Burnout
di
Redazione Gamesurf
DARE IN ESCANDESCENZE?
Se state cercando una giustificazione al titolo del gioco, é presto detta: compiendo quanto di più irrazionale, pericoloso e spettacolare ci sia, ovvero mantenendo uno stile di guida semplicemente pazzoide, una barra posta ai piedi dello schermo si riempe gradualmente, fino a permettere al giocatore di entrare in modalità Burnout. In questo momento, premendo il tasto R1, un velo di motion blur filtrerà l'immagine, spedendo la vettura controllata dal giocatore verso nuovi picchi di velocità. Spettacolare, peccato solamente che il criterio con cui il gioco lascia che la barra si riempa non pare sempre particolarmente comprensibile e coerente. Guidare contromano é il metodo migliore non solo per beccarsi una serie d'insulti degni del peggior Abatantuono-tassinaro d'annata, ma anche per far salire velocemente la suddetta barra. Se invece ci si ostina a volerla colmare con "semplici" sorpassi sulla propria corsia, in alcuni casi si ottiene quanto sperato, in altri, inspiegabilmente, non si ha nessun miglioramento
Le vetture disponibili nel gioco non sono, come avrete intuito vista la presenza massiccia di capitomboli, ufficiali, ma si rifanno ovviamente a modelli realmente esistenti e facilmente riconoscibili. Quindi oltre al classico pick-up americano troviamo anche un'emula della Dodge Viper e via andando, passando attraverso berline più o meno potenti ma sempre belle da vedere. E' anche vero, però, che la caratterizzazione delle quattroruote non appare particolarmente approfondita, peccato veniale tutto sommato scusabile in un titolo prettamente pensato per il mercato arcade
DAMON ALBARN SAREBBE CONTENTO
Tanti alti e alcuni bassi per quel che riguarda l'aspetto tecnico di Burnout. La situazione rispetto alla versione da noi provata al recente ECTS londinese non é cambiata di molto, confermando luci e ombre. Chiariamo subito: le luci splendono più di quanto non riescano ad oscurare le ombre. Intristiti dalla nostra vena poetica? Non siete i soli, ma procediamo... A fronte di una mole poligonale davvero esaltante, di scelte cromatiche praticamente prive di difetti e soprattutto di una fluidità e una sensazione di velocità quasi inedite, Burnout presenta anche degli evidenti problemi relativi alla risoluzione e alle texture. L'anti aliasing non é di casa da queste parti ed effetti di "scalettature" innondano il gioco come solo i primi titoli (parliamo di Ridge Racer V e Dead or Alive 2 o Street Fighter EX 3) PS2 riuscirono a fare. Le texture seguono la stessa sorte, coprendo in maniera solo sufficiente gli ottimi modelli poligonali. Fortunatamente il tutto é messo in secondo piano da degli scenari che, nella stragrande maggioranza dei casi, fanno davvero bene il loro lavoro, offrendo varietà e spettacolarità, con un pizzico di "maestosità" che non fa mai male. Insomma, la simil-New York del circuito Gridlock é davvero un gioiellino, così come il paesaggio rurale o le città europee che animano i primi tracciati... tutti sono semplicemente una gioia per gli occhi. Il tutto viene ovviamente messo ancora in maggior risalto dalla velocità spropositata con cui il tutto si muove e soprattutto dalla fluidità totale (rallentamenti neanche a pagarne) proposta da Burnout
Se state cercando una giustificazione al titolo del gioco, é presto detta: compiendo quanto di più irrazionale, pericoloso e spettacolare ci sia, ovvero mantenendo uno stile di guida semplicemente pazzoide, una barra posta ai piedi dello schermo si riempe gradualmente, fino a permettere al giocatore di entrare in modalità Burnout. In questo momento, premendo il tasto R1, un velo di motion blur filtrerà l'immagine, spedendo la vettura controllata dal giocatore verso nuovi picchi di velocità. Spettacolare, peccato solamente che il criterio con cui il gioco lascia che la barra si riempa non pare sempre particolarmente comprensibile e coerente. Guidare contromano é il metodo migliore non solo per beccarsi una serie d'insulti degni del peggior Abatantuono-tassinaro d'annata, ma anche per far salire velocemente la suddetta barra. Se invece ci si ostina a volerla colmare con "semplici" sorpassi sulla propria corsia, in alcuni casi si ottiene quanto sperato, in altri, inspiegabilmente, non si ha nessun miglioramento
Le vetture disponibili nel gioco non sono, come avrete intuito vista la presenza massiccia di capitomboli, ufficiali, ma si rifanno ovviamente a modelli realmente esistenti e facilmente riconoscibili. Quindi oltre al classico pick-up americano troviamo anche un'emula della Dodge Viper e via andando, passando attraverso berline più o meno potenti ma sempre belle da vedere. E' anche vero, però, che la caratterizzazione delle quattroruote non appare particolarmente approfondita, peccato veniale tutto sommato scusabile in un titolo prettamente pensato per il mercato arcade
DAMON ALBARN SAREBBE CONTENTO
Tanti alti e alcuni bassi per quel che riguarda l'aspetto tecnico di Burnout. La situazione rispetto alla versione da noi provata al recente ECTS londinese non é cambiata di molto, confermando luci e ombre. Chiariamo subito: le luci splendono più di quanto non riescano ad oscurare le ombre. Intristiti dalla nostra vena poetica? Non siete i soli, ma procediamo... A fronte di una mole poligonale davvero esaltante, di scelte cromatiche praticamente prive di difetti e soprattutto di una fluidità e una sensazione di velocità quasi inedite, Burnout presenta anche degli evidenti problemi relativi alla risoluzione e alle texture. L'anti aliasing non é di casa da queste parti ed effetti di "scalettature" innondano il gioco come solo i primi titoli (parliamo di Ridge Racer V e Dead or Alive 2 o Street Fighter EX 3) PS2 riuscirono a fare. Le texture seguono la stessa sorte, coprendo in maniera solo sufficiente gli ottimi modelli poligonali. Fortunatamente il tutto é messo in secondo piano da degli scenari che, nella stragrande maggioranza dei casi, fanno davvero bene il loro lavoro, offrendo varietà e spettacolarità, con un pizzico di "maestosità" che non fa mai male. Insomma, la simil-New York del circuito Gridlock é davvero un gioiellino, così come il paesaggio rurale o le città europee che animano i primi tracciati... tutti sono semplicemente una gioia per gli occhi. Il tutto viene ovviamente messo ancora in maggior risalto dalla velocità spropositata con cui il tutto si muove e soprattutto dalla fluidità totale (rallentamenti neanche a pagarne) proposta da Burnout
Burnout
7.5
Voto
Redazione
Burnout
Burnout è sicuramente un acquisto consigliato a tutti gli amanti dei giochi di guida arcade. Non aspettatevi esattamente un emulo di un classico Ridge Racer, dato che il titolo Criterion basa la sua struttura di gioco in particolare sul confronto con il traffico e i vari ostacoli, più che sulle capacità vere e proprie di guida del giocatore. Il lato tecnico del gioco unisce aspetti esaltanti (strutture di contorno, fluidità, sensazione di velocità, colori utilizzati) con altri meno convincenti (risoluzione, texture e motion blur discutibile), ma in generale la situazione è davvero più che rosea. Buona la varietà dei tracciati e il sistema di controllo, forse Burnout tende a stancare dopo qualche giornata di gioco di troppo e per questo andrebbe sicuramente provato prima dell'acquisto. Comunque un gioco degno del periodo in cui è stato pubblicato.