Call of Duty: Black Ops 6, la recensione
Il nuovo videogioco
Quando lo scorso anno Activision volle spacciare Modern Warfare (qui la recensione) 3 come un “gioco completo” c’è da di dire che alla fine dei conti ci credevano solo loro forse (e non ci metterei comunque sulla mano sul fuoco). Troppe mancanze, troppe cose improvvisate e quella sensazione permanente che fosse solo un DLC fatto pagare come un gioco vero e proprio non ci ha mai lasciati. Per questo motivo siamo ancora convinti che questo nuovo capitolo della saga di Call of Duty chiamato “Black ops 6”, non potesse essere qualcosa che si accontentasse del compitino, ma una vera e propria rivincita che gridava vendetta dopo il mezzo disastro dello scorso anno. Siamo felici e sollevati di dirvi che le attese e le speranze non sono state minimante deluse! Partiamo con l’analisi e svisceriamo il luccicante titolo di Activision!
La campagna di Call of Duty: Black Ops 6
Iniziamo questo nostro sezionamento del game da uno dei punti più degni di nota a nostro parere: la campagna. Già, proprio quel segmento di gioco che molto spesso viene ignorato perché non reputato interessante o soddisfacente. È alquanto oggettivo che ormai l’anima di COD sia dedita in tutto e per tutto al multiplayer ma concedete una occasione a Frank Woods e Russell Adler, non rimarrete delusi! Sono proprio loro due i protagonisti della storia. Noi invece, saremo la personificazione di William “Case” Calderon, personaggio neonato con sviluppi interessanti durante tutto l’arco della campagna. Per gli aficionados diciamo subito che è meglio evitare di cercare collegamenti storici con l’ultimo Black Ops perché non ne troverete. In questo nuovo capitolo, i nemici non saranno i sovietici (e già questa è una cosa tutt’altro che scontata), ma una organizzazione chiamata Pantheon, la quale è riuscita a mettere le mani in pasta fino alle cariche più alte del governo a stelle e strisce e persino all’interno della CIA.
Una volta che il filone narrativo è stato delineato e, dopo aver completato la campagna, possiamo dirvi che la storia regge ed è ben strutturata, sebbene ci saremmo aspettati dei colpi di scena molto più incisivi e determinanti. Al fianco dei nostri beniamini verranno introdotti dei personaggi nuovi ma con carisma e ben agguerriti che ci daranno ausilio per sventare la minaccia in atto e salvare ancora una volta non solo la nostra pellaccia ma anche la sicurezza nazionale. Abbiamo apprezzato in particolar modo il nostro covo segreto. Quest’ultimo altro non è che un rifugio del KGB ormai caduto in disuso. Attraverso una missione e l’altra raccoglieremo soldi utili a migliorare la nostra base, in modo tale da potenziare le abilità del nostro alter ego ed essere sempre più letali quando il gioco si farà duro. Raven Software (team che ormai affianca Treyarch) ha implementato a dovere il concetto di Omnimovement anche all’interno del capitolo singleplayer. Aggiungiamoci anche una pratica ruota dove poter equipaggiare a nostro piacimento le armi ed i gadget che desidereremo. Senza fare spoiler, ma vi renderete ben presto conto che contro certi nemici non potrete andarci tanto per il sottile, ma avrete bisogno dell’artiglieria pesante.
Potreste quindi considera la campagna come un “banco di prova” prima di gettarvi a capofitto nel multiplayer. La campagna dura più o meno 8 ore le missioni da affrontare sono in totale 11. Ciò che abbiamo particolarmente gradito è la grande varietà di missioni e ambientazioni che abbiamo potuto gustare all’interno di questa nuova esperienza, il tutto contornato da immagini spesso stupefacenti e di una grafica assolutamente degna che esalta le fotografie da cartolina che questo COD ci ha riservato. Se il tutto è così degno di menzione lo si deve anche al lavoro profuso e agli sforzi per catturare, tramite motion capture, gli sguardi, le espressioni, le mimiche facciali dei nostri valorosi soldati. Probabilmente è anche per questo lato prettamente umano che possiamo dirvi che questi personaggi vi entreranno letteralmente dentro. Aggiungiamoci, infine, il doppiaggio in italiano che non guasta mai. Onestamente parlando, la campagna di questo Black Ops è una delle migliori in assoluto a nostro modesto parere. La profondità dei personaggi, la varietà delle missioni e delle ambientazioni accompagnate da un comparto grafico e fotografico davvero di livello fanno sì che una chance di essere giocata la si debba per forza dare!
Call of Duty: Black Ops 6, il multiplayer
Passiamo ora al cuore pulsante del nuovo gioco di Activision, ovvero il multiplayer. Possiamo dire senza indugi che l’obiettivo è stato assolutamente centrato. Ci sono ben sedici mappe su cui ci potremo sbizzarrire e divertire. Di queste sedici, sono addirittura 12 quelle riservate al classico 6vs6. Tra i classici deathmatch e partite ad obbiettivi l’unica novità è la versione Esecuzione, dove troviamo potenziamenti supplementari, accompagnati da una pellaccia molto più dura da eliminare per fare una kill. Le mappe sono davvero ben strutturate e le ambientazioni sono variegate e ricche di dettagli che saltano all’occhio.
Abbiamo certamente notato che alcune sono meglio congeniate di altre, soprattutto per le ridotte possibilità di appostamento da cui trarre vantaggio (maledetti camper)! Una cosa che abbiamo particolarmente apprezzato sono sia i ridottissimi tempi di respawn e ancor di più che quest’ultimi avvengano in punti decenti e consoni, cosa che durante la beta era evidente di come fosse molto più randomico il rientro. Spesso ci eravamo trovati a rinascere letteralmente davanti ad un nemico o in piena zona di avversaria, fortunatamente il problema è stato risolto, soprattutto su console a noi molto raramente è capitato un respawn errato. Ci teniamo a specificare che la versione da noi testata è quella però per PS5. Per PC i respawn rimangono abbastanza casuali e Activision sembra essere al corrente di questo problema.
Il gameplay non risente di particolari problemi, ma appare solido e strutturato, senza incertezze o cali di frame. Il livellamento delle armi è sicuramente più semplice e meno complesso rispetto ai capitoli precedenti, tuttavia sbloccare gli accessori e tutto l’occorrente per potenziare la nostra arma è diventato molto più lungo in meri termini temporali. Se da un lato questo è un problema dall’altro gioiamo per la gestione dell’armaiolo. In passato, nei precedenti capitoli, quando modificavamo i nostri accessori dovevamo essere accorti ad un perfetto bilanciamento, dove aggiungere qualcosa alla nostra arma portava evidenti bonus ma anche dei malus. Tutto ciò è stato eliminato.
Treyarch ha rimosso tantissime penalità, e vedremo in particolar modo che aggiungere un determinato accessorio non porterà nessun vantaggio, invece scegliendo quello giusto avremo solo benefici senza perdite. Se da un lato il team ha puntato molto sul tema bilanciamento delle armi, dove è abbastanza difficile da capire quale sarà il meta (soprattutto quando avverrà l’integrazione con Warzone), c’è comunque da dire che alcune armi sono oltremodo rotte e rovinano l’esperienza di gioco. Ciò è il caso in particolare della categoria fucili a pompa (e del suo leader, il marine Sp) dove specialmente le mappe moshpit diventano praticamente ingiocabili. Gli aficionados della serie Black Ops esulteranno, inoltre, per il ripristino dei prestigi, accessibili dopo aver completato l’ultimo livello base a livello 55.
Call of Duty: Black Ops 6, modalità zombie
L’ultimo punto che andremo ad analizzare è la modalità Zombie, che torna ad essere divertente, adrenalinica e con una dose di difficoltà davvero infame e punitiva, specie se non staremo al passo e moriremo più del dovuto, recuperare il terreno perso sarà impresa ardua e alquanto problematica. Le mappe in zombie sono due: Liberty Falls e Terminus. La prima è più piccola, più concentrata e quindi anche più asfissiante quando le cose si complicano e le orde diventano enormi. La seconda è più ampia e grande, con tante strade da percorrere che la rendono da un lato più dispersiva e dall’altro sarà necessario fare un gioco di squadra molto più strategico per poter sopravvivere. In comune, queste mappe hanno la struttura delle orde, che avanzano per livelli sia di numero che di difficoltà e sono stracolme dei cosiddetti easter egg.
Sarà fondamentale accumulare soldi, non solo per potenziare il livello delle nostre armi e delle nostre protezioni difensive, ma anche per avere munizioni e potenziamenti da campo, dove troveremo anche delle bubble gum che ci daranno vantaggi temporanei. Aggiungiamoci che le mappe zombie aumenteranno in futuro e noi davvero siamo entusiasti per una modalità che nel corso degli anni aveva perso davvero smalto, oltre che appeal, e che invece è tornata a mostrare i muscoli nel momento assolutamente più opportuno per la saga di COD. Un plauso finale va fatto a Treyarch per essersi prodigati in maniera ineccepibile sulle animazioni tecniche che contraddistinguono i nostri valorosi soldati. L’omnimovement, come abbiamo già detto durante la campagna, è senza dubbio la novità più godibile di questo COD e, sia a livello visivo che nel puro gesto tecnico, possiamo solo che inchinarci di fronte a così tanta precisione e caratterizzazione.
Recensione Call of Duty: Black Ops 6, conclusione
Dedichiamo una piccola postilla finale, nonché critica, al comparto sonoro di questo COD. Abbiamo lamentato ed invocato a gran voce un netto miglioramento delle qualità sonore della saga, dato che per noi era palesemente inconcepibile come un brand del genere potesse sottovalutare un aspetto talmente cruciale come quello dell’audio. Beh, possiamo dire che la situazione è migliorata senza dubbio, ma ci teniamo a specificare che il motivo è semplicemente perché era impossibile fare peggio. I passi dei nemici sono tornati a sentirsi, ma comunque ciò avviene solo in strettissima prossimità del nemico, quando ormai potrebbe essere già troppo tardi in poche parole. La nostra somma speranza è che l’integrazione su warzone avvenga nella maniera più indolore possibile da tutti i punti di vista, specialmente in ambito uditivo. Come ben sappiamo, warzone prenderà in toto tutto ciò che caratterizza questo Black Ops 6, motore di gioco e omnimovement ovviamente compreso.
Voto
Redazione
Call of Duty: Black Ops 6
Il lavoro fatto è enorme, e noi non possiamo che riconoscerne i meriti. Merito di tutto ciò va a Raven Software e Treyarch, i quali hanno dimostrato, lungo questa gestazione di ben quattro anni, che quando si ha possibilità di lavorare in maniera certosina e senza quella maledetta fretta che ormai caratterizza e affligge i giochi a noi contemporanei, il risultato non può che essere di pregevole fattura. La campagna è degna di essere giocata e ricordata nei tempi futuri, il multiplayer è divertente e ben strutturato, certo non privo di incertezze o piccoli difetti, ma che quantomeno non inficiano l’esperienza di gioco nel suo complesso. La modalità zombie è tornata davvero in grande spolvero, ridando valore ad uno dei marchi di fabbrica del brand COD. Possiamo dire, a mani basse e senza il dubbio di essere smentiti, che questo è uno dei migliori Call of Duty mai riusciti, nonché un capitolo che farà la storia e sarà la base per i futuri FPS. L’omnimovement sarà il capostipite dei prossimi giochi per realismo ed efficacia d’azione. Peccato solo per l’audio, migliorato senza dubbio, ma non quanto ci saremmo aspettati, avremmo avuto, in tal caso, un gioco che avrebbe rasentato la perfezione.