazione fra il nostro alterego digitale ed una svariata serie di oggetti rinvenibili durante la consueta fase di esplorazione. Considerando la molteplicità d'uso di ciascun utensile, all'utente è inoltre offerta la possibilità di selezionare l'azione più "coerente" (capiterà spesso di vedere George provare autonomamente l'azione sbagliata) da compiere, attivando tramite la semplice pressione del tasto destro del mouse il relativo menu contestuale.
Tutto questo tenendo ovviamente ben conto dell'importanza del ruolo ricoperto da Anna Maria e dagli altri co protagonisti, a cui sarà richiesto non solo di "spiegarci" volta per volta l'evoluzione degli eventi, cadenzati peraltro tramite simpatici filmati realizzati con lo stesso motore del gioco, ma anche di partecipare "attivamente" allo svolgimento stesso dell'avventura aiutandoci a "liberare" i passaggi più ostici (spostando per esempio casse troppo pesanti per una persona sola) o ad attivare quei meccanismi che richiederanno l'impiego contemporaneo di almeno due individui.
Sempre a proposito di novità, da segnalare infine il particolare sistema di inventario capace di tenere a "memoria" l'intero set di oggetti raccolti nel corso della partita.
La consueta impostazione di un punta e clicca può essere riassunta nella formula "cerca, usa, dimentica", equazione indicante specificatamente il ciclo vitale di tutti gli oggetti reperibili nel corso di una partita. Salvo rarissime eccezioni, nelle avventure punta e clicca standard tutti gli oggetti soddisfano infatti un unico e preciso scopo, assolto il quale cessano definitivamente la loro funzione sparendo magicamente dall'inventario. Non è questo il caso di Broken Sword 4, che sfrutterà proprio la possibilità di riutilizzare e ricombinare i diversi oggetti presenti in inventario per aggiungere quella sana dose di "cervello" utile anche a sopperire alla discutibile qualità degli enigmi a disposizione, la cui risoluzione appare fin troppo spesso affidata più al caso che non ad un ragionamento vero e proprio.
Tecnicamente Broken Sword: L'angelo della Morte non passerà probabilmente alla storia come il miglior titolo della serie. Eccezion fatto per la presenza di arene 3D tutto sommato curate e per una qualità poligonale dei protagonisti nella media, il gioco sviluppato dal team Revolution Software non offre infatti ulteriori elementi di spunto, esibendo in particolare personaggi secondari decisamente scarni e privi di una IA degna di nota. La scelta positiva di affidarsi ad un universo a tre dimensioni, va inoltre ad incidere drasticamente sulla giocabilità pura, spezzata com'è dalle eccessive pause dovute agli spostamenti dei protagonisti e soprattutto dalla mancanza di un sistema di scorciatoie in grado di tagliare i, troppi, tempi morti del gioco.
Sempre a proposito di aspetti negativi, va poi rimarcata la mancanza di un'opzione che consenta di saltare i frequenti dialoghi ed i filmati in game, una scelta questa incomprensibile specialmente per quanti saranno costretti a ripetere le medesime sessioni di gioco più volte, senza avere la possibilità di "skippare" le parti già note.
Venendo alle note positive, da segnalare la presenza di un comparto audio assolutamente all'altezza della situazione, così come l'ottimo lavoro di localizzazione nella nostra lingua, se pur limitato ai soli sottotitoli. Ottima anche l'idea di inserire un sistema di controllo di base alternativo, che consentirà di gestire i movimenti principali del protagonista tramite l'uso della tastiera o di un control-pad.
In due parole
Nonostante le ottime premesse, L'Angelo della Morte riesce nel compito di riportare la serie Broken Sword ai fasti di un tempo solo in parte, limitato da un sistema di gioco troppo altalenante ed ad una qualità degli enigmi a dir poco disarmante. Un vero peccato, specie considerando il valore di una saga da tutti considerata come la migliore alternativa al capolavoro di Lucas Arts, Monkey Island.
Superata la crisi di identità de "Il sonno del Drago", George e Revolution Software tornano finalmente all'antico con un'avventura punta e clicca vecchio stampo fedele in tutto e per tutto alla fama che accompagna la serie di Broken Sword da oltre dieci anni.
I primissimi istanti di gioco evidenziano fin da subito l'impostazione tipicamente riflessiva di questo quarto episodio della serie. Superata la consueta fase introduttiva, il giovane protagonista si trova infatti catapultato in un mondo "tattile" indiscutibilmente familiare ed in cui l'esplorazione, la raccolta di informazioni ed oggetti e la risoluzione di alcuni semplici enigmi mantengono finalmente il sopravvento sulla fase action vera e propria.
Pur usufruendo di ambienti completamente tridimensionali, diretta eredità del prequel, l'interfaccia di gioco si appoggia come da prassi ad una classica visuale in terza persona ad inquadratura ampia, particolarmente azzeccata per un gioco che fa proprio della visione d'insieme uno dei maggiori punti di forza. Esattamente come i primissimi capitoli della serie, i movimenti del protagonista e dei diversi comprimari che si alterneranno nel corso della vicenda vengono gestiti attraverso l'uso pressoché esclusivo del tasto sinistro del mouse, a cui è affidato anche il compito di "avviare" l'interazione fra il nostro alterego digitale ed una svariata serie di oggetti rinvenibili durante la consueta fase di esplorazione. Considerando la molteplicità d'uso di ciascun utensile, all'utente è inoltre offerta la possibilità di selezionare l'azione più "coerente" (capiterà spesso di vedere George provare autonomamente l'azione sbagliata) da compiere, attivando tramite la semplice pressione del tasto destro del mouse il relativo menu contestuale.
Tutto questo tenendo ovviamente ben conto dell'importanza del ruolo ricoperto da Anna Maria e dagli altri co protagonisti, a cui sarà richiesto non solo di "spiegarci" volta per volta l'evoluzione degli eventi, cadenzati peraltro tramite simpatici filmati realizzati con lo stesso motore del gioco, ma anche di partecipare "attivamente" allo svolgimento stesso dell'avventura aiutandoci a "liberare" i passaggi più ostici (spostando per esempio casse troppo pesanti per una persona sola) o ad attivare quei meccanismi che richiederanno l'impiego contemporaneo di almeno due individui.
Sempre a proposito di novità, da segnalare infine il particolare sistema di inventario capace di tenere a "memoria" l'intero set di oggetti raccolti nel corso della partita.
La consueta impostazione di un punta e clicca può essere riassunta nella formula "cerca, usa, dimentica", equazione indicante specificatamente il ciclo vitale di tutti gli oggetti reperibili nel corso di una partita. Salvo rarissime eccezioni, nelle avventure punta e clicca standard tutti gli oggetti soddisfano infatti un unico e preciso scopo, assolto il quale cessano definitivamente la loro funzione sparendo magicamente dall'inventario. Non è questo il caso di Broken Sword 4, che sfrutterà proprio la possibilità di riutilizzare e ricombinare i diversi oggetti presenti in inventario per aggiungere quella sana dose di "cervello" utile anche a sopperire alla discutibile qualità degli enigmi a disposizione, la cui risoluzione appare fin troppo spesso affidata più al caso che non ad un ragionamento vero e proprio.
Tecnicamente Broken Sword: L'angelo della Morte non passerà probabilmente alla storia come il miglior titolo della serie. Eccezion fatto per la presenza di arene 3D tutto sommato curate e per una qualità poligonale dei protagonisti nella media, il gioco sviluppato dal team Revolution Software non offre infatti ulteriori elementi di spunto, esibendo in particolare personaggi secondari decisamente scarni e privi di una IA degna di nota. La scelta positiva di affidarsi ad un universo a tre dimensioni, va inoltre ad incidere drasticamente sulla giocabilità pura, spezzata com'è dalle eccessive pause dovute agli spostamenti dei protagonisti e soprattutto dalla mancanza di un sistema di scorciatoie in grado di tagliare i, troppi, tempi morti del gioco.
Sempre a proposito di aspetti negativi, va poi rimarcata la mancanza di un'opzione che consenta di saltare i frequenti dialoghi ed i filmati in game, una scelta questa incomprensibile specialmente per quanti saranno costretti a ripetere le medesime sessioni di gioco più volte, senza avere la possibilità di "skippare" le parti già note.
Venendo alle note positive, da segnalare la presenza di un comparto audio assolutamente all'altezza della situazione, così come l'ottimo lavoro di localizzazione nella nostra lingua, se pur limitato ai soli sottotitoli. Ottima anche l'idea di inserire un sistema di controllo di base alternativo, che consentirà di gestire i movimenti principali del protagonista tramite l'uso della tastiera o di un control-pad.
In due parole
Nonostante le ottime premesse, L'Angelo della Morte riesce nel compito di riportare la serie Broken Sword ai fasti di un tempo solo in parte, limitato da un sistema di gioco troppo altalenante ed ad una qualità degli enigmi a dir poco disarmante. Un vero peccato, specie considerando il valore di una saga da tutti considerata come la migliore alternativa al capolavoro di Lucas Arts, Monkey Island.
Broken Sword: The Angel of Death
6.5
Voto
Redazione
Broken Sword: The Angel of Death
Un vero peccato constatare che a fronte di una scelta più che condivisibile di tornare ad un sistema di gioco più consono al concept della serie, non corrisponda un livello qualitativo altrettanto valido . Nonostante un background narrativo piuttosto articolato e ricco di colpi di scena, gli evidenti limiti nella gestione degli enigmi e la presenza di un gameplay fiaccato dall'impossibilità di eliminare i possibili tempi morti derivanti dai filmati di intermezzo e da frequenti dialoghi in game, non permettono infatti al titolo edito da THQ di elevarsi al rango di punto di riferimento per i punta e clicca di nuova generazione, rimanendo viceversa invischiato in quel grande marasma di avventure grafiche appena discrete.