Bujingai Swordmaster

di Tommaso Alisonno
Graficamente parlando, il gioco presenta due aspetti tra loro parecchio contrastanti. Da una parte abbiamo infatti splendidi modelli 3D, tanto dei protagonisti quanto dei mostri (persino il più comune demone deambulante armato di mannaia), curati fin nel minimo particolare ed animati con una grazia, una fluidità ed un frame rate veramente impressionante. Sempre dei modelli non possiamo fare a meno di citare la bellezza delle textures e tutti gli effetti di scia che lasciano le armi mentre volteggiano (in maniera a dir poco "scenosa"), considerandoli pertanto un lavoro più che gratificante della bravura dei maestri Manganka impegnati. Dall'altro lato, però, gli ambienti di gioco sono decisamente spogli, ripetitivi all'interno dello stesso livello, con textures non particolarmente pregevoli e molto spesso dispersivi: se questo può essere alla fin fine accettato nel livello della foresta di bambù, concepito sicuramente per trasmettere al giocatore l'impressione di aggirarsi in una sorta di labirinto, sicuramente non è altrettanto apprezzabile nelle città in rovina o nelle pagode dei demoni.


Per quanto riguarda il sonoro, siamo su livelli discreti: i doppiaggi in lingua Inglese sono molto buoni, sebbene Lau sia estremamente taciturno, così come tutti gli effetti sonori (i rumori delle spade che cozzano non sminuiscono la bellezza delle animazioni). Le musiche sono abbastanza carine, ma sono realizzate secondo una vecchia concezione "a livelli", cosicché non cambiano in funzione delle situazioni e risultano alla lunga decisamente ripetitive. Decisamente ripetitivo, d'altronde, è anche il gioco in se: fondamentalmente si tratta semplicemente di andare avanti di livello in livello (anche se è possibile ri-esplorare i livelli già superati) abbattendo tutti i mostri fino allo scontro col Boss, semplicemente affrontando salti sempre più articolati, un po' come in un novello Shinobi di un Catai futu-favolistico. È pur vero che il sistema di combattimento è accattivante, ma dopo i primi meravigliati stupori di fronte alle scie lasciate dalle spade durante i contrasti diventa anch'esso una routine, e contro i mostri più rognosi ci si limita a premere all'impazzata il tasto dell'attacco semplice tenendo sotto controllo le barre del Combat tanto per essere sicuri di fuggire in tempo qualora la nostra si stia esaurendo troppo. Immediato e divertente, certo, grazie anche all'ottima risposta del sistema di controllo durante i salti e le arrampicate sui muri, ma anche piuttosto piatto: la storia è raccontata a spizzichi e a mozzichi e si limita a raccontarci il passato senza spiegarci perché certe cose avvengono nel presente, e soprattutto non ci viene spiegato perché Lau si reca in determinati livelli.

La longevità, pertanto, è estremamente legata al vostro personale grado di innamoramento al sistema di gioco, ai combattimenti scenografici, alla bellezza dei personaggi ed in generale ad un gioco alla fin fine ben realizzato ma in sostanza dal concept piuttosto vecchio. Se siete incuriositi dategli un'occhiata, perché quella la vale di sicuro, ma prima di procedere all'acquisto provatelo a lungo, perché il fascino iniziale può risultare estremamente effimero.

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