Call of Juarez: Bound in Blood
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Si ritorna al selvaggio West. Ancora una volta. Non che le sortite siano state molteplici, ma dato che manca un illustre esponente della categoria, Techland, dopo l'imperfetto Call of Juarez, a due anni di distanza ci riprova con un seguito che possa dire la sua anche a chi non é nato con stivaloni, pistola e cappello da Cowboy. Che abbia le idee chiare sul da farsi risulta palese anche solo dando un occhiata a un'iconografia western perfettamente rispettata grazie ad ambientazioni a tema (miniere, villaggi abbandonati, deserti, ), intensi duelli con pistolettate, nemici che cadono dal balcone quando colpiti,quindi andiamo a vedere se finalmente avremoun western degno di Sergio Leone.
Narrativamente parlando, Bound in Blood si presenta come un prequel di Call of Juarez, fps uscito nel 2007 e balzato agli occhi di molti più per l'ambientazione atipica che non per le evidenti qualità. Techland ci riprova, raccontando stavolta le tutt'altro che eroiche gesta dei fratelli Ray e Thomas McCall, in un'America devastata dalla guerra civile e dalla pistolettata o fucilata facile. Come per il primo capitolo, anche stavolta ci troveremo ad utilizzare alternativamente due personaggi, ciascuno con le proprie caratteristiche e abilità. Il primo se la cava bene nelle mischie e mostra una potenza maggiore rispetto all'altro (vanta maggiore resistenza ai colpi avversari, possibilità di utilizzare doppie pistole, esplosivi e via dicendo), che dal canto suo dalla lunga distanza se la cava decisamente meglio (e mostra una maggiore agilità). Per quanto i livelli potranno essere affrontati col personaggio da noi scelto (tranne alcune eccezioni), é inutile dire che le vicende del gameplay cambieranno a seconda di chi impersoneremo. Inoltre, il McCall da noi snobbato non sarà relegato in panchina ma prenderà parte al gioco aiutandoci attivamente, compiendo un proprio percorso che spesso e volentieri si incrocerà al nostro.
É in questo frangente, nella scelta dei due personaggi, che Bound in Blood vorrebbe scindere il proprio gameplay in due meccaniche distinte: da un lato vorrebbe dimostrarsi un fps devoto all'azione, dall'altro mostrare venature stealth in grado di ravvivare il copione. Purtroppo, é bene dirlo, sia che si impersoni Ray o Thomas, l'avventura sarà praticamente sempre e solo votata all'azione, intervallata da scontri a fuoco contro avversari dall'intelligenza artificiale ahinoi mediocre, duelli con pistola contro i boss di turno, combattimenti su larga scala. Se il fatto che la componente stealth sia a malapena abbozzata si può passar sopra (così come su sezioni a cavallo o su diligenza insapori), non però su nemici che non mostrano la benché minima strategia e saranno solamente capaci di puntarci la pistola addosso e premere il grilletto, spesso dandosi a comportamenti psicotici e insensati. Decisamente meglio si comporta il nostro compare virtuale, che riuscirà a darci un aiuto concreto per superare le missioni.
É comunque lampante che sarà l'azione viscerale e ignorante a farla da padrone. Ci sarà un percorso obbligatorio da seguire, svariati nemici dislocati in ogni dove, le nostre pistole a farli fuori o le varie armi che potremo raccattare dallo scenario per aumentare la potenza di fuoco o sopperire alla mancanza di munizioni. Saranno presenti varie tipologie di pistole, fucili, fucili di precisione, ordini esplosivi e quant'altro. Tra le feature salienti é da citare il Concentration Mode. A conti fatti altro non é che il pluriabusato bullet time, slow motion o nomenclatura che più vi aggrada: una volta caricata l'apposita barra (previa uccisione di un bel manipolo di nemici) il tempo rallenterà e guadagneremo un discreto margine di vantaggio rispetto agli ostili, puntandone più d'uno alla volta e mandandoli dove meritano di stare grazie a quintali di piombo una volta che il tempo ricomincerà a scorrere normalmente. Sono previsti ancora una volta i duelli, migliorati rispetto al passato e resi più articolati. Ora dovrete essere veloci a tirare fuori il ferro, mirare il nemico e sparargli addosso tutti i sei proiettili del caricatore. I duelli con pistola erano già presenti nello scorso capitolo, e sono anche qui riproposti come sessioni a sé stanti. La telecamera si posizionerà alle nostre spalle, noi dovremo prendere in mano la pistola e celermente far fuori l'avversario scaricandogli addosso tutte le munizioni: precisione, destrezza e velocità saranno imprescindibili per far fuori il nostro nemico.
Graficamente parlando, il lavoro svolto é certamente lodevole. L'interpretazione dello stile western rivela un'ottima caratterizzazione sia per le ambientazioni che i personaggi principali e di contorno. Le locazioni risultano varie, curate e spaziano dalle classiche cittadine costruite col legno fino ai villaggi messicani. I nemici mostrano inoltre un'ottima modellazione poligonale, vantano animazioni più che discrete e nulla gli può essere imputato nemmeno dal punto di vista del character design. Le texture risultano sempre all'altezza e gli effetti speciali si sprecano. Qualche problema di tearing e alcune cadute di stile non inficiano il risultato finale che si attesta su livelli alti. Ed anche il sonoro non é da meno, partendo da una colonna sonora sempre a tema e finendo con effetti più che discreti. Purtroppo il doppiaggio (in lingua italiana), come spesso accade, non é il punto forte della produzione.
Sono pochi ma significativi i difetti che ci impediscono di esprimerci nei confronti di Call of Juarez: Bound in Blood in termini più entusiasti. Non si spiega, oggi, anno domini 2009, l'avvicendarsi di due personaggi con cui affrontare lo modalità in singolo e l'assenza della modalità co-op. Non si sopporta invece, affiancato ad un gameplay altrimenti vario e mai noioso, un'intelligenza artificiale dei nemici da far venire il latte alle ginocchia, o ancora una campagna in singolo troppo veloce da portare a termine. É possibile portare a termine l'avventura in dieci ore (scarse), ma fortunatamente viene in aiuto una modalità multiplayer corposa (fino a un massimo di dodici giocatori), con svariate modalità (cinque in tutto) ed un totale di otto mappe, nonché un codice online che non soffre di particolari problematiche. É da citare la presenza di varie classi, ognuna con le sue peculiarità, che potranno essere sbloccate aumentando il proprio punteggio. Oltre ai classici deathmatch, o modalità ad obiettivi, merita menzione quella dove un giocatore, nei panni del ricercato, dovrà rimanere per più tempo vivo prima che i restanti giocatori lo mandino al creatore.
Narrativamente parlando, Bound in Blood si presenta come un prequel di Call of Juarez, fps uscito nel 2007 e balzato agli occhi di molti più per l'ambientazione atipica che non per le evidenti qualità. Techland ci riprova, raccontando stavolta le tutt'altro che eroiche gesta dei fratelli Ray e Thomas McCall, in un'America devastata dalla guerra civile e dalla pistolettata o fucilata facile. Come per il primo capitolo, anche stavolta ci troveremo ad utilizzare alternativamente due personaggi, ciascuno con le proprie caratteristiche e abilità. Il primo se la cava bene nelle mischie e mostra una potenza maggiore rispetto all'altro (vanta maggiore resistenza ai colpi avversari, possibilità di utilizzare doppie pistole, esplosivi e via dicendo), che dal canto suo dalla lunga distanza se la cava decisamente meglio (e mostra una maggiore agilità). Per quanto i livelli potranno essere affrontati col personaggio da noi scelto (tranne alcune eccezioni), é inutile dire che le vicende del gameplay cambieranno a seconda di chi impersoneremo. Inoltre, il McCall da noi snobbato non sarà relegato in panchina ma prenderà parte al gioco aiutandoci attivamente, compiendo un proprio percorso che spesso e volentieri si incrocerà al nostro.
É in questo frangente, nella scelta dei due personaggi, che Bound in Blood vorrebbe scindere il proprio gameplay in due meccaniche distinte: da un lato vorrebbe dimostrarsi un fps devoto all'azione, dall'altro mostrare venature stealth in grado di ravvivare il copione. Purtroppo, é bene dirlo, sia che si impersoni Ray o Thomas, l'avventura sarà praticamente sempre e solo votata all'azione, intervallata da scontri a fuoco contro avversari dall'intelligenza artificiale ahinoi mediocre, duelli con pistola contro i boss di turno, combattimenti su larga scala. Se il fatto che la componente stealth sia a malapena abbozzata si può passar sopra (così come su sezioni a cavallo o su diligenza insapori), non però su nemici che non mostrano la benché minima strategia e saranno solamente capaci di puntarci la pistola addosso e premere il grilletto, spesso dandosi a comportamenti psicotici e insensati. Decisamente meglio si comporta il nostro compare virtuale, che riuscirà a darci un aiuto concreto per superare le missioni.
É comunque lampante che sarà l'azione viscerale e ignorante a farla da padrone. Ci sarà un percorso obbligatorio da seguire, svariati nemici dislocati in ogni dove, le nostre pistole a farli fuori o le varie armi che potremo raccattare dallo scenario per aumentare la potenza di fuoco o sopperire alla mancanza di munizioni. Saranno presenti varie tipologie di pistole, fucili, fucili di precisione, ordini esplosivi e quant'altro. Tra le feature salienti é da citare il Concentration Mode. A conti fatti altro non é che il pluriabusato bullet time, slow motion o nomenclatura che più vi aggrada: una volta caricata l'apposita barra (previa uccisione di un bel manipolo di nemici) il tempo rallenterà e guadagneremo un discreto margine di vantaggio rispetto agli ostili, puntandone più d'uno alla volta e mandandoli dove meritano di stare grazie a quintali di piombo una volta che il tempo ricomincerà a scorrere normalmente. Sono previsti ancora una volta i duelli, migliorati rispetto al passato e resi più articolati. Ora dovrete essere veloci a tirare fuori il ferro, mirare il nemico e sparargli addosso tutti i sei proiettili del caricatore. I duelli con pistola erano già presenti nello scorso capitolo, e sono anche qui riproposti come sessioni a sé stanti. La telecamera si posizionerà alle nostre spalle, noi dovremo prendere in mano la pistola e celermente far fuori l'avversario scaricandogli addosso tutte le munizioni: precisione, destrezza e velocità saranno imprescindibili per far fuori il nostro nemico.
Graficamente parlando, il lavoro svolto é certamente lodevole. L'interpretazione dello stile western rivela un'ottima caratterizzazione sia per le ambientazioni che i personaggi principali e di contorno. Le locazioni risultano varie, curate e spaziano dalle classiche cittadine costruite col legno fino ai villaggi messicani. I nemici mostrano inoltre un'ottima modellazione poligonale, vantano animazioni più che discrete e nulla gli può essere imputato nemmeno dal punto di vista del character design. Le texture risultano sempre all'altezza e gli effetti speciali si sprecano. Qualche problema di tearing e alcune cadute di stile non inficiano il risultato finale che si attesta su livelli alti. Ed anche il sonoro non é da meno, partendo da una colonna sonora sempre a tema e finendo con effetti più che discreti. Purtroppo il doppiaggio (in lingua italiana), come spesso accade, non é il punto forte della produzione.
Sono pochi ma significativi i difetti che ci impediscono di esprimerci nei confronti di Call of Juarez: Bound in Blood in termini più entusiasti. Non si spiega, oggi, anno domini 2009, l'avvicendarsi di due personaggi con cui affrontare lo modalità in singolo e l'assenza della modalità co-op. Non si sopporta invece, affiancato ad un gameplay altrimenti vario e mai noioso, un'intelligenza artificiale dei nemici da far venire il latte alle ginocchia, o ancora una campagna in singolo troppo veloce da portare a termine. É possibile portare a termine l'avventura in dieci ore (scarse), ma fortunatamente viene in aiuto una modalità multiplayer corposa (fino a un massimo di dodici giocatori), con svariate modalità (cinque in tutto) ed un totale di otto mappe, nonché un codice online che non soffre di particolari problematiche. É da citare la presenza di varie classi, ognuna con le sue peculiarità, che potranno essere sbloccate aumentando il proprio punteggio. Oltre ai classici deathmatch, o modalità ad obiettivi, merita menzione quella dove un giocatore, nei panni del ricercato, dovrà rimanere per più tempo vivo prima che i restanti giocatori lo mandino al creatore.