Close Combat: First to Fight

Close Combat First to Fight
Più o meno nello stesso periodo storico in cui sono narrate le vicende coreane di Ghost Recon 2 (che nulla ha in comune con questo titolo, se non il genere di appartenenza), anche il Libano è teatro di scontri armati, ma questa volta tocca ai Marines riprendere in mano la situazione. Close Combat: First to Fight si colloca nella Beirut del 2006, anno in cui un gruppo radicale, capitanato da un tale di nome Tarik Quadan, ha convinto le vicine forze arabe a supportare la loro insurrezione. In questo caso i Marines sono stati chiamati in causa per sopprimere la rivolta, e quindi garantire la pace nella capitale libanese.

Compagni disciplinati...
CCFF è uno sparatutto in prima persona in cui vestirete i panni di un caposquadriglia, con ai comandi tre altri Marines. Il gioco è stato sviluppato seguendo le preziose indicazioni fornite da alcuni veterani, freschi di congedo, che hanno prestato servizio nelle recenti missioni in Afghanistan e Iraq. Il loro apporto, in particolare, consiste nei dettagli degli equipaggiamenti, delle divise e, soprattutto, negli atteggiamenti tenuti una volta che i Marines si trovano in assetto di guerra in territorio presidiato dal nemico. È da qui che deriva il comportamento dei vostri compagni durante i movimenti: nel caso in cui voi vi muoviate in modo sufficientemente cauto (da leggere: lentamente) li vedrete schierati attorno a voi, presidiando ognuno una delle quattro direzioni come effettivamente insegnano durante i reali addestramenti.

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...e utili...
Ma l'efficacia dell'AI dei vostri compagni è evidente soprattutto durante le fasi concitate, quando buona parte del lavoro lo svolgeranno loro, spesso abbattendo nemici senza darvi nemmeno il tempo di capire dove sono appostati.
I vostri compagni seguiranno scrupolosamente gli ordini (sostanzialmente i classici "fuoco di copertura","vai là", "seguitemi", "tenete posizione", più i "take down", spiegati successivamente), impartibili anche ai singoli anziché al gruppo. Essi, inoltre, hanno il pregio di gestire bene ogni situazione di impellente pericolo, aprendo il fuoco tutte le volte che serve senza aspettare il vostro consenso. Anche il loro comportamento durante i take down è convincente: una volta ordinata questo "schema", di fronte a una porta chiusa, li vedrete prendere posizione accanto a voi. A questo punto toccherà al caposquadriglia aprire la porta e dare inizio all'irruzione nella stanza. Il fuoco dei vostri sarà talmente valido da rendere il take down un'arma efficace (e spesso irrinunciabile) per ripulire le stanze.

Nemici discutibili
Se l'AI dei vostri è convincente, lo stesso non si può dire di quella dei nemici, rei di intraprendere atteggiamenti quanto meno discutibili. Ad esempio non è infrequente vedere un guerrigliero correre verso di voi senza il minimo accenno di attacco. Un altro esempio è il comportamento di un rivoltoso che, dopo che è stato ucciso il suo compagno (a due metri di distanza) con un'arma tutt'altro che silenziata, ha continuato a scrutare nella direzione opposta a quella da si avvicinava il pericolo...
Tra le altre cose che dovrete gestire figureranno i vari supporti, come la ripulitura della zona da parte di cecchini, il fuoco di alcuni mortai oppure quello degli elicotteri Cobra

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Il gioco in sé
Close Combat è articolato in sei differenti missioni, ulteriormente suddivise in livelli e checkpoint. La missione fallisce nel caso di perdita della vita del caposquadriglia, oppure di due altri militari, permettendo di ripetere il passaggio dall'ultimo check.
Il gameplay è piuttosto tattico: un po' come in Brothers in Arms, affrontare i nemici in stile "Rambo" non porta distante. Viene invece premiata la riflessione prima di ogni movimento, intervallata comunque da momenti di combattimento capaci di donare vivacità all'azione.
Le ambientazioni, dal canto loro, offrono differenti percorsi per perseguire lo stesso obiettivo: ad esempio è possibile entrare nel cortile di un edificio, affrontare i nemici e quindi perlustrare il primo piano dell'abitazione, oppure salire direttamente al primo piano (grazie a una scala d'emergenza) e proseguire nel cortile la vostra carneficina.

Per concludere
Tecnicamente Close Combat è poco più che sufficiente: la grafica è bella a vedersi, ma guastata da difetti troppo frequenti (le ombre, ad esempio). Il sonoro, dal canto suo, è incapace di stupire, se non grazie agli spezzoni di musica che accompagnano i take down. Anche l'interagibilità con le ambientazioni si assesta ai minimi storici, con la possibilità di far saltare in aria i soli furgoni armati (le altre vetture no), mentre il resto viene solo scalfito con un dei fori bidimensionali che spariscono quando diventano numerosi. In definitiva, CCFF non rischia di avvicinarsi troppo a quanto di buono mostrato in Brothers in Arms, ma rappresenta comunque una buona esperienza di gioco per gli appassionati del genere.

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Close Combat: First to Fight
7

Voto

Redazione

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Close Combat: First to Fight

In termini di gameplay, Close Combat: First to Fight si avvicina notevolmente a quel Brothers in Arms che tanto ha stupito nelle scorse settimane. Anche in questo caso avrete alcuni soldati ai vostri comandi e anche in questo caso la riflessione e la tattica pagano molto più dell'azione pura stile Rambo. Una realizzazione tecnica solamente sufficiente e l'AI precaria dei nemici penalizzano un gioco che, tutto sommato, risulta essere convincente.

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