Chase The Express
di
Per il resto poco sembra distinguerlo dal titolo Sega: ci sono scontri a fuoco e a mani nude con i terroristi, i classici intermezzi animati, perfino il protagonista, l'agente Jack Morton, che sembra la copia spiccicata di quel Bruno Dillinger (Bruce Willis era indaffarato) che picchiava a destra e a manca nel secondo episodio di Dynamite Deka. E forse potrebbe anche funzionare, se si dimenticasse che questo gioco é un action-adventure, in altre parole, un titolo che dovrebbe avere molto più spessore narrativo di un arcade
QUANDO LA GRAFICA GENERA DOLORE
Chase the Express comincia bene, con un filmato in raytracing ben sceneggiato dove la complessa riproduzione della struttura ossea e dei tessuti dei volti umani fa raggiungere un nuovo livello di realismo alla computer grafica. Purtroppo questo filmato non é che il classico specchietto per le allodole, che prova a stordire il giocatore con effetti speciali per poi lasciarlo se non altro dubbioso su ciò che vedrà in seguito. In effetti il passaggio dalla grafica precalcolata ai poligoni in real-time é più scioccante di quanto si potesse ipotizzare. Nella storia degli action-adventure abbiamo osservato ogni tipo di soluzione grafica, dalla visuale isometrica "liscia" del primo Resident Evil, ai filmati MPEG in sottofondo di Fear Effect fino alle renderizzazioni ultradettagliate di Parasite Eve 2, ma dovevamo ancora assistere a una scelta come quella operata dalla Sony, che ha deciso di ambientare Chase the Express in locali 3D ricoperti da texture per rendere mobile l'inquadratura, senza tenere conto dei limiti della PlayStation
Grazie a questa soluzione la visuale é libera di seguire il giocatore con dolly e carrellate ad effetto nonché di piazzarsi alle spalle del protagonista con un'inquadratura alla Tomb Raider, ma la scarsa memoria video della PlayStation unita alla mancanza di filtri di correzione per le texture genera ambienti ricoperti da immagini confuse, quadrettate, ridotte ai colori primari, prive di dettaglio e soggette a disallineamenti prospettici. Il livello di definizione dei quadri é così basso che sembra di giocare a un titolo per Game Boy trasposto su grande schermo. I particolari si distinguono a fatica e trovare gli oggetti utili per la missione é un'operazione lasciata più al caso che allo spirito d'osservazione, dato che non c'é praticamente nulla che faccia spiccare gli elementi chiave dalla melassa grafica dei fondali. Non c'é atmosfera, non c'é trasporto, né realismo o claustrofobia. La grafica di Chase the Express non fa nulla per portarvi "dentro" il gioco, non entrerete mai nel mondo di Jack Morton, semplicemente perché questo é troppo finto per darvi l'illusione della sua esistenza. Rimarrete sempre lì, sprofondati sulla poltrona di casa a chiedervi come si possa ideare una grafica simile nei primi scampoli del terzo millennio
QUANDO LA GRAFICA GENERA DOLORE
Chase the Express comincia bene, con un filmato in raytracing ben sceneggiato dove la complessa riproduzione della struttura ossea e dei tessuti dei volti umani fa raggiungere un nuovo livello di realismo alla computer grafica. Purtroppo questo filmato non é che il classico specchietto per le allodole, che prova a stordire il giocatore con effetti speciali per poi lasciarlo se non altro dubbioso su ciò che vedrà in seguito. In effetti il passaggio dalla grafica precalcolata ai poligoni in real-time é più scioccante di quanto si potesse ipotizzare. Nella storia degli action-adventure abbiamo osservato ogni tipo di soluzione grafica, dalla visuale isometrica "liscia" del primo Resident Evil, ai filmati MPEG in sottofondo di Fear Effect fino alle renderizzazioni ultradettagliate di Parasite Eve 2, ma dovevamo ancora assistere a una scelta come quella operata dalla Sony, che ha deciso di ambientare Chase the Express in locali 3D ricoperti da texture per rendere mobile l'inquadratura, senza tenere conto dei limiti della PlayStation
Grazie a questa soluzione la visuale é libera di seguire il giocatore con dolly e carrellate ad effetto nonché di piazzarsi alle spalle del protagonista con un'inquadratura alla Tomb Raider, ma la scarsa memoria video della PlayStation unita alla mancanza di filtri di correzione per le texture genera ambienti ricoperti da immagini confuse, quadrettate, ridotte ai colori primari, prive di dettaglio e soggette a disallineamenti prospettici. Il livello di definizione dei quadri é così basso che sembra di giocare a un titolo per Game Boy trasposto su grande schermo. I particolari si distinguono a fatica e trovare gli oggetti utili per la missione é un'operazione lasciata più al caso che allo spirito d'osservazione, dato che non c'é praticamente nulla che faccia spiccare gli elementi chiave dalla melassa grafica dei fondali. Non c'é atmosfera, non c'é trasporto, né realismo o claustrofobia. La grafica di Chase the Express non fa nulla per portarvi "dentro" il gioco, non entrerete mai nel mondo di Jack Morton, semplicemente perché questo é troppo finto per darvi l'illusione della sua esistenza. Rimarrete sempre lì, sprofondati sulla poltrona di casa a chiedervi come si possa ideare una grafica simile nei primi scampoli del terzo millennio