Clair Obscur: Expedition 33, la recensione del videogioco

Un Final Fantasy alla francese

Clair Obscur Expedition 33 la recensione del videogioco

Per quanto il dibattito sulla natura artistica del medium sia sempre vispo e periodicamente rinfocolato dalle dichiarazioni pro o contro di qualche esponente di spicco della scena. il videogioco è e resta un prodotto da vendere. E nel 2025 l’arte migliore per vendere qualcosa è quella della narrazione. Succede spesso dunque che intorno a titoli minori si costruisca un racconto, spesso romanzato, che aiuti le vendite. Nel caso di Clair Obscur: Expedition 33, la cornice narrativa attraverso cui ci è stato presentato è quella del piccolo team indie che realizza un gioco all’altezza dei AAA più blasonati. Di solito, all’uscita del gioco queste si rivelano sparate pubblicitarie. Ma altre volte, accade che le promesse vengano mantenute e ci si trovi di fronte a una gigantesca sorpresa. Questa è una di quelle volte. Clair Obscur: Expedition 33 se la gioca davvero alla pari con gli RPG più blasonati in circolazione. 

La trama di Clair Obscur: Expedition 33

Nel mondo di Clair Obscur: Expedition 33 le nuove generazioni non se la passano granché bene. Anche nel nostro a dirla tutta, ma per i ragazzi che vivono a Lumiere le cose vanno molto peggio. La città infatti si affaccia sul Continente, luogo in cui vive La Pittrice, entità cosmica da cui può dipendere la vita o la morte degli abitanti. Ogni anno infatti La Pittrice dipinge un nuovo numero sulla vetta della torre che domina l’isola e tutti gli abitanti dell’età raffigurata muoiono all’istante, svaniti come cenere nel vento (avete presente lo snap di Thanos, vero?!) in un rituale chiamata Gommage. La popolazione però non è rassegnata ad accettare passivamente il proprio destino. Mentre il conto alla rovescia decrescente priva Lumiere del proprio futuro, ogni anno dalla città parte una spedizione verso l’isola con l’obiettivo di scovare La Pittrice e fermare questo macabro rituale. 

Come si evince dal titolo, la spedizione e a cui partecipiamo è la numero 33 e vestiamo i panni di Gustave (incredibilmente simile a Robert Pattinson), offertosi volontario come tanti altri, dopo aver perso l’amata Sophie durante il Gommage, perché ormai a un solo anno di distanza dal proprio destino. Appena sbarcati, tuttavia, gli esploratori vengono travolti da una scoperta inattesa e sconvolgente: ad accoglierli c’è un uomo anziano, un’anomalia in questo universo in cui si muore giovani, capace di sconfiggere l’intera spedizione in brevissimo tempo. Al risveglio Gustave è vivo, ma disperato e circondato da cadaveri. Prima di terminare le proprie sofferenze con un colpo di pistola, Gustave viene trovato e raggiunto dalla giovane Lune e i due insieme si inoltrano nel Continente, alla ricerca dei loro compagni di viaggio e dei numerosi misteri che animano questo luogo. 

Il mondo di Clair Obscur: Expedition 33

Clair Obscur: Expedition 33, la recensione del videogioco
 

Prima ancora di ogni altro aspetto, è la ricchezza del mondo di gioco a trascinare il giocatore dentro Clair Obscur: Expedition 33. Le fonti di ispirazione a cui hanno attinto gli sviluppatori di Sandfall Interactive sono evidenti, dalla più esplicita ovvero Final Fantasy fino alla saga di Persona: a dirla tutta, si potrebbe definire Clair Obscur: Expedition 33 un Final Fantasy alla francese, perché i due titoli si somigliano moltissimo nell’impegno riversato nell’attività di world building e per l’importanza che il mondo di gioco ricopre nell'economia complessiva dell’esperienza. 

Al di là della sua raffigurazione visuale, di cui parleremo tra poco, è la solidità dell’universo narrativo a far scattare la prima scintilla. Lo spunto narrativo è efficace e la comparsa nel prologo di un anziano dalle intenzioni poco chiare spalanca le porte al mistero, strategia da sempre efficace. Ci pensano però i personaggi a portarsi sulle spalle il resto dell’avventura attraverso dialoghi ben scritti (e sempre un po’ più elaborati o sofisticati del necessario, per rafforzare il rimando visivo alla Belle Époque). Gustave e gli altri partecipanti alla spedizione sono trentenni e parlano come trentenni, le loro preoccupazioni sono comprensibili, così come il loro approccio disilluso a una vita che assomiglia a una condanna a tempo. Su queste basi, le scelte sorprendenti, dolorose e luttiose che dovranno compiere assumono un peso ben più grave. Quello che vivono è un dramma e i loro dialoghi, solitamente rappresentati all'interno di cut-scene che portano avanti la trama, rispecchiano la situazione che vivono e racconto molto efficacemente i rapporti tra i personaggi. 

I combattimenti di Clair Obscur: Expedition 33

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La caratteristica di Clair Obscur: Expedition 33 che finora ha fatto maggiormente parlare di sé, tuttavia, è senza dubbio il combat system, definito dagli stessi sviluppatori come un mix tra turni e tempo reale. Ne abbiamo già parlato nell’anteprima, quindi ci limitiamo a un riassunto: l’andamento degli sconti è a turni, ma in ciascuna fase di attacco/difesa si può intervenire direttamente in tempo reale, centrando QTE per aumentare i danni arrecato, oppure parando (più facile) o schivando (più difficile) in fase difensiva. 

La prova del gioco completo tuttavia ha dimostrato livelli di profondità che francamente hanno superato anche le nostre entusiaste aspettative. Come ogni RPG a turni, le mosse sono limitate dalla disponibilità di Action Point. Gli attacchi melee generano AP, mentre i colpi dalla distanza (gli esploratori sono armati) e le abilità ne consumano. Per sfruttare la piena devastazione del Sovraccarico di Gustave, ad esempio, è necessario accumulare una certa quantità di AP e completare con successo i QTE durante l’animazione, ma prima di prendere una decisione simile è bene verificare l’alternarsi dei turni (condizionato dal valore dell’Agilità di ciascun personaggio). E se le statistiche offensive del party non sono altissime, poco male: ogni parata eseguita con tempismo regala un contrattacco potente, lanciato da tutti i personaggi nel caso di un attacco ad area che minacci l’intero gruppo. 

Clair Obscur: Expedition 33, la recensione del videogioco

La rivoluzione copernicana di questo sistema, già di per sé parecchio interessante è data dai Picto, potenziamenti che possono essere equipaggiati per un massimo di tre alla volta per personaggio e che garantiscono vantaggi temporanei come maggiori AP, danni aumentati o probabilità di effetti sui nemici. Almeno finché non vengono usati abbastanza a lungo in battaglia; a quel punto il loro effetto diventa permanente per tutto il party, stravolgendo completamente l’approccio al combattimento. Abilità che richiedono un effetto elementare, ad esempio, possono diventare utili molto più di frequente grazie all’influenza elementare di un Picto, ma da quel punto in poi cambia semplicemente tutto: gestione dei PA, degli attacchi, delle abilità… aprendo un ventaglio di possibilità spaventosamente ampio, inesplorabile nelle sue profondità in una sola run. 

La grafica e il sonoro di Clair Obscur: Expedition 33

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Ultimo, ma non meno importante, il comparto tecnico di Clair Obscur: Expedition 33 contribuisce in maniera sostanziale all’illusione di trovarsi davanti a un AAA, nonostante il team di Sandfall sia composto grossomodo da una ventina abbondante di persone. Di solito, quando si parla di comparto tecnico il primo elemento a cui si pensa è la grafica, ma nel caso di Clair Obscur: Expedition 33 la cura estetica non è ciò che spicca maggiormente, per quanto possa sfoggiare un look di tutto rispetto all'altezza di titoli con valori produttivi decisamente più importanti. Di sicuro aiuta la struttura rigida, fatta di aree esplorabili, corridoi mascherati e dungeon, ma più di una volta ci siamo trovati a fermarci dall'azione per ammirare un panorama rigoglioso, o uno scorcio che trasuda morte. Per altro, l’abbiamo giocato su un buon portatile da gioco e non possiamo avanzare lamentela alcuna sulle prestazioni: ho impostato tutto al massimo dall’inizio e il gioco non ha mostrato mezza esitazione, al netto di qualche piccola e sporadica sbavatura. 

 Le principali responsabili dell’atmosfera di Clair Obscur: Expedition 33 sono però le musiche, o forse sarebbe meglio citare l’audio nel suo complesso, perché non citare il doppiaggio sarebbe un’omissione criminale: niente voci in italiano, in compenso il nostro protagonista Gustave è interpretato in inglese da Charlie Cox (l’interprete di Daredevil nel MCU per intenderci), ma proseguendo nella lista degli interpreti scoviamo talenti del calibro di Jennifer English (Elden Ring) e Andy Serkis (celebre per Gollum e visto di recente in Andor). Se le voci dunque aiutano a trasmettere quella maturità e drammaticità di cui parlavamo in apertura, le musiche con il loro abbondante ricorso agli archi sovrastati da voci angeliche costruiscono un’atmosfera epica che sa adattarsi tanto ai momenti esaltanti quanto a quelli più drammatici. 





Gallery

Clair Obscur: Expedition 33

Versione Testata: PC

8.5

Voto

Redazione

Una scena di Clair Obscur Expedition 33

Clair Obscur: Expedition 33

Che sorpresa Clair Obscur: Expedition 33! Le aspettative intorno al RPG di Sandfall Interactive erano alte, ma il risultato finale ha superato ogni previsione. Clair Obscur: Expedition 33!  un gioco solido, che sul versante tecnico non ha nulla da invidiare a produzioni molto più ricche. L'avventura di Gustave stupisce attraverso un uso maturo e adulto della narrazione e grazie a un sistema di combattimento che mescola turni e tempo reale, aprendo poi con l'introduzione dei Picto un ventaglio di possibilità strategiche enorme. Dalle musiche al doppiaggio, ogni elemento ha un proprio ruolo nella costruzione di una storia tragica e affascinante. 

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