Chornobyl Liquidators, la noia di un disastro nucleare – Recensione PC

La recensione dell’avventura narrativa in prima persona di Live Motion Games, un’idea interessante castrata da una realizzazione approssimativa e pessime performance

di Jacopo Retrosi

Con liquidatori di Cernobyl’ si intende il personale civile e militare che si è occupato della messa in sicurezza e della decontaminazione del sito del reattore e delle aree antistanti a seguito del disastro nucleare di Cernobyl’, per l’appunto, avvenuto nel 1986.

L’idea di realizzare un gioco a loro dedicato, incentrato sulle vite di coloro che hanno rischiato (e perso) la vita in quei giorni e sofferto le conseguenze della catastrofe, è di sicuro allettante, e le prime battute del titolo Live Motion Games riflettono piuttosto bene quest’impressione. 

Chornobyl Liquidators si apre infatti a distanza di pochi minuti dallo scoppio del reattore, nei panni di uno dei pompieri subito accorsi a domare le fiamme e salvare i superstiti. Le nostre mansioni in questo frangente consistono nello spegnere i principi d’incendio, collegandoci agli idranti nelle vicinanze, e creare un percorso sicuro per introdursi all’interno dello stabile ormai in macerie, spalando macerie e rimuovendo frammenti radioattivi. I comandi della pala sono a dir poco stranianti, ma ci si fa il callo.

Non credo invece che i pompieri dell’epoca fossero in grado di scalare pareti e fare salti nel vuoto come neanche Faith di Mirror’s Edge, con tanto di detriti di colore acceso a indicare dove potersi muovere, ma è un’opera di fantasia, come più volte ribadito, consideriamola una concessione per movimentare un po’ l’azione. Passino anche i menù macchinosi e le animazioni lente; il gioco vuole essere una sorta di simulazione, un walking simulator più elaborato se vogliamo, ma avremmo certamente lavorato sulle collisioni delle sequenze scriptate, come aggrapparsi al volo a una scala oppure ad un bordo sporgente, non sempre precise e frustranti fonti di game over prematuri. 

Prematuri perché gran parte dei nostri pompieri, non equipaggiati a dovere, sono destinati a cadere come mosche a causa dei forti livelli di radiazioni, con sequenze di morte forse un po’ random ma di sicuro effetto. Insomma, le premesse per una sorta di Disaster Report ambientato nel mondo reale ci sono tutte, peccato che dopo il primo capitolo il titolo devolva in una sorta di intrigo politico interessante sulla carta ma assolutamente deleterio da giocare.

Chornobyl Liquidators impiega un sacco di risorse per delineare un inventario abbastanza elaborato, con kit medici, pillole e integratori vari per curarsi e combattere gli effetti di bruciature, radiazioni e altre anomalie, peccato che tutto quel che resta della “lotta” all’uranio vagante dopo il prologo non sono che nuvolette azzurre o macchie sul terreno facilmente aggirabili o eliminabili con spruzzino e spazzolone. 

Il contesto narrativo non è neanche malaccio: il KGB sta cercando di occultare le conseguenze del disastro ambientale, e noi in qualità di sergenti operiamo tra i ranghi con l’obiettivo di scovare la verità e divulgarla a chi di dovere. Peccato che il gioco non sappia bene cosa voglia essere, cambiando faccia a ogni occasione, daplatform” survival a walking simulator, da avventura grafica a “stealth”, senza convincere particolarmente in nessuna istanza.

C’è persino un capitolo in cui dovremmo convincere dei locali ad abbandonare le loro abitazioni perché vicine al luogo della catastrofe, e veniamo messi di fronte ad obiettivi forse intriganti nella mente degli sviluppatori ma assolutamente piatti e noiosi da giocare, come ritrovare il gatto del vicino, piantare paletti in giro, o parlare con una vittima di avvelenamento da radiazioni, che muore e viene sepolto nell’arco di 30 secondi off-screen. Il tutto condito da uno dei peggiori doppiaggi in inglese mai realizzati, palesemente a opera di non-madrelingua. Si apprezza lo sforzo, ma il risultato finale è pessimo. Spesso i sottotitoli neanche corrispondono alle linee di dialogo. 

Non aiutano bug e prestazioni claudicanti, come obiettivi sulla mappa che non si attivano o vanno per fatti loro, continui scatti dell’immagine e cali di frame rate, con poche opzioni per personalizzare i settaggi video, e glitch che impediscono di proseguire senza “rompere” in qualche modo il gioco. Come nel secondo capitolo, dove siamo riusciti ad andare avanti solo saltellando contro i margini del livello finché non siamo passati oltre, oppure nel quarto capitolo, in cui il computer necessario per sbloccare la sequenza successiva si è rifiutato di rispondere alle nostre richieste, lasciandoci a marcire lì finché non è stato pubblicato un hotfix (altri seguiranno nei prossimi giorni).

È come se tutti gli sforzi del team di sviluppo fossero andati nella realizzazione delle prime, cinematiche battute di gioco, per poi ridimensionare (di brutto pure) vedute e prospettive per il resto dell’esperienza, che risulta uno strazio da giocare. Lenta, macchinosa e male ottimizzata. Non ci siamo.