Call of Juarez
di
Pietro Puddu
Ah, il selvaggio west, l'età antica di nobili ideali, la terra accogliente popolata dai gentiluomini e dalle donne raffinate di una nascente società ideale... non ditemi che ci siete cascati. La realtà delle terre di confine americane del XIX secolo, stando a quanto ci dice la storia (o meglio ancora, a quanto ci impongono i film) doveva essere un vero inferno, un posticino in cui se non si usciva dal bordello devastati dalla sifilide si veniva falciati per futili motivi dalle pallottole del primo forestiero arrivato, un posticino in cui l'unico, miracolato vecchietto di ciascun villaggio parlava inevitabilmente come un deficiente, un posticino in cui le pompe funebri mandavano avanti da sole l'economia: praticamente l'ambientazione ideale per un FPS.
Ironia della sorte, gli FPS a tema western fin'ora realizzati si contano sulle dita di una mano monca: Call of Juarez arriva a porre una pezza sulla grave mancanza, scaraventando il giocatore nel caldo opprimente e nel puzzo della polvere da sparo.
Sistemati gli speroni e calcato il cappello sulla testa, si parte all'avventura nei panni di Billy the Candle, giovane cowboy che dopo un periodo di assenza decide di tornare a Hope, sua città natale, consapevole di rischiare d'imbattersi in alcune vecchie conoscenze poco amichevoli... ma la sorte gli riserva una sorpresa ancor più brutta, mettendolo di fronte all'atroce omicidio dell'amata madre e dell'odiato patrigno. Come se la situazione non fosse già abbastanza tragica, entra in scena il Reverendo Rey, prete del villaggio nonché zio acquisito di Billy e secondo protagonista giocabile, deciso a far la pelle al nipote dopo averlo scambiato per l'esecutore del massacro. Che conclusioni si possono trarre da un simile incipit? Che evidentemente anche a quei tempi i rapporti tra familiari erano governati dalla massima "parenti serpenti", che chi predica bene razzola male ma soprattutto che il gameplay di Call of Juarez propone l'uso alternato di due personaggi distinti ed in competizione tra loro.
Se da un lato il vecchio Pastore manifesta una notevole abilità nell'uso delle sue antiche rivoltelle, spianandosi la strada attraverso sezioni di gioco dall'alto tasso d'azione, Billy predilige un approccio piu ragionato, di tipo stealth; inutile dire che gli sviluppatori, dovendo impostare due dinamiche di gioco decisamente differenti, abbiano trovato difficoltà nell'approfondire entrambe in maniera adeguata.
Le sparatorie, per quanto dinamiche e furiose, non riescono a dare il giusto senso di fisicità, violenza ed appagamento, a causa dell'effetto combinato di un impatto poco convincente delle pallottole, di un sistema di puntamento fin troppo ballerino e di controlli macchinosi sopratutto in fase di ricarica; il fuoco delle due pistole (una per mano) è affidato ai pulsanti destro\sinistro del mouse, il cui uso indipendente può risultare inizialmente poco intuitivo.
Molto interessante invece la possibilità di passare ad una modalità di sparo veloce, utile negli scontri uno contro uno, e la peculiare abilità chiamata "concentrazione": durante un rallentamento in slow motion dell'azione, accompagnato dalla comparsa ai lati dello schermo di due mirini che si muovono automaticamente verso il centro dell'immagine, il compito del giocatore è quello di far fuoco con il giusto tempismo verso i nemici di volta in volta inquadrati. Peccato che la procedura d'attivazione della suddetta modalità appaia scomoda, ma forse si tratta di una precisa scelta di design atta a scoraggiarne l'abuso.
Le sezioni stealth, affiancate a vari momenti di action/platforming, prevedono un minor numero di azioni da assimilare, e per questo risultano piu semplici e ragionate. Accovacciandosi sarà possibile attraversare aree ricolme di NPC avversari senza farsi scoprire, spostandosi di albero in albero, magari mimetizzandosi dentro qualche cespuglio (l'eventualità del rumore da "rametto spezzato" non è contemplata nel mondo di COJ) oppure creando diversivi (il vecchio trucco d'infastidire i cavalli per distogliere l'attenzione delle "guardie" funziona sempre). Nei panni di Billy avremo inoltre a disposizione una frusta, utilizzabile sia come arma che come fune per oltrepassare precipizi e affrontare dislivelli considerevoli. Purtroppo potrà capitare di dover ripetere le operazioni più acrobatiche non poche volte, complice una rilevazione delle collisioni tra piedi e suolo non proprio impeccabile; inoltre, le fasi guardinghe finiscono col diventare noiose, risultando sovente lunghe ed insistite oltre il necessario.
Passando al versante estetico, la cura nella realizzazione delle ambientazioni è davvero notevole, se si chiude un occhio sulla ridondanza con la quale alcune scenografie vengono riproposte. Durante l'attraversamento di scenari spettacolari, il giocatore noterà subito una certa, gradita somiglianza con la vegetazione ed i rilievi di Oblivion, dai quali i grafici di Techland potrebbero aver tratto ispirazione; in COJ prevale la presenza di tonalità cromatiche secche e bruciate, che donano al paesaggio una realistica atmosfera arsa dal sole contrastante con la rappresentazione fiabesca dell'action\rpg dei Bethesda. Nella resa dei centri urbani colpisce l'impegno degli sviluppatori nel ricercare la verosimiglianza storica: tra rivoltelle arruginite, carri da traino, strade polverose, palazzi a due piani in legno logoro e costumi dei personaggi, si respira per davvero la tradizione degli Spaghetti Western di Sergio Leone.
A compensare un'animazione perlopiù rigida e ripetitiva (capiterà di cogliere tutti gli NPC su schermo atteggiati nella medesima "standing pose"), i modelli esibiscono un buon conteggio poligonale, riscontrabile in particolar modo nei volti, privi di quell'effetto di plasticosità presente in altri titoli a causa di un uso inappropriato degli shaders. La notevole distanza all'orizzonte, gli effetti particellari e l'uso massiccio dell' HDR bloom appagano i sensi fino in fondo, ma scoraggiano il videogiocatore dotato di hardware poco performante, mettendo a dura prova anche configurazioni di buon livello; il motore grafico è pesantuccio, per usare un eufemismo, e può capitare di incorrere in un frame-rate troppo basso rispetto al dettaglio su schermo. Non mancano i tocchi di classe e l'implementazione di dinamiche originali, come la realizzazione di fiamme in grado di propagarsi per il fondale e l'utilizzo di secchi d'acqua per sedare gli incendi. Ultimo appunto riguardo le fasi di loading, a volte così lunghe da misurarsi in minuti più che in secondi; per ingannare l'attesa è stato ben pensato di inserire dei monologhi narrativi doppiati, ma basti pensare che la recitazione s'interromperà sempre e comunque ben prima che la barra di caricamento riesca a colmarsi per intero.
Ironia della sorte, gli FPS a tema western fin'ora realizzati si contano sulle dita di una mano monca: Call of Juarez arriva a porre una pezza sulla grave mancanza, scaraventando il giocatore nel caldo opprimente e nel puzzo della polvere da sparo.
Sistemati gli speroni e calcato il cappello sulla testa, si parte all'avventura nei panni di Billy the Candle, giovane cowboy che dopo un periodo di assenza decide di tornare a Hope, sua città natale, consapevole di rischiare d'imbattersi in alcune vecchie conoscenze poco amichevoli... ma la sorte gli riserva una sorpresa ancor più brutta, mettendolo di fronte all'atroce omicidio dell'amata madre e dell'odiato patrigno. Come se la situazione non fosse già abbastanza tragica, entra in scena il Reverendo Rey, prete del villaggio nonché zio acquisito di Billy e secondo protagonista giocabile, deciso a far la pelle al nipote dopo averlo scambiato per l'esecutore del massacro. Che conclusioni si possono trarre da un simile incipit? Che evidentemente anche a quei tempi i rapporti tra familiari erano governati dalla massima "parenti serpenti", che chi predica bene razzola male ma soprattutto che il gameplay di Call of Juarez propone l'uso alternato di due personaggi distinti ed in competizione tra loro.
Se da un lato il vecchio Pastore manifesta una notevole abilità nell'uso delle sue antiche rivoltelle, spianandosi la strada attraverso sezioni di gioco dall'alto tasso d'azione, Billy predilige un approccio piu ragionato, di tipo stealth; inutile dire che gli sviluppatori, dovendo impostare due dinamiche di gioco decisamente differenti, abbiano trovato difficoltà nell'approfondire entrambe in maniera adeguata.
Le sparatorie, per quanto dinamiche e furiose, non riescono a dare il giusto senso di fisicità, violenza ed appagamento, a causa dell'effetto combinato di un impatto poco convincente delle pallottole, di un sistema di puntamento fin troppo ballerino e di controlli macchinosi sopratutto in fase di ricarica; il fuoco delle due pistole (una per mano) è affidato ai pulsanti destro\sinistro del mouse, il cui uso indipendente può risultare inizialmente poco intuitivo.
Molto interessante invece la possibilità di passare ad una modalità di sparo veloce, utile negli scontri uno contro uno, e la peculiare abilità chiamata "concentrazione": durante un rallentamento in slow motion dell'azione, accompagnato dalla comparsa ai lati dello schermo di due mirini che si muovono automaticamente verso il centro dell'immagine, il compito del giocatore è quello di far fuoco con il giusto tempismo verso i nemici di volta in volta inquadrati. Peccato che la procedura d'attivazione della suddetta modalità appaia scomoda, ma forse si tratta di una precisa scelta di design atta a scoraggiarne l'abuso.
Le sezioni stealth, affiancate a vari momenti di action/platforming, prevedono un minor numero di azioni da assimilare, e per questo risultano piu semplici e ragionate. Accovacciandosi sarà possibile attraversare aree ricolme di NPC avversari senza farsi scoprire, spostandosi di albero in albero, magari mimetizzandosi dentro qualche cespuglio (l'eventualità del rumore da "rametto spezzato" non è contemplata nel mondo di COJ) oppure creando diversivi (il vecchio trucco d'infastidire i cavalli per distogliere l'attenzione delle "guardie" funziona sempre). Nei panni di Billy avremo inoltre a disposizione una frusta, utilizzabile sia come arma che come fune per oltrepassare precipizi e affrontare dislivelli considerevoli. Purtroppo potrà capitare di dover ripetere le operazioni più acrobatiche non poche volte, complice una rilevazione delle collisioni tra piedi e suolo non proprio impeccabile; inoltre, le fasi guardinghe finiscono col diventare noiose, risultando sovente lunghe ed insistite oltre il necessario.
Passando al versante estetico, la cura nella realizzazione delle ambientazioni è davvero notevole, se si chiude un occhio sulla ridondanza con la quale alcune scenografie vengono riproposte. Durante l'attraversamento di scenari spettacolari, il giocatore noterà subito una certa, gradita somiglianza con la vegetazione ed i rilievi di Oblivion, dai quali i grafici di Techland potrebbero aver tratto ispirazione; in COJ prevale la presenza di tonalità cromatiche secche e bruciate, che donano al paesaggio una realistica atmosfera arsa dal sole contrastante con la rappresentazione fiabesca dell'action\rpg dei Bethesda. Nella resa dei centri urbani colpisce l'impegno degli sviluppatori nel ricercare la verosimiglianza storica: tra rivoltelle arruginite, carri da traino, strade polverose, palazzi a due piani in legno logoro e costumi dei personaggi, si respira per davvero la tradizione degli Spaghetti Western di Sergio Leone.
A compensare un'animazione perlopiù rigida e ripetitiva (capiterà di cogliere tutti gli NPC su schermo atteggiati nella medesima "standing pose"), i modelli esibiscono un buon conteggio poligonale, riscontrabile in particolar modo nei volti, privi di quell'effetto di plasticosità presente in altri titoli a causa di un uso inappropriato degli shaders. La notevole distanza all'orizzonte, gli effetti particellari e l'uso massiccio dell' HDR bloom appagano i sensi fino in fondo, ma scoraggiano il videogiocatore dotato di hardware poco performante, mettendo a dura prova anche configurazioni di buon livello; il motore grafico è pesantuccio, per usare un eufemismo, e può capitare di incorrere in un frame-rate troppo basso rispetto al dettaglio su schermo. Non mancano i tocchi di classe e l'implementazione di dinamiche originali, come la realizzazione di fiamme in grado di propagarsi per il fondale e l'utilizzo di secchi d'acqua per sedare gli incendi. Ultimo appunto riguardo le fasi di loading, a volte così lunghe da misurarsi in minuti più che in secondi; per ingannare l'attesa è stato ben pensato di inserire dei monologhi narrativi doppiati, ma basti pensare che la recitazione s'interromperà sempre e comunque ben prima che la barra di caricamento riesca a colmarsi per intero.
Call of Juarez
7.5
Voto
Redazione
Call of Juarez
Call of Juarez si presenta con il biglietto da visita di colossal videoludico, ma tende a perdere qualche colpo proprio come un vecchio revolver. L'estetica a dir poco sontuosa, l'ambientazione evocativa e la varietà assicurata dalla doppia dinamica di gioco sono fattori ridimensionati da un gameplay non sempre all'altezza delle potenzialità: il feeling con le armi da fuoco non è dei più seducenti, le sparatorie mancano della fisicità d'impatto del first person shooter di razza, le sezioni stealth insistono a oltranza sulle medesime meccaniche rischiando di venire a noia. A prescindere dai limiti del progetto, si è di fronte al miglior western videloudico degli ultimi anni, il che non è affatto poco.