Brothers in Arms: D-Day

di Marco Modugno
Luce rossa e lancio rimandato. I paracadutisti della 101ma Aviotrasportata, costretti a lanciarsi ancora una volta sulla Normandia infestata di tedeschi ostili dagli implacabili sviluppatori della Ubisoft, stavolta avrebbero fatto meglio a restarsene nelle loro baracche riscaldate in Inghilterra, attendendo un'occasione più propizia per affrontare l'ostile campagna francese.
Il porting su PSP di Brothers in Arms, fortunato franchise videoludico ispirato dalla fortunata e godibilissima serie televisiva HBO "Band of Brothers" (da noi è passata un paio di volte, quasi sotto silenzio, su Rete 4; se vi capita, compratevi i DVD!), segna decisamente il passo rispetto alla versione PC e a quella uscita sulle console casalinghe.


Peccato, perché l'idea di condensare in un unico UMD le missioni salienti dei due capitoli del gioco, Road to the Hill 30 e Earned in Blood, da portare in tasca per ingannare il tempo, alla posta o nelle sale d'attesa dei dentisti di mezza Italia, non era male. Come già con Splinter Cell: Essentials, però, la minestra eccessivamente condita finisce per risultare indigesta. La colpa, stavolta, non è però dei contenuti. Le missioni, infatti, sono praticamente identiche a quelle delle versioni "maggiori" anche per quanto riguarda le ragguardevoli dimensioni delle mappe di gioco. Purtroppo, però, la bottoneria della PSP mal sopperisce alle esigenze di un gioco di per sé rivoluzionario, in grado di unire sapientemente tattica e azione in una miscela ben amalgamata, adatta a chi ama le sparatorie ma anche a chi preferisce ragionare prima di agire. Il gioco permette di scegliere tra due diverse configurazioni dei controlli, entrambe frustranti e difficili da padroneggiare anche per chi ormai considera la PSP un'appendice organica del proprio corpo. Provateci voi, se ci riuscite, a gestire le azioni di una squadra di fanteria paracadutista sotto il fuoco, servendovi di un solo stick analogico e di una manciata di bottoni!

Finisce che dopo un po' la frustrazione ha il sopravvento, minando la longevità di una campagna che invece, non fosse altro per l'accuratezza della ricostruzione storica, meriterebbe di essere portata a termine. Lo schema di gioco ricalca, in ogni caso, le versioni per macchine fisse già uscite. Al tipico gameplay FPS punta e spara, BIA unisce un approccio tattico di squadra che ci obbliga a gestire con accuratezza i settori di fuoco e le coperture del terreno. Guai ad uscire allo scoperto facendosi prendere d'infilata da una Mg-42 tedesca. Molto meglio richiedere al nostro mitragliere BAR un congruo fuoco di soppressione sui tiratori nemici, da sostenere finché il dischetto rosso sulle loro teste non diverrà completamente grigio, segno che i "Fritz" sono costretti a tenere giù la testa, provvedendo nel contempo ad aggirarli sul fianco e a stenderli a colpi di Garand.
In nostro aiuto interviene per fortuna l'ormai famosa visione a volo d'uccello, che ci permette di valutare il capo di battaglia e la posizione dei nemici svelati dall'alto, pianificando con cura i nostri spostamenti.
La formula, come si è detto, è sperimentata e ancora innovativa nel contempo, e chi scrive ebbe modo di apprezzarla ed acclamarla all'uscita del primo titolo per PC. Gestire però tutto quanto scritto con i magri controlli della PSP è un compito davvero improbo al punto che c'è da chiedersi se sia davvero conveniente tentare di convertire giochi come questi per piattaforme non in grado di permetterne la facile gestione. Un po' come accade con gli RTS, pressoché assenti dal mercato console.


Nemmeno il comparto tecnico aiuta il gioco a risollevare la testa coperta dall'elmetto con la rete dal fango normanno. La grafica è decisamente sottotono anche per la PSP e in questi tempi spazzati da venti di next-gen e alta definizione che soffiano da oltre oceano (leggi Xbox 360) è davvero difficile trovare un ragazzino smanettone che si accontenti di così poco. Stesso dicasi per il sonoro, salvato in corner da qualche siparietto doppiato in maniera gradevole ma minato da musichette ed effetti decisamente nella norma. Infine l'IA, che accomuna alleati e nemici in un costante impeto suicida, nemmeno si trattasse di giapponesi ad Okinawa invece che di americani e tedeschi. Se i primi, invece di ubbidire ai vostri ordini, mostrano la preoccupante inclinazione di andarsene in giro ad intercettare la prima pallottola tedesca calibro 7,92 disponibile, i secondi rimangono a guardarvi e a spararvi a piè fermo con il loro fucile ad azione singola, mentre vi avvicinate con il vostro mitra che sputa fiamme dal fianco, come diavoli appena vomitati dall'inferno.

Infine il multiplayer, immancabile su una console che ne fa da sempre il suo cavallo di battaglia. Limitato però a soli due giocatori che potranno giocare le missioni skirmish in cooperativo (divertente davvero!) o sfidarsi in sanguinosi testa a testa.
Insomma, peccato. La nostra affezione storica al marchio Ubisoft, che ci ha regalato negli ultimi anni vere perle di divertimento e tecnica avanzata, è arcinota e proprio per questo siamo pronti a perdonare loro un passo falso. Però, in tutta coscienza, ai nostri lettori ci sentiamo di consigliare una prova preventiva del titolo qui recensito, prima di acquistarlo a prezzo pieno. A scanso di equivoci.