Children of Mana
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Molti dei nostri lettori, soprattutto quelli che hanno già passato da un po' la ventina, conosceranno molto bene l'apporto di Squaresoft (oggi Square Enix) al filone dei giochi di ruolo di stampo nipponico. Una parte di voi avrà già sentito parlare della serie "Mana" e alcuni giocatori dal palato fino avranno avuto l'opportunità di giocare sul 16 bit Nintendo uno dei migliori action rpg che la storia ricordi, ovvero lo splendido Secret of Mana. Tutti gli amanti del genere J Rpg, memori della gloria che fu, certamente hanno nutrito grandi aspettative verso questo nuovo titolo, indirizzato al portatile Nintendo, che mostra l'intenzione di proseguirne la tradizione, ricalcando il celebre brand.
La storia che fa da sfondo alla vostra avventura, pur non raggiungendo certo i culmini epici di alcuni classici del genere, non si fa disprezzare e anzi se la cava tutto sommato abbastanza bene, nel tentativo, diremmo riuscito, di immedesimare il giocatore nella vicenda trasmessa dalle splendide immagini che scorreranno su schermo.
All'inizio vi sarà offerta la possibilità di selezionare un personaggio da guidare tra i quattro disponibili. Come spesso accade in titoli del genere tra questi troverete un esperto in campo magico, uno specialista delle armi a lungo raggio ed un paio di immancabili guerrieri, specializzati nello scontro corpo a corpo. Se da un lato si apprezza il fatto di poter condurre, almeno potenzialmente, un'avventura diversa a seconda del personaggio selezionato, d'altro canto ci si rende conto di come le cose in realtà non varino molto, visto che in buona sostanza gli schemi d'attacco saranno pressappoco sempre gli stessi, indipendentemente dall'eroe impersonato e dalle sue peculiarità. Discorso leggermente diverso per i maghi che, come è ovvio prevedere, basano tutta la loro forza sugli incantesimi; questi ultimi però non risultano essere troppo ben implementati nell'azione di gioco. Per lanciarne uno infatti, sarà necessario premere per qualche secondo il pulsante B per poi rilasciarlo; mentre compierete questa azione sarete totalmente vulnerabili per qualche istante, il che vi renderà un facile bersaglio, anche dei più inoffensivi nemici che il gioco possa offrire.
Il risultato di questa difficoltà intrinseca nell'uso della magia si riflette sulla vostra condotta di gioco, spingendovi nella maggior parte delle situazioni a fare affidamento sulle armi di base. Si partirà con una spada, che manterrà il livello di difficoltà della sfida iniziale abbastanza alto, per poi passare a qualcosa di più sostanzioso, come un arco, un martello e via dicendo. La fisica con cui le collisioni sono gestite, molto flipper-like, non vi aiuterà certo ad evitare in certi frangenti di venir colpiti dagli stessi nemici che avrete a vostra volta colpito, per un rimbalzo imprevisto, almeno finché non potrete contare su armi che vi permettano di colpirli senza esporsi eccessivamente, in modo da prevenire le loro reazioni. Una volta entrati in possesso dell'arco in particolare, vi renderete conto di come il metodo più agevole per eliminare i vostri nemici sia quello di bersagliarli da lontano coi vostri dardi, peraltro illimitati. Questa possibilità se da un lato riuscirà ad evitarvi la fastidiosa frustrazione di soccombere nel bel mezzo di un dungeon, per poi doverlo ricominciare nuovamente, d'altro canto contribuirà a sottrarre mordente al livello della sfida. Livello che verrà risollevato unicamente in corrispondenza con gli scontri con i più classici boss di fine livello, i quali, grazie ad alcuni pattern di attacco ben studiati e assortiti, vi daranno un po' di filo da torcere, senza perlomeno farvi uscire dai gangheri. Uno degli aspetti più positivi di Children of Mana, che traspare in modo quasi prepotente già dai primi minuti successivi all'inserimento della minuscola cartuccia nella console, è la cura che i programmatori hanno riposto nel comparto grafico del gioco. Una vera e propria gioia per gli occhi, nonché la dimostrazione lampante di come, anche in tempi moderni, nonostante il Nintendo DS abbia avuto modo e occasione di stupire in alcuni casi per la sua capacità di gestione della grafica 3D, la grafica bitmap abbia ancora un grande fascino, e possa permettere ad artisti talentuosi di destare ciò che di più artistico sia possibile associare tra le nostre percezioni al concetto di videogioco.
Un ottimo character design quindi, che grazie anche all'ausilio di una azzeccata scelta cromatica ed animazioni all'altezza, riprende alla perfezione lo stile conosciuto con Secret of Mana nel lontano 1994 e lo rinfresca, per un'esperienza di gioco più moderna e attuale. Discreto anche il comparto sonoro, buoni gli effetti e le musiche, anche se queste ultime, specialmente nei dungeon, tendono a diventare un pochino ripetitive, annoiando alla lunga. Il titolo, pur aspirando ad essere un rpg di tipo action, probabilmente sconfina più profondamente nel secondo dei due genere, configurandosi più come un action game con statistiche più che come un vero e proprio gioco di ruolo, di cui non riesce a possederne appieno il livello di profondità. Il tutto si riduce infatti ad affrontare una sequenza di dungeon e relativi boss, e nonostante siano previsti spostamenti tra diverse ambientazioni il tutto avviene senza sconvolgenti soluzioni di continuità, per cui sarà sempre chiaro dove andare e cosa fare. Quindi se da un lato l'azione non manca, dall'altro lo spazio riservato all'esplorazione e alla risoluzione di enigmi è molto risicato, per non dire quasi del tutto assente.
La storia che fa da sfondo alla vostra avventura, pur non raggiungendo certo i culmini epici di alcuni classici del genere, non si fa disprezzare e anzi se la cava tutto sommato abbastanza bene, nel tentativo, diremmo riuscito, di immedesimare il giocatore nella vicenda trasmessa dalle splendide immagini che scorreranno su schermo.
All'inizio vi sarà offerta la possibilità di selezionare un personaggio da guidare tra i quattro disponibili. Come spesso accade in titoli del genere tra questi troverete un esperto in campo magico, uno specialista delle armi a lungo raggio ed un paio di immancabili guerrieri, specializzati nello scontro corpo a corpo. Se da un lato si apprezza il fatto di poter condurre, almeno potenzialmente, un'avventura diversa a seconda del personaggio selezionato, d'altro canto ci si rende conto di come le cose in realtà non varino molto, visto che in buona sostanza gli schemi d'attacco saranno pressappoco sempre gli stessi, indipendentemente dall'eroe impersonato e dalle sue peculiarità. Discorso leggermente diverso per i maghi che, come è ovvio prevedere, basano tutta la loro forza sugli incantesimi; questi ultimi però non risultano essere troppo ben implementati nell'azione di gioco. Per lanciarne uno infatti, sarà necessario premere per qualche secondo il pulsante B per poi rilasciarlo; mentre compierete questa azione sarete totalmente vulnerabili per qualche istante, il che vi renderà un facile bersaglio, anche dei più inoffensivi nemici che il gioco possa offrire.
Il risultato di questa difficoltà intrinseca nell'uso della magia si riflette sulla vostra condotta di gioco, spingendovi nella maggior parte delle situazioni a fare affidamento sulle armi di base. Si partirà con una spada, che manterrà il livello di difficoltà della sfida iniziale abbastanza alto, per poi passare a qualcosa di più sostanzioso, come un arco, un martello e via dicendo. La fisica con cui le collisioni sono gestite, molto flipper-like, non vi aiuterà certo ad evitare in certi frangenti di venir colpiti dagli stessi nemici che avrete a vostra volta colpito, per un rimbalzo imprevisto, almeno finché non potrete contare su armi che vi permettano di colpirli senza esporsi eccessivamente, in modo da prevenire le loro reazioni. Una volta entrati in possesso dell'arco in particolare, vi renderete conto di come il metodo più agevole per eliminare i vostri nemici sia quello di bersagliarli da lontano coi vostri dardi, peraltro illimitati. Questa possibilità se da un lato riuscirà ad evitarvi la fastidiosa frustrazione di soccombere nel bel mezzo di un dungeon, per poi doverlo ricominciare nuovamente, d'altro canto contribuirà a sottrarre mordente al livello della sfida. Livello che verrà risollevato unicamente in corrispondenza con gli scontri con i più classici boss di fine livello, i quali, grazie ad alcuni pattern di attacco ben studiati e assortiti, vi daranno un po' di filo da torcere, senza perlomeno farvi uscire dai gangheri. Uno degli aspetti più positivi di Children of Mana, che traspare in modo quasi prepotente già dai primi minuti successivi all'inserimento della minuscola cartuccia nella console, è la cura che i programmatori hanno riposto nel comparto grafico del gioco. Una vera e propria gioia per gli occhi, nonché la dimostrazione lampante di come, anche in tempi moderni, nonostante il Nintendo DS abbia avuto modo e occasione di stupire in alcuni casi per la sua capacità di gestione della grafica 3D, la grafica bitmap abbia ancora un grande fascino, e possa permettere ad artisti talentuosi di destare ciò che di più artistico sia possibile associare tra le nostre percezioni al concetto di videogioco.
Un ottimo character design quindi, che grazie anche all'ausilio di una azzeccata scelta cromatica ed animazioni all'altezza, riprende alla perfezione lo stile conosciuto con Secret of Mana nel lontano 1994 e lo rinfresca, per un'esperienza di gioco più moderna e attuale. Discreto anche il comparto sonoro, buoni gli effetti e le musiche, anche se queste ultime, specialmente nei dungeon, tendono a diventare un pochino ripetitive, annoiando alla lunga. Il titolo, pur aspirando ad essere un rpg di tipo action, probabilmente sconfina più profondamente nel secondo dei due genere, configurandosi più come un action game con statistiche più che come un vero e proprio gioco di ruolo, di cui non riesce a possederne appieno il livello di profondità. Il tutto si riduce infatti ad affrontare una sequenza di dungeon e relativi boss, e nonostante siano previsti spostamenti tra diverse ambientazioni il tutto avviene senza sconvolgenti soluzioni di continuità, per cui sarà sempre chiaro dove andare e cosa fare. Quindi se da un lato l'azione non manca, dall'altro lo spazio riservato all'esplorazione e alla risoluzione di enigmi è molto risicato, per non dire quasi del tutto assente.