Call Of Duty 2
di
Alessandro 'Alenet' Cossu
UN CONFLITTO, TANTI EROI.
Il filone degli sparatutto a base di Seconda Guerra Mondiale si arricchisce di un nuovo, spettacolare capitolo; dopo i fasti del primo episodio, torna la "chiamata alle armi" ludica per antonomasia, l'epitome massima degli FPS ambientati in quel nefasto periodo della storia umana, che va dal 1941 al 1945. In questa sede, parte questa doverosa citazione, non spenderemo parole per rimembrare un titolo che, due anni esatti or sono, guadagno il favore di critica e pubblico, un favore pressoché unanime. No, oggi parleremo solo di Call Of Duty 2, nuova perla di Infinity Ward destinata a fare epoca come a suo tempo fece il mai sufficientemente apprezzato COD.
La Trinità dei videogames guerrafondai è, per definizione acquisita ora in contumacia, composta da Medal Of Honor, Brothers in Arms e, ovviamente, Call Of Duty. I tre pretendenti al trono di miglior sparatutto di guerra, dopo la prova del titolo patrocinato da Activision, devono necessariamente inchinarsi a quello che, allo stato attuale, è fuor di dubbio il vincitore della disfida. Ma procediamo con ordine, analizzando con dovizia un titolo pieno di intense meraviglie avviluppate dagli orrori di una guerra marchiata a fuoco nella memoria degli uomini.
In rispetto della tradizione, giocando a Call Of Duty 2 ci troveremo ad impersonare tre (più uno) eroici soldatini, in tre campagne distinte : dalla Russia con amore, nei panni del soldato Vasili Ivanovich Koslov, impegnato sul fronte russo dal '41 al '43, durante la lotta per la liberazione di Stalingrado e Mosca. Passeremo quindi al sergente John Davis, britannico di nascita e convinto sostenitore della Ottava Armata Inglese; nei panni mimetici di Davis, saremo chiamati a compiere una intensa operazione di repulisti dapprima in Egitto, quindi lungo le coste africane. Sarà inoltre possibile, sempre nella campagna britannica, impersonare il comandante David Welsh (nell'anno del signore 1943), alla guida di un Tank Crusader, per una campagna tanto breve quanto spettacolare. Ultimo, ma non ultimo, troviamo il caporale Bill Taylor, in un arco temporale che va dal '44 al '45, con l'assalto dei Rangers a Pointe du Hoc (Normandia); i destini del caporale Taylor e del sergente Davis si incroceranno su quelle sponde bagnate di sangue, a ridosso di una impenetrabile scogliera sotto il giogo nazista (nota cinematografica : visionare la pellicola "Il giorno più lungo" sarà di grande aiuto per capire la sezione temporale dove si svolgono i fatti narrati nel videogioco).
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In perfetto ordine cronologico, le tre campagne appena citate, partendo dalla Russia, ci faranno vivere i momenti chiave della WW2 (World War 2, Seconda Guerra Mondiale), in un crescendo di azione e coinvolgimento come nessun titolo, nemmeno il primo COD, ha mai saputo fare. Per dovere di cronaca, si ricorda che, al termine della terza missione nella Madre Russia, si sbloccherà automaticamente la Campagna Inglese, svincolando virtualmente il giocatore dal seguire la linea voluta dai programmatori. Questa scelta, gradevolissima, non è una opzione che ci sentiamo di consigliare, onde evitare di sminuire il grande lavoro svolto dagli sceneggiatori per dare un filo logico (e temporale) alle vicende narrate in COD2.
Il primo impatto con il gioco, visivamente parlando, lascia a dir poco esterrefatti. Se è vero, come è vero, che è impossibile non partire con un enorme carico di aspettative giocando al seguito di un titolo che, a modo suo, a saputo rivoluzionare gli FPS, Call Of Duty oltre va ben oltre le aspettative, bucando la retina con uno spettacolo degno dei migliori film bellici. Un taglio cinematografico, unito ad una azione a tratti compulsiva, fa del titolo prodotto da Infinity Ward un capolavoro sul fronte dell'immersività e del coinvolgimento. Ogni superficie è coperta da un sapiente uso delle più raffinate tecniche di Bump Mapping, senza contare l'adozione di una intensa dose di Specular Mapping che dona ad ogni oggetto un senso di "3D" visto in nessuno dei titoli affini; il tocco artistico dei programmatori ha fatto si che, se ad esempio stiamo ripulendo un edificio dalla presenza nazista, sarà difficilissimo vedere due oggetti simili in stanze vicine, così come sarà pressoché impossibile trovare due texture ripetute.
Ma il meglio di se, l'engine grafico sviluppato in casa, lo da negli spazi aperti, che costituiscono un buon ottantacinque per cento del gioco. L'effetto della pioggia sfiora il fotorealismo, così come sono degni di un quadro d'autore i panorami che si possono godere dall'alto. Palazzi che crollano in maniera convincente si sposano alla perfezione con ruderi e case che paiono autentiche come quelle che siamo abituati a vedere al cinema. Qualche piccola sbavatura, come il cielo immobile, rimane comunque presente, ma nulla che faccia gridare allo scandalo; le location all'aperto, inoltre, sono spesso enormi. Anche se, fondamentalmente, si tratta di ampie aree grosso modo "quadrate", con un punto di ingresso e uno di uscita, nulla vieta di esplorare tali ambienti con un buon grado di libertà. Se un nido di mitragliatrici porta il nostro nome su ogni pallottola che sputa, stiamo pur certi che esistono almeno una o due strade alternative per aggirare l'ostacolo. Senza contare che potremmo disporre anche delle granate fumogene, vera chicca di COD2, sulla quale i programmatori hanno speso moltissime ore di lavoro. L'effetto del fumo a patto di disporre di un buon computer e di attivare i relativi effetti come già fu nel primo COD, è degno di un Oscar alla realizzazione, assolutamente perfetta. Entrare nella nube di gas, creata ad arte per accecare il nemico, e trovarsi magari davanti ad un crucco nel pieno della bruma, è un autentico attentato alle coronarie, con gioia della nostra fame di emozioni! Manca invece, totalmente, un vero motore fisico:questo si traduce in alcuni svarioni talvolta inaspettati, in un titolo di questo livello. Ad esempio, ripararsi dietro una tavola di legno dall'esplosione di una granata, garantisce lo stesso, invalicabile livello di protezione di un muro di mattoni e cemento.
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Il filone degli sparatutto a base di Seconda Guerra Mondiale si arricchisce di un nuovo, spettacolare capitolo; dopo i fasti del primo episodio, torna la "chiamata alle armi" ludica per antonomasia, l'epitome massima degli FPS ambientati in quel nefasto periodo della storia umana, che va dal 1941 al 1945. In questa sede, parte questa doverosa citazione, non spenderemo parole per rimembrare un titolo che, due anni esatti or sono, guadagno il favore di critica e pubblico, un favore pressoché unanime. No, oggi parleremo solo di Call Of Duty 2, nuova perla di Infinity Ward destinata a fare epoca come a suo tempo fece il mai sufficientemente apprezzato COD.
La Trinità dei videogames guerrafondai è, per definizione acquisita ora in contumacia, composta da Medal Of Honor, Brothers in Arms e, ovviamente, Call Of Duty. I tre pretendenti al trono di miglior sparatutto di guerra, dopo la prova del titolo patrocinato da Activision, devono necessariamente inchinarsi a quello che, allo stato attuale, è fuor di dubbio il vincitore della disfida. Ma procediamo con ordine, analizzando con dovizia un titolo pieno di intense meraviglie avviluppate dagli orrori di una guerra marchiata a fuoco nella memoria degli uomini.
In rispetto della tradizione, giocando a Call Of Duty 2 ci troveremo ad impersonare tre (più uno) eroici soldatini, in tre campagne distinte : dalla Russia con amore, nei panni del soldato Vasili Ivanovich Koslov, impegnato sul fronte russo dal '41 al '43, durante la lotta per la liberazione di Stalingrado e Mosca. Passeremo quindi al sergente John Davis, britannico di nascita e convinto sostenitore della Ottava Armata Inglese; nei panni mimetici di Davis, saremo chiamati a compiere una intensa operazione di repulisti dapprima in Egitto, quindi lungo le coste africane. Sarà inoltre possibile, sempre nella campagna britannica, impersonare il comandante David Welsh (nell'anno del signore 1943), alla guida di un Tank Crusader, per una campagna tanto breve quanto spettacolare. Ultimo, ma non ultimo, troviamo il caporale Bill Taylor, in un arco temporale che va dal '44 al '45, con l'assalto dei Rangers a Pointe du Hoc (Normandia); i destini del caporale Taylor e del sergente Davis si incroceranno su quelle sponde bagnate di sangue, a ridosso di una impenetrabile scogliera sotto il giogo nazista (nota cinematografica : visionare la pellicola "Il giorno più lungo" sarà di grande aiuto per capire la sezione temporale dove si svolgono i fatti narrati nel videogioco).
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In perfetto ordine cronologico, le tre campagne appena citate, partendo dalla Russia, ci faranno vivere i momenti chiave della WW2 (World War 2, Seconda Guerra Mondiale), in un crescendo di azione e coinvolgimento come nessun titolo, nemmeno il primo COD, ha mai saputo fare. Per dovere di cronaca, si ricorda che, al termine della terza missione nella Madre Russia, si sbloccherà automaticamente la Campagna Inglese, svincolando virtualmente il giocatore dal seguire la linea voluta dai programmatori. Questa scelta, gradevolissima, non è una opzione che ci sentiamo di consigliare, onde evitare di sminuire il grande lavoro svolto dagli sceneggiatori per dare un filo logico (e temporale) alle vicende narrate in COD2.
Il primo impatto con il gioco, visivamente parlando, lascia a dir poco esterrefatti. Se è vero, come è vero, che è impossibile non partire con un enorme carico di aspettative giocando al seguito di un titolo che, a modo suo, a saputo rivoluzionare gli FPS, Call Of Duty oltre va ben oltre le aspettative, bucando la retina con uno spettacolo degno dei migliori film bellici. Un taglio cinematografico, unito ad una azione a tratti compulsiva, fa del titolo prodotto da Infinity Ward un capolavoro sul fronte dell'immersività e del coinvolgimento. Ogni superficie è coperta da un sapiente uso delle più raffinate tecniche di Bump Mapping, senza contare l'adozione di una intensa dose di Specular Mapping che dona ad ogni oggetto un senso di "3D" visto in nessuno dei titoli affini; il tocco artistico dei programmatori ha fatto si che, se ad esempio stiamo ripulendo un edificio dalla presenza nazista, sarà difficilissimo vedere due oggetti simili in stanze vicine, così come sarà pressoché impossibile trovare due texture ripetute.
Ma il meglio di se, l'engine grafico sviluppato in casa, lo da negli spazi aperti, che costituiscono un buon ottantacinque per cento del gioco. L'effetto della pioggia sfiora il fotorealismo, così come sono degni di un quadro d'autore i panorami che si possono godere dall'alto. Palazzi che crollano in maniera convincente si sposano alla perfezione con ruderi e case che paiono autentiche come quelle che siamo abituati a vedere al cinema. Qualche piccola sbavatura, come il cielo immobile, rimane comunque presente, ma nulla che faccia gridare allo scandalo; le location all'aperto, inoltre, sono spesso enormi. Anche se, fondamentalmente, si tratta di ampie aree grosso modo "quadrate", con un punto di ingresso e uno di uscita, nulla vieta di esplorare tali ambienti con un buon grado di libertà. Se un nido di mitragliatrici porta il nostro nome su ogni pallottola che sputa, stiamo pur certi che esistono almeno una o due strade alternative per aggirare l'ostacolo. Senza contare che potremmo disporre anche delle granate fumogene, vera chicca di COD2, sulla quale i programmatori hanno speso moltissime ore di lavoro. L'effetto del fumo a patto di disporre di un buon computer e di attivare i relativi effetti come già fu nel primo COD, è degno di un Oscar alla realizzazione, assolutamente perfetta. Entrare nella nube di gas, creata ad arte per accecare il nemico, e trovarsi magari davanti ad un crucco nel pieno della bruma, è un autentico attentato alle coronarie, con gioia della nostra fame di emozioni! Manca invece, totalmente, un vero motore fisico:questo si traduce in alcuni svarioni talvolta inaspettati, in un titolo di questo livello. Ad esempio, ripararsi dietro una tavola di legno dall'esplosione di una granata, garantisce lo stesso, invalicabile livello di protezione di un muro di mattoni e cemento.
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Call Of Duty 2
8.5
Voto
Redazione
Call Of Duty 2
Riuscire a condensare in poche righe le emozioni e le sensazioni di un titolo come Call Of Duty 2 è impresa ardua, nella quale non tentiamo neanche di cimentarci; consigliamo invece, e caldamente, di giocare a COD2, per vivere una esperienza ludica appagante, coinvolgente e appassionante come nessun altro titolo bellico ha mai saputo fare. Qualche lieve sbavatura, di fronte ad un piccolo capolavoro, si perdona facilmente...e il titolo Activision ha così tanto da offrire che non giocarci sarebbe un reato da Corte Marziale!