Call of Duty: World at War
di
Marco Modugno
Squadra che vince non si cambia. Deve trattarsi di una massima valida anche quando si parla di videogiochi, dal momento che, nonostante lo scettro dello sviluppo sia di nuovo passato dalle mani del team Infinity Ward a quello Treyarch (cosa che aveva provocato più di un briciolo d'ansia in parecchi appassionati), l'eccellenza grafica e l'ottimo gameplay che avevano caratterizzato il predecessore Modern Warfare sbarcano intatti, e anzi ottimizzati in questo nuovo capitolo intitolato evocativamente World at War.
Lo scenario, piaccia o no a chi aveva applaudito (come me) la ventata di novità portata dal precedente capitolo che aveva finalmente abbandonato le spiagge normanne e le foreste delle Ardenne per mandare i nostri alter ego a sporcarsi la mimetica con le sabbie del deserto arabico o con l'erba umida della steppa del Caucaso, é di nuovo quello della Seconda Guerra Mondiale.
Da una parte saremo chiamati ad indossare la tenuta da combattimento verde oliva di un marine degli Stati Uniti impegnato, ecco la novità, nella campagna del Pacifico contro l'esercito imperiale giapponese. Dall'altra vestiremo i panni color bruno di un fante della Terza Armata d'Assalto dell'esercito sovietico, percorrendo le sanguinose fasi della riscossa russa dalle rovine di Stalingrado a quelle di Berlino.
Al di là della scelta delle ambientazioni, tra le quali fanno capolino alcune piacevoli “chicche” come la Battaglia delle alture di Seelow (conosciute anche come le “porte di Berlino”) nel corso della quale un milione di soldati sovietici -inclusi 78mila volontari polacchi- si scontrarono contro l'indefessa resistenza di centomila soldati tedeschi della Nona Armata che tennero il fronte senza rinforzi e in rapporto di forze sfavorevolissimo per quattro lunghi giorni, o lo sbarco sull'atollo di Peleliu nelle isole Marianne (meno conosciuto delle arcinote operazioni a Guadalcanal, Bataan o Iwo Jima), tanto di cappello va reso agli sviluppatori capaci di rendere perfettamente l'idea di come si combattesse sul fronte orientale europeo e su quello del Pacifico, caratterizzando il gameplay con gli elementi tipici di ciascuno. Ecco allora perfettamente resa la sanguinosa guerra casa per casa delle battaglie di Stalingrado e Berlino, combattuta da cecchini e assaltatori, tra un agguato e una carica a colpi di granate e bombe molotov. O gli scontri tra T-34 e Panther nelle pianure sulla linea dell'Oder-Neisse alle porte dell'ultima ridotta tedesca (sì, stavolta potrete combattere sui veicoli, come in COD 3!). Ma anche le tattiche dei soldati del Tenno, pronti ad appostarsi sulle palme o in buche del terreno, oppure a fingersi morti per poi balzarci addosso con i loro fucili Arisaka corredati di baionette affilate, pronti a sbudellarci. Oppure trincerati in bunker di tronchi e terra compressa irti di mitragliatrici pesanti, al punto di costringerci ad invocare l'intervento delle batterie lanciarazzi della flotta d'appoggio (dotate di un'improbabile precisione millimetrica che nemmeno le moderne bombe a guida laser...) per risolvere le questioni più intricate. La classe da sempre sfoggiata dal franchise nel regalarci momenti di epica bellica ineguagliabile non ha perso affatto lo smalto e forse l'ambientazione storica, più di quella contemporanea che si finisce per percepire quasi reale alla luce dei TG che vediamo ogni giorno, é in grado di aumentare il livello di cinematograficità della trama narrata. Almeno per quelli che, come me, da piccoli guardavano assieme a papà il sergente di ferro John Wayne dare l'assalto al deserto di fuoco di Iwo Jima, o Erroll Flynn scorrazzare per la giungla di Burma. Peccato qualche scivolone, come i bombardieri quadrimotori tedeschi visti in un filmato (in realtà la Luftwaffe basava la sua componente da bombardamento su bimotori e il quadrimotore tedesco più diffuso, il Focke-Wulf 200 Kondor, era destinato al pattugliamento marittimo a lungo raggio).
La grafica, in ogni caso, si attesta agli stessi livelli di eccellenza del precedente capitolo, dando spesso l'impressione di guardare un documentario, piuttosto che delle texture artificiali, specie se siamo dotati di un monitor HD all'altezza della situazione. Il comparto tecnico, infatti, si presenta al pubblico di Natale a testa alta, godendo nel caso della versione PS3 dell'assenza di un competitor d'eccellenza come Gears of War 2, esclusiva Xbox 360.
Lo scenario, piaccia o no a chi aveva applaudito (come me) la ventata di novità portata dal precedente capitolo che aveva finalmente abbandonato le spiagge normanne e le foreste delle Ardenne per mandare i nostri alter ego a sporcarsi la mimetica con le sabbie del deserto arabico o con l'erba umida della steppa del Caucaso, é di nuovo quello della Seconda Guerra Mondiale.
Da una parte saremo chiamati ad indossare la tenuta da combattimento verde oliva di un marine degli Stati Uniti impegnato, ecco la novità, nella campagna del Pacifico contro l'esercito imperiale giapponese. Dall'altra vestiremo i panni color bruno di un fante della Terza Armata d'Assalto dell'esercito sovietico, percorrendo le sanguinose fasi della riscossa russa dalle rovine di Stalingrado a quelle di Berlino.
Al di là della scelta delle ambientazioni, tra le quali fanno capolino alcune piacevoli “chicche” come la Battaglia delle alture di Seelow (conosciute anche come le “porte di Berlino”) nel corso della quale un milione di soldati sovietici -inclusi 78mila volontari polacchi- si scontrarono contro l'indefessa resistenza di centomila soldati tedeschi della Nona Armata che tennero il fronte senza rinforzi e in rapporto di forze sfavorevolissimo per quattro lunghi giorni, o lo sbarco sull'atollo di Peleliu nelle isole Marianne (meno conosciuto delle arcinote operazioni a Guadalcanal, Bataan o Iwo Jima), tanto di cappello va reso agli sviluppatori capaci di rendere perfettamente l'idea di come si combattesse sul fronte orientale europeo e su quello del Pacifico, caratterizzando il gameplay con gli elementi tipici di ciascuno. Ecco allora perfettamente resa la sanguinosa guerra casa per casa delle battaglie di Stalingrado e Berlino, combattuta da cecchini e assaltatori, tra un agguato e una carica a colpi di granate e bombe molotov. O gli scontri tra T-34 e Panther nelle pianure sulla linea dell'Oder-Neisse alle porte dell'ultima ridotta tedesca (sì, stavolta potrete combattere sui veicoli, come in COD 3!). Ma anche le tattiche dei soldati del Tenno, pronti ad appostarsi sulle palme o in buche del terreno, oppure a fingersi morti per poi balzarci addosso con i loro fucili Arisaka corredati di baionette affilate, pronti a sbudellarci. Oppure trincerati in bunker di tronchi e terra compressa irti di mitragliatrici pesanti, al punto di costringerci ad invocare l'intervento delle batterie lanciarazzi della flotta d'appoggio (dotate di un'improbabile precisione millimetrica che nemmeno le moderne bombe a guida laser...) per risolvere le questioni più intricate. La classe da sempre sfoggiata dal franchise nel regalarci momenti di epica bellica ineguagliabile non ha perso affatto lo smalto e forse l'ambientazione storica, più di quella contemporanea che si finisce per percepire quasi reale alla luce dei TG che vediamo ogni giorno, é in grado di aumentare il livello di cinematograficità della trama narrata. Almeno per quelli che, come me, da piccoli guardavano assieme a papà il sergente di ferro John Wayne dare l'assalto al deserto di fuoco di Iwo Jima, o Erroll Flynn scorrazzare per la giungla di Burma. Peccato qualche scivolone, come i bombardieri quadrimotori tedeschi visti in un filmato (in realtà la Luftwaffe basava la sua componente da bombardamento su bimotori e il quadrimotore tedesco più diffuso, il Focke-Wulf 200 Kondor, era destinato al pattugliamento marittimo a lungo raggio).
La grafica, in ogni caso, si attesta agli stessi livelli di eccellenza del precedente capitolo, dando spesso l'impressione di guardare un documentario, piuttosto che delle texture artificiali, specie se siamo dotati di un monitor HD all'altezza della situazione. Il comparto tecnico, infatti, si presenta al pubblico di Natale a testa alta, godendo nel caso della versione PS3 dell'assenza di un competitor d'eccellenza come Gears of War 2, esclusiva Xbox 360.
Call of Duty: World at War
8.5
Voto
Redazione
Call of Duty: World at War
Giocone. Ecco la prima parola che mi viene in mente pensando a COD: WAW. E pensare che ne ho appena finito un altro che risponde al nome di Gears of War 2. Parliamo però di un'esclusiva Xbox 360, in quel caso, e quindi, prima di andare fuori tema, é bene fugare tutte le perplessità sull'effetto “minestra riscaldata” e dire che sì, il nuovo capitolo di COD somiglia, perlomeno nel gameplay (specie in multiplayer), al precedente. Ma che no, non per questo merita di essere guardato con sufficienza. Si tratta comunque, come nel caso del predecessore, di vero e proprio stato dell'arte dell'FPS, come di meglio non potrete trovare in giro. Corredato di novità sufficienti a convincervi a provarlo e di fedeltà allo schema tecnico e di gioco già visto tali da costituire una garanzia di qualità, in tempi dove la fregatura mascherata sotto la patina lucente di un bel motore grafico senz'anima é sempre in agguato.