Call of Duty: Ghosts
di
Davide Ottagono
“Squadra che vince non si cambia”, diceva qualcuno. Può sembrare un po' triste iniziare una recensione con il solito abusatissimo proverbio, ma non esiste metodo migliore per descrivere la saga di Call of Duty. Quello di Activision é un cavallo vincente, ed é davvero impossibile non aver mai incrociato anche un solo capitolo della sua saga bellica, nel corso della propria carriera videoludica. Soprattutto con l'arrivo del primissimo Modern Warfare, ha ispirato un universo di sviluppatori e videogiocatori, riuscendosi a creare un filone di appassionati che definire “unico” sarebbe un eufemismo. Eppure, qualcosa si é perso. E non parliamo della strenua concorrenza di EA con il suo Battlefield, o dei mille cloni spuntati fuori come funghi dopo l'inarrivabile successo dell'idea di Infinity. Intendiamo proprio lo smalto che la serie ha perduto per strada, episodio dopo episodio, fino allo scioglimento del team originale e all'abbandono delle due menti principali, ora al lavoro sul progetto di Titanfall.
Come sicuramente saprete, vi abbiamo già offerto una recensione di Call of Duty: Ghosts poco tempo fa, ma questa é diversa. Ora abbiamo tra le mani quella versione next-gen che tanto aveva promesso di caricarsi delle novità venute a mancare in precedenza. Risultato? Prima di impelagarci in un discorso strettamente tecnico - che poi é sicuramente quello più interessante, parlando del primo approdo del franchise su PS4 e Xbox One - partiamo comunque da un presupposto. Tra vecchia e nuova generazione, proprio come previsto, non cambia assolutamente nulla. Per farla breve, ci siamo lasciati alle spalle un gioco stanco e trascinato e abbiamo ritrovato il medesimo gioco stanco e trascinato, solo con qualche effetto grafico in più. Ma andiamo con ordine.
Call of Duty: Ghosts narra della storia di due giovani fratelli che, a fronte di un attentato terroristico, si ritrovano catapultati in un mondo irriconoscibile e parzialmente raso al suolo. Una volta arruolati nell'esercito, si ritrovano gradualmente a scalare i vari step della piramide militare, fino a diventare dei veri e propri Fantasmi, il gruppo d'elite che abbiamo già conosciuto nei precedenti Modern Warfare. Nonostante la sceneggiatura mostri per la prima volta alcuni interessanti lati dei protagonisti, come quello prettamente umano, non possiamo far altro che bollare il tutto come sconclusionato, poco credibile e raccontato con fin troppa fretta. Call of Duty é sempre stato famoso per il suo voler calcare la mano sull'epicità, sulle sequenze scriptate e su tutte quelle sezioni che miravano a lasciare il giocatore a bocca aperta. Esplosioni, fughe rocambolesche, coreografici scontri corpo a corpo contro il cattivone di turno: tutto faceva brodo, e Ghosts non ha fatto altro che riproporre il tutto con un pizzico di pepe in più. Un po' troppo, forse. Sembra quasi che, in fase di progettazione, gli sviluppatori abbiano voluto riempire la campagna in singolo con qualunque idea venisse loro in mente, senza preoccuparsi di svilupparla al meglio o che fosse idonea a raccontare un certo tipo di storia.
Nel corso delle cinque-sei ore di trama ci si ritrova a saltare da un capo all'altro del mondo, in cielo, in terra, sott'acqua e addirittura nello spazio. Dieci minuti prima stiamo scappando da un terremoto, poi subito a galleggiare nello spazio profondo, poi ancora a fingerci sub provetti nelle profondità oceaniche o a fare parkour sui tetti di una metropoli. L'impasto ha il sapore di un miscuglio di generi e situazioni che più sconnesse non si potrebbe, con l'unico obiettivo di sorprendere l'acquirente con sequenze di “facile” impatto ma dallo spessore contestuale di una pozzanghera. L'impressione é che Infinity si sia messa lì al tavolino, abbia buttato giù le scene più spettacolari (e spesso inverosimili) che le passavano per la testa e le abbia scaricate nel gioco senza pensarci su due volte, creando un baraccone di set-pieces sì spettacolari, ma davvero fini a sé stessi e di nessuna utilità per il dipanamento dell'intreccio. Sembra quasi che questo Ghosts, ad un certo punto, diventi un po' una parodia di sé stesso, con missioni che iniziano con un tranquillo arrivo nella nuova zona e che finiscono con le più grandi ed “impreviste” esplosioni mai viste in un videogioco.
Squadra che vince non si cambia, dicevamo prima. Eppure, per quanto in Call of Duty urga il bisogno di una svecchiata, la software house continua a sembrare cieca di fronte a qualsivoglia consiglio, riproponendo quello che a conti fatti non sembra nient'altro che un “Modern Warfare 1.4”. Nel bene o nel male, il sistema di gioco - sempre palesemente arcade - é rimasto invariato, con un sistema di sparatorie sempre molto fluido e basato più sulla prontezza dei riflessi che sul vero e proprio dispiegamento tattico, arricchito spesso e volentieri da sequenze scriptate dalla piccola libertà decisionale. Riley, il compagno a quattro zampe che tanto fece parlare di sé all'annuncio del gioco, é forse l'unica, vera novità del titolo. Nelle fasi iniziale del gioco, infatti, potremo prendere il controllo di un letale pastore tedesco super-addestrato gentilmente fornito dall'esercito, così da poterlo mandare in avanscoperta per liberare capannoni dai nemici o lanciandolo in missioni stealth neanche fosse Solid Snake. Purtroppo, il tutto si limita ad una ventata d'aria fresca piuttosto relativa, visto come Riley venga congedato dal cast nel giro di massimo mezz'ora.
In linea di massima, non stiamo parlando di un titolo brutto. I titoli brutti sono ben altri, e fidatevi di noi che ne abbiamo provati davvero tanti. Al contrario, Ghosts - seppur con sporchi stratagemmi - risulta essere un passatempo veloce, piacevole e mai noioso. Certo, manca di un senso alla base, ma spesso abbiamo preferito spegnere il cervello e lanciarci nel suo ottovolante di emozioni senza farci troppe domande. Ha qualche buon personaggio, alcune interessanti intuizioni di trama, un paio di scene indimenticabili e il suo modo di fare volutamente grezzo che sicuramente non mancherà di appassionare tutti i giocatori dall'occhio meno critico.
Tolto il dente single-player, é arrivato il momento di parlare del multigiocatore, quella che di certo é la modalità principale in un titolo che ha basato tutto il suo successo sulle sanguinose sparatorie in rete. Anche qui c'é davvero poco da segnalare, soprattutto se parliamo di novità. Il ritmo di gioco é sempre elevato e senza pietà, con armi capaci di mandarci al creatore con una manciata di colpi ben assestati e tempi di respawn praticamente inesistenti. Rispolverate anche le killstreak e i perks - croce e delizia della saga - che ancora una volta promettono di aggiungere quel tocco di personalizzazione al proprio avatar che di certo non guasta. Preferiamo non dilungarci nuovamente in discorsi sullo sbilanciamento dato da alcuni poteri, dalle armi o da una scelta delle zone di rinascita non sempre felicissima, perché sicuramente già sapete di cosa stiamo parlando. Opzioni e numero di modalità, invece, risultano essere complete sia sotto l'aspetto qualitativo che della gestione. Come sempre, c'é davvero tanto in cui perdersi, e il divertimento (grazie anche ad un paio di nuove tipologie di match) é assicurato per molto, molto tempo.
Graficamente, il tutto viene affossato dalla natura multi-piattaforma del titolo. PS4 e Xbox One vantano motori sotto al cofano non indifferenti, con Ryse e Killzone che l'hanno già ampiamente dimostrato, quindi Ghosts non ha davvero alcuna scusante. La base é palesemente quella della scorsa generazione, la vera differenza sta in rinnovati effetti di luce, un aliasing sensibilmente meno marcato ed un numero di effetti particellari più ricco. Poligonalmente, e soprattutto a livello di animazioni, mostra però il fianco agli anni che scorrono ormai senza pietà. Questo motore richiede a gran voce una svecchiata. L'impatto generale, coadiuvato anche dai 60 fotogrammi per secondo (anche se non sempre stabili), non é comunque assolutamente da buttare. Alcune ambientazioni riescono anche a sfondare la quarta dimensione del nostro monitor con colori vibranti e realizzazione sorprendenti; come non citare, ad esempio, la sequenza nella foresta o la nuotata tra le barriere coralline? Il problema, però, resta sempre lo stesso. Per quanto Ghosts possa vantare effetti ed una pulizia inimmaginabili sulle precedenti console, la base é pur sempre quella vecchia, e da qui non si scappa. un po' come pescare una vecchia a random dalla strada, darla in mano ai migliori truccatori e sperare che vinca Miss Italia. Per quanto possano essere stati bravi i truccatori, sempre una vecchietta rimane.
Come sicuramente saprete, vi abbiamo già offerto una recensione di Call of Duty: Ghosts poco tempo fa, ma questa é diversa. Ora abbiamo tra le mani quella versione next-gen che tanto aveva promesso di caricarsi delle novità venute a mancare in precedenza. Risultato? Prima di impelagarci in un discorso strettamente tecnico - che poi é sicuramente quello più interessante, parlando del primo approdo del franchise su PS4 e Xbox One - partiamo comunque da un presupposto. Tra vecchia e nuova generazione, proprio come previsto, non cambia assolutamente nulla. Per farla breve, ci siamo lasciati alle spalle un gioco stanco e trascinato e abbiamo ritrovato il medesimo gioco stanco e trascinato, solo con qualche effetto grafico in più. Ma andiamo con ordine.
Call of Duty: Ghosts narra della storia di due giovani fratelli che, a fronte di un attentato terroristico, si ritrovano catapultati in un mondo irriconoscibile e parzialmente raso al suolo. Una volta arruolati nell'esercito, si ritrovano gradualmente a scalare i vari step della piramide militare, fino a diventare dei veri e propri Fantasmi, il gruppo d'elite che abbiamo già conosciuto nei precedenti Modern Warfare. Nonostante la sceneggiatura mostri per la prima volta alcuni interessanti lati dei protagonisti, come quello prettamente umano, non possiamo far altro che bollare il tutto come sconclusionato, poco credibile e raccontato con fin troppa fretta. Call of Duty é sempre stato famoso per il suo voler calcare la mano sull'epicità, sulle sequenze scriptate e su tutte quelle sezioni che miravano a lasciare il giocatore a bocca aperta. Esplosioni, fughe rocambolesche, coreografici scontri corpo a corpo contro il cattivone di turno: tutto faceva brodo, e Ghosts non ha fatto altro che riproporre il tutto con un pizzico di pepe in più. Un po' troppo, forse. Sembra quasi che, in fase di progettazione, gli sviluppatori abbiano voluto riempire la campagna in singolo con qualunque idea venisse loro in mente, senza preoccuparsi di svilupparla al meglio o che fosse idonea a raccontare un certo tipo di storia.
Nel corso delle cinque-sei ore di trama ci si ritrova a saltare da un capo all'altro del mondo, in cielo, in terra, sott'acqua e addirittura nello spazio. Dieci minuti prima stiamo scappando da un terremoto, poi subito a galleggiare nello spazio profondo, poi ancora a fingerci sub provetti nelle profondità oceaniche o a fare parkour sui tetti di una metropoli. L'impasto ha il sapore di un miscuglio di generi e situazioni che più sconnesse non si potrebbe, con l'unico obiettivo di sorprendere l'acquirente con sequenze di “facile” impatto ma dallo spessore contestuale di una pozzanghera. L'impressione é che Infinity si sia messa lì al tavolino, abbia buttato giù le scene più spettacolari (e spesso inverosimili) che le passavano per la testa e le abbia scaricate nel gioco senza pensarci su due volte, creando un baraccone di set-pieces sì spettacolari, ma davvero fini a sé stessi e di nessuna utilità per il dipanamento dell'intreccio. Sembra quasi che questo Ghosts, ad un certo punto, diventi un po' una parodia di sé stesso, con missioni che iniziano con un tranquillo arrivo nella nuova zona e che finiscono con le più grandi ed “impreviste” esplosioni mai viste in un videogioco.
Squadra che vince non si cambia, dicevamo prima. Eppure, per quanto in Call of Duty urga il bisogno di una svecchiata, la software house continua a sembrare cieca di fronte a qualsivoglia consiglio, riproponendo quello che a conti fatti non sembra nient'altro che un “Modern Warfare 1.4”. Nel bene o nel male, il sistema di gioco - sempre palesemente arcade - é rimasto invariato, con un sistema di sparatorie sempre molto fluido e basato più sulla prontezza dei riflessi che sul vero e proprio dispiegamento tattico, arricchito spesso e volentieri da sequenze scriptate dalla piccola libertà decisionale. Riley, il compagno a quattro zampe che tanto fece parlare di sé all'annuncio del gioco, é forse l'unica, vera novità del titolo. Nelle fasi iniziale del gioco, infatti, potremo prendere il controllo di un letale pastore tedesco super-addestrato gentilmente fornito dall'esercito, così da poterlo mandare in avanscoperta per liberare capannoni dai nemici o lanciandolo in missioni stealth neanche fosse Solid Snake. Purtroppo, il tutto si limita ad una ventata d'aria fresca piuttosto relativa, visto come Riley venga congedato dal cast nel giro di massimo mezz'ora.
In linea di massima, non stiamo parlando di un titolo brutto. I titoli brutti sono ben altri, e fidatevi di noi che ne abbiamo provati davvero tanti. Al contrario, Ghosts - seppur con sporchi stratagemmi - risulta essere un passatempo veloce, piacevole e mai noioso. Certo, manca di un senso alla base, ma spesso abbiamo preferito spegnere il cervello e lanciarci nel suo ottovolante di emozioni senza farci troppe domande. Ha qualche buon personaggio, alcune interessanti intuizioni di trama, un paio di scene indimenticabili e il suo modo di fare volutamente grezzo che sicuramente non mancherà di appassionare tutti i giocatori dall'occhio meno critico.
Tolto il dente single-player, é arrivato il momento di parlare del multigiocatore, quella che di certo é la modalità principale in un titolo che ha basato tutto il suo successo sulle sanguinose sparatorie in rete. Anche qui c'é davvero poco da segnalare, soprattutto se parliamo di novità. Il ritmo di gioco é sempre elevato e senza pietà, con armi capaci di mandarci al creatore con una manciata di colpi ben assestati e tempi di respawn praticamente inesistenti. Rispolverate anche le killstreak e i perks - croce e delizia della saga - che ancora una volta promettono di aggiungere quel tocco di personalizzazione al proprio avatar che di certo non guasta. Preferiamo non dilungarci nuovamente in discorsi sullo sbilanciamento dato da alcuni poteri, dalle armi o da una scelta delle zone di rinascita non sempre felicissima, perché sicuramente già sapete di cosa stiamo parlando. Opzioni e numero di modalità, invece, risultano essere complete sia sotto l'aspetto qualitativo che della gestione. Come sempre, c'é davvero tanto in cui perdersi, e il divertimento (grazie anche ad un paio di nuove tipologie di match) é assicurato per molto, molto tempo.
Graficamente, il tutto viene affossato dalla natura multi-piattaforma del titolo. PS4 e Xbox One vantano motori sotto al cofano non indifferenti, con Ryse e Killzone che l'hanno già ampiamente dimostrato, quindi Ghosts non ha davvero alcuna scusante. La base é palesemente quella della scorsa generazione, la vera differenza sta in rinnovati effetti di luce, un aliasing sensibilmente meno marcato ed un numero di effetti particellari più ricco. Poligonalmente, e soprattutto a livello di animazioni, mostra però il fianco agli anni che scorrono ormai senza pietà. Questo motore richiede a gran voce una svecchiata. L'impatto generale, coadiuvato anche dai 60 fotogrammi per secondo (anche se non sempre stabili), non é comunque assolutamente da buttare. Alcune ambientazioni riescono anche a sfondare la quarta dimensione del nostro monitor con colori vibranti e realizzazione sorprendenti; come non citare, ad esempio, la sequenza nella foresta o la nuotata tra le barriere coralline? Il problema, però, resta sempre lo stesso. Per quanto Ghosts possa vantare effetti ed una pulizia inimmaginabili sulle precedenti console, la base é pur sempre quella vecchia, e da qui non si scappa. un po' come pescare una vecchia a random dalla strada, darla in mano ai migliori truccatori e sperare che vinca Miss Italia. Per quanto possano essere stati bravi i truccatori, sempre una vecchietta rimane.
Call of Duty: Ghosts
7
Voto
Redazione
Call of Duty: Ghosts
Call of Duty: Ghosts mostra palesemente il fianco ad anni che, per lui, sembrano passare anche troppo in fretta. Il gioco in sé, sia nella componente single-player che in quella strettamente multigiocatore, non é malvagio, ma troppo volentieri finisce per riciclare quanto già offerto in passato, ma con modi sempre meno efficaci. La saga ha bisogno di una svecchiata, di ripartire da zero con idee, motore e stili nuovi, e questo é indubbio. Anche perché, continuando così, non sappiamo per quanto ancora possa resistere in cima alle classifiche di chi, questa saga, l'ha fatta arrivare così in alto. Soprattutto quando la diretta concorrenza, esclusi alcuni errori di percorso, sembra evolversi sempre più.