Brothers in arms
di
Luca Gambino
Quando tutti finì eravamo fratelli
Non basterebbero forse le recensioni di tutto il web e della carta stampata per riassumere al meglio Brothers in Arms. Una frase lapidaria eppure cristallina tra le cui righe si può intuire l'orrore del secondo conflitto mondiale e quel senso di fratellanza che ha accomunato coloro che ve ne hanno preso parte. In particolare, e qui ci tuffiamo direttamente nelle nostre competenze, in quelli che sono stati i momenti immediatamente pre e post D-Day. Un momento storico fondamentale per le sorti del conflitto, vissuto da un pugno di uomini (o di eroi, fate voi), che tra errori umani ed sfortunati eventi naturali (il vento portò fuori bersaglio molte delle unità paracadutate), ha affrontato la guerra e la morte in nome della libertà. Ed è proprio a questo manipolo di uomini (realmente esistito, sia chiaro), che Ubisoft ha dedicato il presente Brothers in Arms, titolo curato da GearBox (Halo PC e Nightfire....avete presente?), e patrocinato su territorio italiano niente meno che dal nostro esercito che, a quanto pare, ha gradito la perfetta ricostruzione storica ricreata per l'occasione.
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Una ricostruzione che ha messo a dura prova il team creativo GearBox, impegnato nel doppio compito di rendere accettabili visivamente una povertà estetica tipica degli anni ';40, ma dovendo al contempo renderlo storicamente verosimile e gradevole. Un compito svolto a dovere, perché basterà una sola occhiata al titolo Ubisoft per ritrovarsi immediatamente immersi nel pieno del secondo conflitto mondiale. Meno spettacolare di Call of Duty e Medal of Honor, forse, ma decisamente più verosimile e credibile. Le novità di Brothers in Arms non sono però certo da ricercare nel pur ottimo comparto grafico, che al contrario delle controparti Xbox appena citate non è stato sottoposto a nessuna opera di taglio e cucito dalla versione PC, quanto in una giocabilità talmente approfondita e curata da risultare lontana anni luce dai prodotti Electronic Arts e Activision.
Bastano pochi minuti di gioco per capire, infatti, quanto distante sia il concetto di gioco di BIA, e di quanto questo inceda nella ricerca del tatticismo e della prudenza laddove la concorrenza fa sfoggio invece di soluzioni "rambesche" molto spettacolari ma decisamente poco credibili. Vi sarà richiesto di ponderare con attenzione ogni situazione di gioco e di trovare la soluzione adatta ad essa, dandovi al contempo tutti i mezzi necessari per portare a termine l'ingrato compito. Mezzi che risiedono, innanzi tutto, in un gruppo di commilitoni mossi a regola d'arte da una IA di pregevole fattura, che dovrete comandare a dovere grazie ad un set di comandi intuitivo e di semplice applicazione. In seconda battuta, una tactical board che mostrerà da una visuale isometrica la situazione in essere, evidenziando sulla mappa la vostra posizione, quella dei vostri nemici visibili e l'ubicazione degli obiettivi assegnati. A questo punto la palla passa al giocatore, che dovrà trovare la soluzione più consona, tenendo ben presenti alcuni fattori chiave.
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Il primo è che, al contrario dei titoli sopra citati, BIA non perdona le azioni tutte coraggio e poco cervello. Un colpo ben assestato alla vostra testa e la missione sarà finita. Perché sebbene la struttura possa in parte somigliare a Rainbow Six e compagnia, qui non siete voi la pedina sacrificabile. Non che vi sia permesso di mandare i vostri compagni allo sbaraglio, sia intesi. Così facendo vi ritroverete a dover combattere le forze tedesche per il resto della missione contando unicamente sulle vostre forze e non ci saranno medikit o frequenti save-point a vostro supporto. Al contrario, dovrete far fronte al vostro compito contando su armi verosimilmente imprecise (a cui si deve unire la naturale approssimazione del pad), e uno scarso rifornimento delle stesse. C'è da dire, ad onor del vero, che spesso vi troverete di fronte a situazioni la cui soluzione è apparentemente "filoguidata" verso uno schema che vi vedrà ordinare ai vostri compagni la creazione di un adeguato fuoco di sbarramento mentre vi muoverete per vie laterali verso il punto in cui gli avversari staranno accucciati in attesa che finisca l'inferno di fuoco.
Brothers in arms
9
Voto
Redazione
Brothers in arms
Dopo tanti FPS-fotocopia è giusto celebrare questo Brothers In Arms per il suo essere portatore sano di giocabilità e divertimento. Uno spaccato realistico e angosciante della seconda guerra mondiale, in barba alle ultime produzioni dove il realismo era stato accuratamente segregato in cantina. Gearbox, invece, non solo lo tira fuori dai bassifondi ma lo erge a vessillo di un nuovo modo di intendere gli sparatutto bellici. Forse meno spettacolare, ma finalmente in grado di spostare l'ago della bilancia verso il lato più tattico e ragionato del gioco a discapito del "spara-salta-spara". Brava Gearbox. Brava Ubi.