Brothers In Arms DS
di
...e la Seconda Guerra Mondiale iniziò per al trentaseiesima volta...
La scorsa generazione di console ha vissuto un importante ritorno di fiamma incentrato sugli sparatutto a sfondo militare, sulla scia dei primi buoni risultati degli FPS lontano dai personal computer. Tra i titoli che maggiormente hanno riscosso il favore del pubblico e della critica, ricordiamo con piacere Brothers in Arms: Road to Hill 30, apparso su varie piattaforme casalinghe, forte di programmazione intelligente e una buona fase strategica dove il protagonista, Matt Baker, impartiva ordini alla sua truppa d'assalto durante lo sbarco in Normandia alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il gradimento fu tale da assicurare diverse versioni del gioco, che divenne un vero e proprio brand. Dopo il buon risultato di Metroid su Nintendo DS, ecco dunque per gli amanti di fucili e polvere da sparo un nuovo motivo per impugnare il pennino: Brother in Arms arriva anche sulla piccola di casa Nintendo, e porta con se un importante bagaglio fatto di grosse aspettative dei giocatori e ottime intenzioni degli sviluppatori. Le premesse di trama ci sono tutte: tre campagne da svolgere, combattendo in Normandia, Tunisia e Ardenne, per ripercorrere alcuni momenti cruciali del conflitto più sanguinoso della storia del mondo, su differenti campi di battaglia. Questa volta però non tocca a noi dare gli ordini, ma nelle vesti di un soldato dovremo metterci al servizio della compagnia per eseguire al meglio le indicazioni di superiori e commilitoni, in modo da sconfiggere le truppe tedesche e portare a casa la pelle, possibilmente tutta intera. Dopo gli ottimi risultati con i giochi su telefonia mobile, Gameloft è riuscita a vincere anche questa guerra?
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Fucile, granate, elmetto e touch screen!
Iniziare una partita a Brothers In Arms DS provoca sensazioni molto particolari. In tutta sincerità, nonostante la moltitudine di ottimi videogame in commercio per DS, ben pochi hanno mostrato un impatto grafico quale quello che il titolo in questione può vantare: sin dalle prime battute è impossibile non rimanere sorpresi da modelli poligonali dei personaggi e dalle ambientazioni che non sfigurerebbero su alcune console casalinghe ancora in commercio. Gettati nella mischia dopo un lancio non proprio perfetto con il paracadute, assordati da rumori di fucili, mitragliatori e carri armati, è necessario focalizzare l'attenzione sugli ordini che riceveremo, partendo da un breve tutorial, per poi confrontarci faccia a faccia con l'esercito nemico. La visuale non è in prima persona, guideremo il nostro alter ego grazie a una comoda telecamera alle spalle del protagonista. Forse qualcuno aveva scordato come un DS può muovere una buona quantità di poligoni, ma vi assicuro che questi primi minuti di gioco faranno tornare la memoria anche ai più disattenti. Nemmeno l'audio vuol essere da meno e, tra spari e voci( molto più presenti rispetto a sporadici temi musicali) di ottima fattura, completa l'"arsenale" tecnico a disposizione di Baker e il resto della truppa.
Parlando della giocabilità, nella mano destra si tiene ben saldo lo stilo, perennemente impegnato sul touch screen per guidare mira e visuale, mentre la mano sinistra si impegna con la croce direzionale per muovesi e il tasto dorsale L per fare fuoco. Tutto molto intuitivo, complici i consigli che gli altri soldati ci elargiranno nelle prime missioni. Qualche incomprensione nasce però in questa sede: trascinando lo stilo gireremo lo sguardo, azione che però molto spesso risulta estremamente lenta, quindi non adatta a fughe o veloci capovolgimenti di fronte, costringendoci prevalentemente a cercare un riparo e sparare alle SS. La modalità di mira non è particolarmente precisa, ma si deve dare atto che la risposta rende ottimamente l'idea del nervosismo di uno scontro in trincea, tanto più che con meno imprecisione nel puntare, la difficoltà del titolo sarebbe calata spaventosamente. Nei momenti di relativa calma, rinunciando alla fase di movimento, sarà possibile accedere al mirino, in modo da eliminare anche i cecchini più coriacei.
In viaggio verso le Ardenne
Oltre a una serrata lotta a piedi, a volte avremo la possibilità di condurre carri armati e jeep, con il conseguente uso di armi più potenti. Con le gambe ben salde a terra invece, oltre al classico fucile, armi da cecchino, bazooka, granate e micidiali postazioni fisse dotate di mitragliatrici, offrono una discreta varietà per quanto riguarda le bocche da fuoco. I veri e propri obbiettivi nel gioco si alternano a velocità incalzante. Passo dopo passo saremo messi davanti a punti da raggiungere o avversari da zittire, con alcuni piacevoli diversivi fatti da edifici o armi "crucche" da demolire. Molto intelligentemente, vi sono diversi livelli di difficoltà sbloccabili, scelta che rende l'esperienza di gioco appetibile sia ai novellini che ai veterani del genere. Molteplici missioni rigiuocabili in varie salse per migliorare le statistiche, alla fine di ogni sezione giungerà infatti un "pagellino" che giudicherà il nostro operato. L'azione non è però completamente soddisfacente: a fronte dell'ampiezza dei campi di battaglia, saremo comunque costretti ad eseguire gli ordini in maniera abbastanza lineare, senza troppe possibilità alternative di soddisfare i nostri esigenti superiori, al punto che talvolta troveremo dei "muri invisibili" per non farci raggiungere il nemico in un modo non prestabilito. La longevità giocando da soli resta comunque ottima, aiutata da un sistema di salvataggio a check point, molto utile anche perché spesso, vista la rigidità del metodi per raggiungere un obbiettivo, potremmo necessitare vari tentativi per compiere le esatte azioni richiesteci per vincere. Scelta gradita, non vedremo mai la nostra salute, ma dovremo imparare a capire a che livello di vita ci troviamo in base ai movimenti che riusciremo ad eseguire più o meno fluidamente e alla quantità di sangue presente sullo schermo dopo un proiettile. Solo quando ci troveremo alla guida di qualche veicolo vedremo una barra dell'energia rimanente prima dell'inevitabile esplosione. Un passo distante dal primo capitolo su PS2 e XBOX, Brothers in Arms scende dal carro della strategia e entra in un bunker fatto di pura azione.
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Piccole console crescono
Una guerra non si vince in poche mosse, ma con tante battaglie. Già a partire dalle schermate delle opzioni vediamo alcune liete sorprese che denotano la cura infusa dagli sviluppatori. Stiano tranquilli i mancini, ad esempio, perché è presente la modalità di controllo per chi ha come mano portante la sinistra. Modalità per altro che non soffre di difficoltà aggiuntive rispetto alla destrorsa, se non una lieve differenza del manovrare il personaggio. Personalmente, da ambidestro, ho trovato soddisfacenti entrambe le impostazioni. Spuntano però come fucili nemici, alcuni difettucci fastidiosi: la grafica che tanto apprezzerete riserva qualche carenza sporadica e il gameplay lascerà con l'amaro in bocca chi cerca realismo e tattica, tanto che spesso alcuni soldati fedeli a Hitler continueranno a spararvi anche con diversi proiettili in corpo, in barba alle capacità del corpo umano. Tolta una linearità di cui abbiamo già parlato poco sopra, il vero problema che affiora, è la mancanza di una modalità multiplayer via internet. Certo, apprezzabile la possibilità di giocare in wi-fi sino in 4, ma la storia insegna che i migliori sparatutto devono la loro immortalità ludica alle battaglie in rete capaci di creare sempre nuovi stimoli. Abbiamo tra le mani una cartuccia colma di ottime qualità, che non soffre particolarmente dei difetti che si riscontrano, prendendo comunque atto che questa volta si è sbarcati si in Normandia, ma con intenzioni più dirette e meno riflessive. Con il rischio di ripetermi, non posso però non rammaricarmi dell'impossibilità di sfidare avversari in giro per il web, opzione che avrebbe forse decretato un successo assoluto.
La scorsa generazione di console ha vissuto un importante ritorno di fiamma incentrato sugli sparatutto a sfondo militare, sulla scia dei primi buoni risultati degli FPS lontano dai personal computer. Tra i titoli che maggiormente hanno riscosso il favore del pubblico e della critica, ricordiamo con piacere Brothers in Arms: Road to Hill 30, apparso su varie piattaforme casalinghe, forte di programmazione intelligente e una buona fase strategica dove il protagonista, Matt Baker, impartiva ordini alla sua truppa d'assalto durante lo sbarco in Normandia alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il gradimento fu tale da assicurare diverse versioni del gioco, che divenne un vero e proprio brand. Dopo il buon risultato di Metroid su Nintendo DS, ecco dunque per gli amanti di fucili e polvere da sparo un nuovo motivo per impugnare il pennino: Brother in Arms arriva anche sulla piccola di casa Nintendo, e porta con se un importante bagaglio fatto di grosse aspettative dei giocatori e ottime intenzioni degli sviluppatori. Le premesse di trama ci sono tutte: tre campagne da svolgere, combattendo in Normandia, Tunisia e Ardenne, per ripercorrere alcuni momenti cruciali del conflitto più sanguinoso della storia del mondo, su differenti campi di battaglia. Questa volta però non tocca a noi dare gli ordini, ma nelle vesti di un soldato dovremo metterci al servizio della compagnia per eseguire al meglio le indicazioni di superiori e commilitoni, in modo da sconfiggere le truppe tedesche e portare a casa la pelle, possibilmente tutta intera. Dopo gli ottimi risultati con i giochi su telefonia mobile, Gameloft è riuscita a vincere anche questa guerra?
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Fucile, granate, elmetto e touch screen!
Iniziare una partita a Brothers In Arms DS provoca sensazioni molto particolari. In tutta sincerità, nonostante la moltitudine di ottimi videogame in commercio per DS, ben pochi hanno mostrato un impatto grafico quale quello che il titolo in questione può vantare: sin dalle prime battute è impossibile non rimanere sorpresi da modelli poligonali dei personaggi e dalle ambientazioni che non sfigurerebbero su alcune console casalinghe ancora in commercio. Gettati nella mischia dopo un lancio non proprio perfetto con il paracadute, assordati da rumori di fucili, mitragliatori e carri armati, è necessario focalizzare l'attenzione sugli ordini che riceveremo, partendo da un breve tutorial, per poi confrontarci faccia a faccia con l'esercito nemico. La visuale non è in prima persona, guideremo il nostro alter ego grazie a una comoda telecamera alle spalle del protagonista. Forse qualcuno aveva scordato come un DS può muovere una buona quantità di poligoni, ma vi assicuro che questi primi minuti di gioco faranno tornare la memoria anche ai più disattenti. Nemmeno l'audio vuol essere da meno e, tra spari e voci( molto più presenti rispetto a sporadici temi musicali) di ottima fattura, completa l'"arsenale" tecnico a disposizione di Baker e il resto della truppa.
Parlando della giocabilità, nella mano destra si tiene ben saldo lo stilo, perennemente impegnato sul touch screen per guidare mira e visuale, mentre la mano sinistra si impegna con la croce direzionale per muovesi e il tasto dorsale L per fare fuoco. Tutto molto intuitivo, complici i consigli che gli altri soldati ci elargiranno nelle prime missioni. Qualche incomprensione nasce però in questa sede: trascinando lo stilo gireremo lo sguardo, azione che però molto spesso risulta estremamente lenta, quindi non adatta a fughe o veloci capovolgimenti di fronte, costringendoci prevalentemente a cercare un riparo e sparare alle SS. La modalità di mira non è particolarmente precisa, ma si deve dare atto che la risposta rende ottimamente l'idea del nervosismo di uno scontro in trincea, tanto più che con meno imprecisione nel puntare, la difficoltà del titolo sarebbe calata spaventosamente. Nei momenti di relativa calma, rinunciando alla fase di movimento, sarà possibile accedere al mirino, in modo da eliminare anche i cecchini più coriacei.
In viaggio verso le Ardenne
Oltre a una serrata lotta a piedi, a volte avremo la possibilità di condurre carri armati e jeep, con il conseguente uso di armi più potenti. Con le gambe ben salde a terra invece, oltre al classico fucile, armi da cecchino, bazooka, granate e micidiali postazioni fisse dotate di mitragliatrici, offrono una discreta varietà per quanto riguarda le bocche da fuoco. I veri e propri obbiettivi nel gioco si alternano a velocità incalzante. Passo dopo passo saremo messi davanti a punti da raggiungere o avversari da zittire, con alcuni piacevoli diversivi fatti da edifici o armi "crucche" da demolire. Molto intelligentemente, vi sono diversi livelli di difficoltà sbloccabili, scelta che rende l'esperienza di gioco appetibile sia ai novellini che ai veterani del genere. Molteplici missioni rigiuocabili in varie salse per migliorare le statistiche, alla fine di ogni sezione giungerà infatti un "pagellino" che giudicherà il nostro operato. L'azione non è però completamente soddisfacente: a fronte dell'ampiezza dei campi di battaglia, saremo comunque costretti ad eseguire gli ordini in maniera abbastanza lineare, senza troppe possibilità alternative di soddisfare i nostri esigenti superiori, al punto che talvolta troveremo dei "muri invisibili" per non farci raggiungere il nemico in un modo non prestabilito. La longevità giocando da soli resta comunque ottima, aiutata da un sistema di salvataggio a check point, molto utile anche perché spesso, vista la rigidità del metodi per raggiungere un obbiettivo, potremmo necessitare vari tentativi per compiere le esatte azioni richiesteci per vincere. Scelta gradita, non vedremo mai la nostra salute, ma dovremo imparare a capire a che livello di vita ci troviamo in base ai movimenti che riusciremo ad eseguire più o meno fluidamente e alla quantità di sangue presente sullo schermo dopo un proiettile. Solo quando ci troveremo alla guida di qualche veicolo vedremo una barra dell'energia rimanente prima dell'inevitabile esplosione. Un passo distante dal primo capitolo su PS2 e XBOX, Brothers in Arms scende dal carro della strategia e entra in un bunker fatto di pura azione.
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Piccole console crescono
Una guerra non si vince in poche mosse, ma con tante battaglie. Già a partire dalle schermate delle opzioni vediamo alcune liete sorprese che denotano la cura infusa dagli sviluppatori. Stiano tranquilli i mancini, ad esempio, perché è presente la modalità di controllo per chi ha come mano portante la sinistra. Modalità per altro che non soffre di difficoltà aggiuntive rispetto alla destrorsa, se non una lieve differenza del manovrare il personaggio. Personalmente, da ambidestro, ho trovato soddisfacenti entrambe le impostazioni. Spuntano però come fucili nemici, alcuni difettucci fastidiosi: la grafica che tanto apprezzerete riserva qualche carenza sporadica e il gameplay lascerà con l'amaro in bocca chi cerca realismo e tattica, tanto che spesso alcuni soldati fedeli a Hitler continueranno a spararvi anche con diversi proiettili in corpo, in barba alle capacità del corpo umano. Tolta una linearità di cui abbiamo già parlato poco sopra, il vero problema che affiora, è la mancanza di una modalità multiplayer via internet. Certo, apprezzabile la possibilità di giocare in wi-fi sino in 4, ma la storia insegna che i migliori sparatutto devono la loro immortalità ludica alle battaglie in rete capaci di creare sempre nuovi stimoli. Abbiamo tra le mani una cartuccia colma di ottime qualità, che non soffre particolarmente dei difetti che si riscontrano, prendendo comunque atto che questa volta si è sbarcati si in Normandia, ma con intenzioni più dirette e meno riflessive. Con il rischio di ripetermi, non posso però non rammaricarmi dell'impossibilità di sfidare avversari in giro per il web, opzione che avrebbe forse decretato un successo assoluto.