Chaos Galaxy, come il romanzo dei tre regni, in space – Recensione Switch
La recensione del primo capitolo dello strategico a turni di Han Zhiyu, al debutto su Nintendo Switch
Tanto tempo fa, in una galassia con palesi crisi d'identità...
La prima sorpresa arriva subito nella schermata di apertura: il tema del menu principale (che capeggia tra l’altro nel trailer) è magnifico. L’intera colonna sonora è piena di brani di rilievo, ma la melodia che accoglie il giocatore ha una marcia in più; obbligatorio ascoltarla almeno una volta prima di fare qualunque altra cosa.
La seconda salta fuori nel tutorial: credevamo che Chaos Galaxy fosse un SRPG in stile Super Robot Wars (ma questa è colpa del sottoscritto, a cui si chiude la vena quando si parla di robottoni NdR), e invece quello che abbiamo tra le mani è uno strategico 4X. Ciò significa che non dovremo solo allestire e guidare il nostro esercito in battaglia, ma anche difendere ed espandere il nostro personalissimo impero galattico, accumulare e distribuire risorse, intrattenere rapporti con le altre fazioni e decidere come muovere in relazione all'andamento della guerra (in stile Total War, Romance of the Three Kingdoms, o Endless Space, se vogliamo restare in ambito interstellare).
Il titolo propone un’esperienza singleplayer con ben 12 fazioni tra cui scegliere, tra imperiali, pirati, mercenari, mercanti, assassini, cultisti ed altro ancora, ognuna delle quali vanta una propria narrativa, cultura, approcci e obiettivi in-game, unità e tecnologie esclusive. Il “tavolo di gioco” è disposto sempre nella medesima configurazione, con i vari gruppi controllati dall’IA che agiranno in base alle alleanze predefinite; spetta al giocatore plasmare il corso degli eventi, con la possibilità di prendere parte a una vasta gamma di sviluppi a seconda del suo comportamento e delle sue affiliazioni, tra colpi di stato, ribellioni e riti apocalittici.
Era scritto che facessi una pausa, non che buttassi l'intero weekend
La sequenza introduttiva è un po' verbosa, con una lunga esposizione in stile Star Wars sui trascorsi dell’universo e della fazione selezionata, ma torna utile per farsi un’idea del contesto (e si può saltare nelle future sessioni). Il tutorial è piuttosto esaustivo sul fronte manageriale, aiutando a prendere confidenza sin da subito con l’interfaccia e le tante azioni che si possono eseguire durante il proprio turno, ma glissa su parecchi aspetti quando si vira sui combattimenti.
Questi si svolgono come un classico SRPG a turni con visuale isometrica e animazioni in stile Advance Wars o Fire Emblem, con la possibilità di chiamare in rinforzo i battaglioni alleati vicini sulla mappa principale, ma si perde interesse a prendervi parte non appena ci si rende conto che il nemico sappia sempre e comunque dove ci troviamo, in barba a nebbia di guerra e navi occultate, e i lanci di dado per determinare il successo degli attacchi siano generalmente a nostro sfavore.
Non aiuta la lentezza congenita dovuta ai controlli inadatti al ruolo (ci arriveremo a breve), ma si può sempre delegare gli scontri ai comandanti e intascare le ricompense (o raccogliere i pezzi). Il rendimento medio è peggiore rispetto ad un nostro intervento diretto, però gli esiti ci sono sembrati perlopiù bilanciati in relazione alle forze schierate in campo, e si risparmia un sacco di tempo. Un vero peccato, ci sono centinaia di unità dai design e dalle funzionalità più disparati, non poterle sfruttare appieno è uno spreco.
Tolto questo (non trascurabile) neo, la formula di gioco è scorrevole e molto coinvolgente, nonché rischiosa se si tende a sviluppare dipendenza da questo tipo di esperienze. Nelle pause si riprende una partita a caso con l’intento di fare un paio di turni, giusto per amministrare quei pianeti rimasti indietro con la ripresa economica; poi si dichiara guerra al vicino impiccione, si conquistano un paio di settori strategici per agevolarsi nelle rotte commerciali, si fa amicizia con la fazione dall’altra parte della galassia e la si convince ad aiutarci per stringere a tenaglia i rivoltosi nel mezzo, giusto in tempo per finire la ricerca di quei nuovi cannoni per le corazzate e – oh cacchio è passata mezza giornata.
Lo sapevo, sono circondato da *giocatori PC*
I singoli match possono durare dozzine di ore, e l’IA si comporta piuttosto bene, tranne alcuni pattern prevedibili e l’abitudine a rifornirsi più di quanto le sue finanze gli consentirebbero, rendendo le sessioni piacevoli e interessanti. Tutto molto bello, non fosse che il ritmo venga affossato da un sistema di controllo mal ottimizzato per l’hardware su cui gira. L’intera infrastruttura è stata concepita per essere usufruita tramite mouse e tastiera, tra liste da correre e pulsanti da cliccare, e non si è fatto granché per adattarla ad un pad tradizionale.
Il cursore libero è rimasto, da trascinare mestamente con l’analogico lungo lo schermo e senza possibilità di aumentarne la sensibilità, ci sono poche “hotkeys” per accedere rapidamente a menu, voci e unità, e quelle presenti sono stranamente inconsistenti, con la situazione che si fa via via più gravosa con l’aumentare di truppe e pianeti da gestire, sia sulla mappa principale che durante gli scontri.
In modalità portatile il touch screen della console offre qualche sollievo, ma le icone sono troppo piccole, anche ricorrendo a uno stilo. Per far funzionare appieno l’interfaccia servirebbe un restauro completo, magari ispirandosi proprio alle saghe a cui il titolo fa riferimento; ne varrebbe la pena.