Brothers in Arms: Hell's Highway
di
Marco Modugno
I vecchi soldati non muoiono mai, vanno all'inferno solo per radunarsi. Questo vecchio adagio delle forze speciali sembra quanto mai azzeccato per introdurre la recensione dell'ultimo capitolo della saga di Brothers in Arms, fortunato franchise multipiattaforma di Ubisoft. E non solo perché il sottotitolo del gioco “Hell's Highway”, che allude alla strada presidiata per dieci giorni di furiosi combattimenti dai paracadutisti americani della 101ma Divisione Screaming Eagles durante l'operazione Market Garden, si traduce, appunto, in “Autostrada dell'Inferno”.
Il fatto é che la saga del sergente Baker, promosso suo malgrado comandante di un'unità Recon, impegnata in compiti speciali e assai pericolosi dietro le linee nemiche, sembra giunta ad un punto cruciale di svolta. Le facce dei sopravvissuti al lancio sulla Normandia e poi alla sanguinosa conquista della Collina 30 ci sono ormai familiari. Hartsock, comandante dell'altra squadra d'assalto, Corrion, LaRoche, Dawson, Jasper e qualche new entry, in sostituzione di quelli che non ce l'hanno fatta e ora riposano in terra francese, magari in una tomba di fortuna indicata da un vecchio fucile e da un elmetto forato dalla palla del cecchino che li ha inchiodati. Nuove rughe e cicatrici segnano però i loro volti precocemente invecchiati, splendidamente renderizzati dal motore grafico del gioco, e maggiore profondità é stata concessa alle loro storie personali, un po' come accade nelle serie televisive di successo, una volta che sono decollate.
La trama segue i nostri durante l'operazione Market Garden, che nelle intenzioni del suo ideatore, il generale britannico Montgomery, avrebbe dovuto consentire la conclusione della guerra in Europa entro il Natale 1944. La storia c'insegna che andò diversamente. I parà americani, inglesi e polacchi incontrarono sul campo, al posto dei vecchi e bambini ipotizzati dall'intelligence alleato, i veterani della 9na Divisione Waffen SS Panzer "Hohenstaufen" e della gemella 10ma Divisione Waffen SS Panzer "Frundsberg", che trasformarono il colpo di mano alleato nella peggiore sconfitta subita dagli angloamericani sul Vecchio Continente. I ragazzi del plotone Recon di Baker e Hartsock, dunque, si ritrovano a battersi contro un nemico motivato e preponderante, ricorrendo a mezzi di fortuna ed armamento leggero contro le corazze dei carri armati tedeschi, tagliati fuori da rifornimenti e supporto amico.
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Dieci giorni d'inferno, da rivivere seguendo una alla volta le fasi di combattimento cui parteciparono i fanti aviotrasportati della 101ma, in scenari perfettamente ricostruiti grazie all'accurato lavoro compiuto dai creativi della Gearbox sulle foto scattate dai ricognitori alleati prima dell'aviolancio sull'Olanda. La vicenda narrata dal gioco inizia in un ospedale scalcinato qualche giorno dopo l'inizio dell'operazione ma, attraverso alcuni flashback da vivere ed interpretare in prima persona nei panni di Baker, si ha modo di ricostruire tutta la vicenda fin dal distacco dell'aliante d'assalto dall'aereo sulla verticale del suo obiettivo.
Il gameplay di Brothers in Arms, chi ha sperimentato i capitoli precedenti lo sa bene, si differenzia da quello di tutti i suoi possibili concorrenti FPS, richiedendo a chi gioca una mentalità tattica in grado di gestire con oculatezza e spirito d'iniziativa due team di combattimento di un'unità di fanteria leggera, in modo da sfruttare con efficacia settori di tiro, fuoco di soppressione, coperture e aggiramenti. Anche se avete scantonato la naia con qualche scusa, comunque, non faticherete ad impadronirvi con facilità dei meccanismi base che sono tuttora pane quotidiano di un comandante di squadra sul campo, complice un sistema di gestione degli ordini elementare (basta una stretta al grilletto sinistro ed ecco apparire un puntatore intuitivo, per impartire comandi di movimento o tiro in un secondo) e icone d'immediata comprensione (prima di far avanzare le proprie forze, occhio a far diventare grigio il bollino rosso che contrassegna i nemici una volta avvistati, effettuando un opportuno fuoco di soppressione, che li mantenga al coperto e inoffensivi).
Ovviamente, scortadevi di barre della vita e cose simili. Se il vostro personaggio verrà preso di mira, avrete un paio di secondi per fare la scelta giusta e trovare una copertura, tempo durante il quale lo schermo si colorerà di rosso. Poi bang! Siete morti. Una pallottola basta e avanza per stendere un uomo, nella realtà come nel gioco di Gearbox.
Il fatto é che la saga del sergente Baker, promosso suo malgrado comandante di un'unità Recon, impegnata in compiti speciali e assai pericolosi dietro le linee nemiche, sembra giunta ad un punto cruciale di svolta. Le facce dei sopravvissuti al lancio sulla Normandia e poi alla sanguinosa conquista della Collina 30 ci sono ormai familiari. Hartsock, comandante dell'altra squadra d'assalto, Corrion, LaRoche, Dawson, Jasper e qualche new entry, in sostituzione di quelli che non ce l'hanno fatta e ora riposano in terra francese, magari in una tomba di fortuna indicata da un vecchio fucile e da un elmetto forato dalla palla del cecchino che li ha inchiodati. Nuove rughe e cicatrici segnano però i loro volti precocemente invecchiati, splendidamente renderizzati dal motore grafico del gioco, e maggiore profondità é stata concessa alle loro storie personali, un po' come accade nelle serie televisive di successo, una volta che sono decollate.
La trama segue i nostri durante l'operazione Market Garden, che nelle intenzioni del suo ideatore, il generale britannico Montgomery, avrebbe dovuto consentire la conclusione della guerra in Europa entro il Natale 1944. La storia c'insegna che andò diversamente. I parà americani, inglesi e polacchi incontrarono sul campo, al posto dei vecchi e bambini ipotizzati dall'intelligence alleato, i veterani della 9na Divisione Waffen SS Panzer "Hohenstaufen" e della gemella 10ma Divisione Waffen SS Panzer "Frundsberg", che trasformarono il colpo di mano alleato nella peggiore sconfitta subita dagli angloamericani sul Vecchio Continente. I ragazzi del plotone Recon di Baker e Hartsock, dunque, si ritrovano a battersi contro un nemico motivato e preponderante, ricorrendo a mezzi di fortuna ed armamento leggero contro le corazze dei carri armati tedeschi, tagliati fuori da rifornimenti e supporto amico.
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Dieci giorni d'inferno, da rivivere seguendo una alla volta le fasi di combattimento cui parteciparono i fanti aviotrasportati della 101ma, in scenari perfettamente ricostruiti grazie all'accurato lavoro compiuto dai creativi della Gearbox sulle foto scattate dai ricognitori alleati prima dell'aviolancio sull'Olanda. La vicenda narrata dal gioco inizia in un ospedale scalcinato qualche giorno dopo l'inizio dell'operazione ma, attraverso alcuni flashback da vivere ed interpretare in prima persona nei panni di Baker, si ha modo di ricostruire tutta la vicenda fin dal distacco dell'aliante d'assalto dall'aereo sulla verticale del suo obiettivo.
Il gameplay di Brothers in Arms, chi ha sperimentato i capitoli precedenti lo sa bene, si differenzia da quello di tutti i suoi possibili concorrenti FPS, richiedendo a chi gioca una mentalità tattica in grado di gestire con oculatezza e spirito d'iniziativa due team di combattimento di un'unità di fanteria leggera, in modo da sfruttare con efficacia settori di tiro, fuoco di soppressione, coperture e aggiramenti. Anche se avete scantonato la naia con qualche scusa, comunque, non faticherete ad impadronirvi con facilità dei meccanismi base che sono tuttora pane quotidiano di un comandante di squadra sul campo, complice un sistema di gestione degli ordini elementare (basta una stretta al grilletto sinistro ed ecco apparire un puntatore intuitivo, per impartire comandi di movimento o tiro in un secondo) e icone d'immediata comprensione (prima di far avanzare le proprie forze, occhio a far diventare grigio il bollino rosso che contrassegna i nemici una volta avvistati, effettuando un opportuno fuoco di soppressione, che li mantenga al coperto e inoffensivi).
Ovviamente, scortadevi di barre della vita e cose simili. Se il vostro personaggio verrà preso di mira, avrete un paio di secondi per fare la scelta giusta e trovare una copertura, tempo durante il quale lo schermo si colorerà di rosso. Poi bang! Siete morti. Una pallottola basta e avanza per stendere un uomo, nella realtà come nel gioco di Gearbox.
Brothers in Arms: Hell's Highway
8.5
Voto
Redazione
Brothers in Arms: Hell's Highway
Per adulti. Gearbox sceglie una formula senza mezzi termini e giri di parole per descrivere la guerra, seguendo quel filone sposato in primis da Steven Spielberg con il memorabile incipit di “Salvate il soldato Ryan” che ci permise di rivivere con il cuore in gola lo sbarco della 29ma Divisione di fanteria a Omaha Beach. Colpi alla testa alla moviola che ci mostrano effetti splatter alla Romero ed esplosioni che fanno volar via parti umane, assieme ai detriti e al polverone, rendono il nuovo capitolo di Brothers in Arms, assieme ad un linguaggio, é il caso di dirlo, da caserma, un prodotto classificato come vietato ai minori. Però, permettetemi di dirlo, la guerra é una faccenda seria e, in mezzo a tanta violenza gratuita che spesso gira sui nostri monitor, i contenuti maturi di Brothers in Arms ci sembrano aggiungere qualcosa, e non certo togliere, allo spessore di un titolo già di per sé di primissimo piano.