Call of Duty: Black Ops 4

di Luca Gambino

Cento giocatori per me posson bastare!

E veniamo al piatto forte di Black Ops IV, e vera novità dell’intero pacchetto. E’ ormai assodato che la modalità Battle Royale sia un richiamo irresistibile per il grande pubblico, capace non solo di coinvolgere giocatori già affermati in altre specialità, ma anche di richiamare un enorme pubblico di neofiti. Basta guardare l’incredibile successo di PUBG (e ancora prima di di H1Z1) e soprattutto di Fortnite per capire come la formula sia vincente e, soprattutto, sia una vera e propria gallina dalle uova d’oro, capace di portare milioni su milioni nelle casse di chi riesce ad azzeccare le giuste varianti (e di nuovo: Fortnite). Activision, che non è esattamente un ente benefico, ha deciso di scendere nell’arena di dire la propria, avendo in dote il re degli shooters online su console e una impareggiabile potenza di fuoco per la gestione tecnica di tutto l’ecosistema.

Blackout, così si chiama il Battle Royale, è la summa di tutto quello che è stato Black Ops nel corso dei quattro episodi rilasciati sul mercato. All’interno dell’immensa arena di gioco, che ora vede finalmente interagire 100 giocatori e non 88 come nella beta, potremo ritrovare scorci di mappe già viste nei tre episodi precedenti, in un mix di nostalgia e desiderio di sopravvivenza. Le regole del gioco sono quelle classiche e non contengono variazioni significative. Cento giocatori vengono paracadutati all’interno di un’isola enorme, con aree densamente cariche di edifici da esplorare, e quindi più appetibili dai giocatori e altre invece più scariche, ma relativamente tranquille. I giocatori, una volta atterrati, dovranno procurarsi tutto il necessario per sopravvivere e saranno costretti a esplorare il terreno circostante per trovare armi, protezioni e kit di sopravvivenza. Ogni tanto l’area di gioco inizierà a restringersi in cerchi concentrici sempre più stretti che spingeranno i giocatori a raggiungere l’area dello scontro finale dove verrà messo in scena l’ultimo duello e, di conseguenza, proclamato il vincitore.

E’ uno stile di gioco che, per sua natura, potrebbe vedervi vincitori eliminando un solo avversario, ma è forse questo l’aspetto più affascinante e vincente dell’offerta, perché vi costringerà ad avere un approccio altamente strategico al gioco. E se siete tra quelli che amano il gioco di squadra, sappiate che avrete la possibilità di condividere l’arena con altri tre compagni ed è inutile dire che l’affiatamento sarà un elemento fondamentale per mantenervi in vita. L’aspetto ovviamente più importante è che Blackout si giocherà con le stesse impostazioni di fisica e gunplay a cui si sono ormai abituati i fans di Call of Duty, per cui anche quelli che sono più a digiuno in termini di Battle Royale avranno comunque la possibilità di sentirsi come a casa, ben lontani dal legnoso gameplay di PUBG o dalle pretese “trasformiste” di Fortnite. E dal momento che il Battle Royale sta iniziando a ritagliarsi un posto importante anche nei tornei professionistici, Activision ha ben visto di farsi trovare pronta su questo versante, proponendo un sistema di gioco capace di sopravvivere alla consueta annualità di cui abbiamo parlato in apertura. Anche se il prossimo COD dovesse, per esempio, sondare i terreni di battaglia della prima guerra mondiale, Blackout potrebbe vivere in maniera indipendente come progetto a lungo termine.

L’arte della Guerra.

Tutti i titoli di Call of Duty partono da un dogma imprescindibile: devono arrivare a 60 frame al secondo. Non importa se il team di sviluppo dovrà tagliare texture e modelli poligonali, ma i giocatori dovranno avere la certezza di muoversi nell’arena di gioco con un frame rate costante e ragionevolmente alto. In questo senso Treyarch ha dimostrato di essere a proprio agio nell’arte del compromesso, perché Black Ops IV gira fedelmente a 60 frame (non granitici, puntualizziamo) riproducendo ambienti e personaggi ben costruiti con ottime animazioni e una buona dose di dettagli (che tanto i giocatori tendono a non notare nell’enfasi dell’azione). Possiamo quindi dire che pur non rivoluzionando la qualità media della saga, Black Ops IV si pone come ottimo esempio in termini di potenza creativa, arrivando a scalare la qualità complessiva unicamente su Black Ops, dove la contemporaneità di cento giocatori e una mappa oggettivamente enorme, ha costretto il team di sviluppo a giocare (leggermente) al ribasso. Deludente invece il versante audio, che presenta uno spettro di sonorità piuttosto piatto e indistinguibile, con la riproduzione degli effetti delle armi che tendono a somigliarsi in maniera preoccupante e con la diretta conseguenza di avere uno scenario di gioco più simile ad una pentola di popcorn che ad un campo di battaglia.

Come da tradizione Black Ops IV non si risparmia in rappresentazioni cruente delle scene di morte, per cui preparatevi ad assistere a smembramenti vari e ad aggirarvi per scenari carichi di frattaglie di avversari e compagni. Anche il linguaggio, specialmente nei livelli di addestramento, è particolarmente (e inutilmente) volgare, in linea forse con il clima “marziale” del gioco ma che risulta talmente forzato da sembrare involontariamente ridicolo. Ottima invece la possibilità, e qui si vede ancora una volta la ricerca di avere un gioco capace di essere analizzato a fondo anche in termini televisivi, di poter rivedere le proprie partite, con la capacità di poter osservare il tutto non solo dal proprio punto di vista, ma anche da quello di tutti i giocatori partecipanti. Non solo, saranno presenti anche dei primitivi, ma efficaci, tools di regia che potranno rallentare, evidenziare ed esaltare ogni uccisione, giocata spettacolare ed efficace comportamento tattico sul campo. Una regia nella regia che farà sicuramente la gioia dei commentatori tecnici dei grandi tornei che potranno lanciarsi in analisi tattiche dettagliate e spettacolari.

The Walking Dead

Se siete amanti della presenza della modalità zombie, presente ormai da dieci anni nei titoli della saga, troverete in Black Ops IV il vostro Valhalla. Treyarch ha infatti deciso di inserire ben tre diversi scenari, appartenenti a differenti epoche storiche, dove i giocatori saranno chiamati a respingere orde di non morti sempre più dense, tra perks e pozioni indispensabili per avere ragione di una quantità di avversari mai così agguerrita. Tra trovate sceniche d’eccezione, che ovviamente non vogliamo svelarvi e qualche limatura alle regole di base del genere, possiamo dire che Treyarch centra perfettamente il bersaglio, che sicuramente non vi farà cambiare idea su questa peculiare modalità, ma che rappresenta un appuntamento irrinunciabile per chi, al contrario, ha sempre apprezzato questo particolare bagno di sangue, soprattutto se giocato in compagnia di amici con cui coordinarsi e interagire.