Bruce Lee: Quest of the Dragon

Bruce Lee Quest of the Dragon
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Bruce Lee: Quest of the Dragon

Devo dire che non servono poi a molto le mossettine provocatorie che Bruce esegue dopo ogni sezione, come ad esempio invitare l'avversario ad alzarsi o sfiorarsi la punta del naso col pollice, azioni che ricordano movenze tipiche del nostro eroe, ma che non migliorano la situazione e non risollevano la media di un parco animazioni a dir poco striminzito. In definitiva possiamo asserire che il comparto grafico pur facendo il suo dovere è ben lontano da quelli che sono gli standard a cui ci ha abituato la potente macchina Microsoft.

L'aspetto che però irrita oltremodo è quello del gameplay. Per farla breve siamo di fronte ad uno dei titoli meno vari tra i picchiaduro a scorrimento, che a dir la verità in questo momento non è che fossero poi tanto presenti sul mercato. Il gioco infatti si riduce a una mera scazzottata a livelli, con le mani o con i nunchaku contro avversari dall'intelligenza artificiale ridicola entro aree ristrette, poco varie anch'esse, oltre che poco interattive. In ogni livello infatti dovrete affrontare un manipolo di tizi poco raccomandabili pronti a farvi le feste senza troppe cerimonie, fino ad arrivare al boss che dovrete sfidare in uno scontro uno contro uno in una particolare arena, pronto anch'egli a rimischiarvi le ossa.

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Il sistema di controllo, semplificato all'osso risalta questo generale pressappochismo, per un titolo che aveva le giuste premesse, rovinate però da un realizzazione approssimativa. Infatti, i tasti da utilizzare saranno sostanzialmente solo 4: il tasto A per i pugni, il tasto B per i calci, il tasto Y per le mosse speciali ed X per la parata. Chiudono il quadro i grilletti, che combinati ad altri tasti danno vita a nuove combinazioni, e il pulsante bianco, per le provocazioni. Quest'ultimo è un aspetto molto divertente, in quanto premendo il suddetto tasto potrete ammirare il vostro eroe che si improvviserà in divertenti provocazioni contro gli avversari: il problema sta solo nel fatto che se schiaccerete il sunnominato tasto al centro della mischia, verrete maciullati di botte.
Purtroppo per quanto i comandi siano semplificati, imparare a gestire al meglio in nostro alter ego virtuale sarà tutt'altro che semplice e intuitivo, complice un sistema di controllo inizialmente davvero ostico.

Girare per i vari quadri a prendere a botte i vari nemici di turno, non dona le stesse sensazioni che altri titoli invece sono in grado di offrire, vuoi perché l'azione di gioco alla fin fine è sempre troppo inframmezzata da punti morti o da lievi caricamenti fastidiosi, vuoi perché il sistema di combattimento è reso in maniera superficiale: buona la quantità di mosse fattibili ma pessimo il metodo con cui esse vengono realizzate, davvero ostico. Potrete fare davvero di tutto, dalle schivate, alle parate, alle proiezioni e ai contrattacchi e chi più ne ha più ne metta, ma il sistema di combattimento è mal reso: Bruce in un certo senso punterà automaticamente un avversario e i suoi colpi saranno indirizzati sempre verso lo stesso bersaglio. Certo, si può correre da un'altra parte oppure si può ricorrere al piccolo joystick di destra per sferrare pugni in altre direzioni, per esempio ai nemici alle spalle, ma il risultato finale è tutt'altro che buono, vuoi perché crea confusione, vuoi perché è davvero ostico e poco preciso.

Tirando le somme, questo gioco ispirato al grande Bruce Lee non mi ha convinto, né mi ha divertito né mi ha entusiasmato per via di alcune lacune strutturali evidenziate nel resto della recensione. Consigliato agli irriducibili, masochisti fan del grande Bruce.

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Bruce Lee: Quest of the Dragon

Bruce Lee Quest of the Dragon può essere tranquillamente annoverato tra i picchiaduro a scorrimento, genere che dalla sua attualmente non conta tantissimi esponenti, ma che di sicuro qualcosa di meglio ha da offrire. La realizzazione tecnica, se proprio si vuole essere clementi raggiunge un livello qualitativo poco più che sufficiente, e si potrebbe anche chiudere un occhio se il gameplay non fosse noioso, ripetitivo e il sistema di controllo non fosse così ostico: anzi, non ostico, ma poco preciso e difettoso. Oltre queste considerazioni va anche tenuto conto del lavoro profuso dai programmatori nel voler ricostruire delle ambientazioni in pieno stile anni 70, e nell'aver ricreato molto puntigliosamente lo stile delle arti marziali del jeet kune do, di cui Bruce era appunto il fondatore e maggior esponente (e vorrei vedere). Purtroppo però non è bastato.