Codename Panzers Phase II

Codename Panzers Phase II
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Provate ad entrare nel vostro negozio di videogiochi preferito e a dare un'occhiata allo scaffale. Ci troverete più RTS ambientati nella Seconda Guerra Mondiale degli Sherman presenti sulle spiagge normanne al tramonto del 6 giugno 1944. In un contesto così affollato, scegliere il titolo da portare a casa può non essere facile, specialmente se i giochi offerti, ad una prima occhiata, sembrano assomigliarsi tutti.
Non è così, però, e quanti di voi ebbero la fortuna, poco più di un anno fa, di provare il primo capitolo di Codename Panzers beneficiano senza dubbio di qualche elemento in più per aiutarli nella scelta. Anche perché, diciamolo senza remore, Phase Two si presenta al pubblico come un vero e proprio "gemello" del suo predecessore. Stesso motore grafico, stessa impostazione, stesso schema di gameplay, eccetera. Non per questo, però, si dovrà pensare che questi mesi tra le due uscite siano trascorsi invano. Non tanto per le poche novità presenti nel secondo capitolo del titolo Stormregion, la più importante delle quali rimane la possibilità d'assistere all'alternarsi di giorno e notte durante una missione, e il conseguente, e facoltativo, uso dei fari da parte dei veicoli, per sopperire ai problemi di scarsa visibilità notturna.

Che ci fanno quelle "invasion stripes" sulle ali degli aerei nel 1943?
Che ci fanno quelle "invasion stripes" sulle ali degli aerei nel 1943?
I razzi dei Typhoon inglesi seminano il panico tra i meccanizzati.
I razzi dei Typhoon inglesi seminano il panico tra i meccanizzati.
Ma che gioco è questo? Stronghold 1942?
Ma che gioco è questo? Stronghold 1942?

La continuità nell'offrire un prodotto di qualità, scevro da inutili appesantimenti del gameplay, venduti in nome di un realismo di cui la maggior parte dei giocatori s'infischia, paga senz'altro al punto da far meritare al gioco un giudizio positivo senza riserve.
Nessuno griderà al miracolo giocandolo, ma CP: Phase Two è un gioco assolutamente onesto, sia dal punto di vista tecnico, che sotto il profilo della giocabilità. Lo schema è quello del predecessore: tre campagne, da giocare impersonando l'eroe di turno, ufficiale carrista appartenente all'esercito dell'Asse, a quello anglo-americano o ai partigiani yugoslavi. Le missioni single player sono in totale una ventina, ambientate nei teatri d'operazioni del Nord Africa, della campagna d'Italia e dei Balcani, al termine delle quali potremo avventurarci sui server online di Game Spy, magari dopo qualche sessione d'allenamento skirmish off-line. O magari cimentarci con l'ottimo ed intuitivo editor di scenari a disposizione. Una ventina di nuovi mezzi si aggiungono a quelli già visti nel primo capitolo. Compagni indispensabili, come sempre, restano il camion dei rifornimenti e quello per le riparazioni. Confermata anche l'implementazione del danno ripartito per i diversi lati del veicolo, attaccare un Tiger da dietro rimane l'opzione migliore per chiunque abbia un po' di sale in zucca!, e la possibilità di dare una "scaldata" alla carrozzeria di un carro a colpi di molotov e lanciafiamme, per poi prenderne possesso quando l'equipaggio ne sarà fuggito.

Presente ancora una volta, infine, la possibilità per le unità di crescere d'esperienza, spendendo i punti prestigio conquistati dal comandante per acquisire abilità speciali, come la capacità di sminare o il binocolo per aumentare il raggio d'avvistamento. Il realismo cui sono abituati i fan di Blitzkrieg e Sudden Strike è stemperato vistosamente a favore di una maggiore giocabilità. Scordatevi di polverizzare, come avveniva nelle vere battaglie, uno Sherman con un solo colpo da 88 millimetri. La cosa presenta però anche dei vantaggi, però, perché consentirà ai vostri poco corazzati carri italiani M13/40 di non finire malamente se costretti al confronto con i cannoni controcarro inglesi.

Concentrando il fuoco, i nostri carri M13/40 la spuntano contro un Crusader inglese.
Concentrando il fuoco, i nostri carri M13/40 la spuntano contro un Crusader inglese.
Notare l'aquila sabauda sopra il carro comando.
Notare l'aquila sabauda sopra il carro comando.
Un Macchi MC-200 splendidamente dettagliato fornisce appoggio ravvicinato
Un Macchi MC-200 splendidamente dettagliato fornisce appoggio ravvicinato

La presenza del Regio Esercito come fazione controllabile dal giocatore, poi, è una chicca particolarmente gradita ai giocatori del nostro paese, al punto da meritarsi un box apposito. Il comparto tecnico regala poche sorprese. L'ottimo motore Gepard se la cava benissimo anche nei primi piani con lo zoom o negli scontri più affollati, mantenendo sempre un frame rate più che accettabile, a fronte di un dettaglio quasi fotorealistico di mezzi e uniformi. Lo stesso vale nella gestione delle ambientazioni, sia che si tratti dello spoglio deserto africano, che ci si trovi invece fra le aspre montagne jugoslave.

La distruggibilità degli elementi dello scenario, poi, aggiunge un piacevole dose di realismo alle battaglie virtuali.Buono anche il sonoro, che si avvale nella versione originale delle voci di veri attori per il doppiaggio dei protagonisti (Peter "Robocop" Weller ha prestato la sua al comandante americano). L'unica nota stonata è nella ripetitività delle frasette di circostanza pronunciate dalle unità alla loro attivazione. Fin dai tempi di Command & Conquer ci battiamo per l'inserimento di frasi un po' più varie e la quantità di memoria di cui dispongono i computer di oggi dovrebbe consentire uno sforzo di maggior creatività da parte degli sviluppatori.
L'IA dei nemici e delle nostre unità è allineata allo standard del primo capitolo. Di tanto in tanto vi toccherà "recuperare" qualche carro armato in giro per lo schermo, o meravigliarvi per l'attitudine avversaria a gettarsi a corpo morto verso le bocche dei vostri cannoni, ma in generale tutto sembra funzionare nel migliore dei modi. Una volta sviscerate le tre campagne in solitario, comunque, già di per loro non brevissime, sarete pronti per avventurarvi nel mondo multiplayer, popolato di avversari umani "brutti e cattivi", capaci di dare filo da torcere anche ai più smaliziati tra di voi.
Niente da dire, dunque. Ancora una volta, la software house russa è riuscita a sfornare un prodotto solido ed equilibrato, capace di accontentare gli appassionati e di divertire anche chi si cimentasse con un RTS per la prima volta nella vita. Oltre tutto, il gioco è offerto a prezzo budget. Che aspettate a procurarvene una copia?

Accendere i fari i notte, in guerra, può essere controproducente.
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Carri armati, fanteria, paracadustisti... Manca solo un team di palombari ciclisti!
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L'uso in prima linea dei "katyusha", non corazzati, non è quasi mai una buona idea
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Codename Panzers Phase II
8

Voto

Redazione

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Codename Panzers Phase II

Squadra che vince non si cambia. In quest'ordine d'idee si muove CDV nel presentare sul mercato il secondo capitolo di Codename Panzers. Il gioco ricalca in tutto e per tutto il primo capitolo, sia nello schema di gameplay, che struttura le missioni come capitoli di una storia vissuta in prima persona da un eroe protagonista, sia nel comparto tecnico. Le innovazioni significative riguardano solo l'implementazione del ciclo giorno-notte durante le missioni e una ventina d'unità combattenti in più. Oltre naturalmente al nuovo teatro d'operazioni che fa da sfondo al gioco. Stavolta ci trasferiremo sul fronte del Mediterraneo, combattendo sulle sabbie infuocate del deserto nordafricano, in Italia e sulle montagne yugoslave. Se avete amato il primo capitolo, lo adorerete. E se ve lo siete perso, non lasciatevi scappare questa seconda occasione!

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