Cold War
di
LA SFIDA
1989. Mosca. U.R.S.S. Fuggire da un'Unione Sovietica sull'orlo di un complotto internazionale escogitando vie d'uscita attraverso luoghi sacri come la Lubianka, la centrale di Chernobyl e il mausoleo di Lenin, inventandosi dal nulla un arsenale e un'attrezzatura degni di un thriller spionistico. Nei panni di un giovane fotoreporter americano che sa ben poco del mondo sovietico. Scoprire intricate trame politiche, conoscere personaggi oscuri e sventare il colpo mortale per la pace. E' la guerra fredda ma l'azione è calda.
IL PROTAGONISTA
Un anonimo giornalista freelance, Matt Carter, si ritrova, improvvisamente e suo malgrado, al centro di una trama segreta che coinvolge gli alti vertici della CIA e del KGB per far tacere il Presidente sovietico mentre sta per inaugurare il nuovo corso della perestrojka. Mentre sta per scattare le foto di un sensazionale scoop durante un incontro segreto, scopre che la sua macchina (rigorosamente reflex) è in realtà un'arma da fuoco. Sorpreso, catturato, imprigionato, ora deve evadere. Vivo. E' la scintilla che fa scattare il gioco.
COME SI GIOCA
La struttura di gioco è quella più tradizionale: mouse per spostare l'inquadratura e tastiera per muovere Matt. A differenza di altri titoli dello stesso genere, le mosse praticabili escludono quelle più spettacolari e azzardate per concentrarsi invece su movimenti più consoni ad un fotoreporter. La scelta è quindi legittima perché realistica. Rinunciare all'identità "stealth" di Matt non significa però rinunciare alla sua capacità di apprendere le tecniche più classiche dell'azione in copertura, confezionando personalmente congegni altamente sofisticati (attenzione: siamo ancora agli anni ottanta!) con cui districarsi nei fondi del Cremlino. La dotazione iniziale è zero. Da questo sconsolante nulla Matt dovrà raccogliere e produrre da solo quanto gli occorre armi da fuoco, mine, anestetici, visori ad infrarosso e così via. Per fare ciò, occorre impossessarsi degli schemi di montaggio e dei vari componenti per poi assemblarli. Facile? Mica tanto, visto che il genio inventivo di Matt è imbrigliato da un sistema di crediti a livelli successivi che impediscono di fare tutto e subito. Consigliata una buona dose di pazienza.
GRAFICA E AUDIO
E' una dolce carezza sugli occhi la grafica di CW, facendo brillare le pupille per il sistema d'illuminazione esterna, particolarmente efficace per gli effetti climatici come pioggia e vento, e per i riflessi sulle superfici "dure", come marmi e ferri. Le tonalità sono quasi sempre sfumate, non ci sono mai passaggi bruschi, sebbene la palette impiegata sia forse troppo spostata sulle tinte scure funzionali per alimentare un'atmosfera di suspence, di pericolo imminente e allo stesso tempo di insicurezza di fronte ad un nemico colossale che circonda un uomo solo. Per il resto, i corpi non sono realizzati con particolare attenzione alla fisica, anche se le animazioni sono di buona fattura.
Sopra la media è invece la realizzazione del protagonista, sia negli indumenti, che nel corpo e nei movimenti, realistici dal punto di vista tecnica ma anche realistici pensando ad un fotoreporter in quella situazione. L'universo sovietico, spolverato dagli archivi della storia, è riproposto con cura nei particolari, ma non troppo, perché CW punta dritto alle icone sacre su cui s'incentra l'occhio della regia. Il sonoro unisce elementi musicali decisamente azzeccati con effetti ambientali che sono ben registrati ma forse privi di un comune denominatore. I rumori delle armi, i passi, le porte che si aprono e chiudono, i vetri in frantumi, sono le vere voci dell'U.R.S.S., a volte rauche e metalliche, ma ben intonate all'atmosfera.
DEDICATO A
Non è certo un titolo conformista, per l'ambientazione retrò e per la scelta del protagonista. Sono caratteristiche che possono tramutarsi in pregi con cui salvare questo titolo dall'inflazione di titoli dove l'eroe superdotato salva il mondo dalla catastrofe. Allo stesso tempo Cold War è un titolo accessibile nella struttura di gioco, godibile alla vista e all'udito, e dotato degli incentivi adatti a conservare alta la longevità. Avrebbe sicuramente irrobustito il gioco una manciata di mistero in più, qualche pizzico di paranormale, una specie di x-files su quanto si muoveva dietro la cortina di ferro. Ma anche così, il profumo di Cold War resta fresco, anche se a breve scadenza.
1989. Mosca. U.R.S.S. Fuggire da un'Unione Sovietica sull'orlo di un complotto internazionale escogitando vie d'uscita attraverso luoghi sacri come la Lubianka, la centrale di Chernobyl e il mausoleo di Lenin, inventandosi dal nulla un arsenale e un'attrezzatura degni di un thriller spionistico. Nei panni di un giovane fotoreporter americano che sa ben poco del mondo sovietico. Scoprire intricate trame politiche, conoscere personaggi oscuri e sventare il colpo mortale per la pace. E' la guerra fredda ma l'azione è calda.
IL PROTAGONISTA
Un anonimo giornalista freelance, Matt Carter, si ritrova, improvvisamente e suo malgrado, al centro di una trama segreta che coinvolge gli alti vertici della CIA e del KGB per far tacere il Presidente sovietico mentre sta per inaugurare il nuovo corso della perestrojka. Mentre sta per scattare le foto di un sensazionale scoop durante un incontro segreto, scopre che la sua macchina (rigorosamente reflex) è in realtà un'arma da fuoco. Sorpreso, catturato, imprigionato, ora deve evadere. Vivo. E' la scintilla che fa scattare il gioco.
COME SI GIOCA
La struttura di gioco è quella più tradizionale: mouse per spostare l'inquadratura e tastiera per muovere Matt. A differenza di altri titoli dello stesso genere, le mosse praticabili escludono quelle più spettacolari e azzardate per concentrarsi invece su movimenti più consoni ad un fotoreporter. La scelta è quindi legittima perché realistica. Rinunciare all'identità "stealth" di Matt non significa però rinunciare alla sua capacità di apprendere le tecniche più classiche dell'azione in copertura, confezionando personalmente congegni altamente sofisticati (attenzione: siamo ancora agli anni ottanta!) con cui districarsi nei fondi del Cremlino. La dotazione iniziale è zero. Da questo sconsolante nulla Matt dovrà raccogliere e produrre da solo quanto gli occorre armi da fuoco, mine, anestetici, visori ad infrarosso e così via. Per fare ciò, occorre impossessarsi degli schemi di montaggio e dei vari componenti per poi assemblarli. Facile? Mica tanto, visto che il genio inventivo di Matt è imbrigliato da un sistema di crediti a livelli successivi che impediscono di fare tutto e subito. Consigliata una buona dose di pazienza.
GRAFICA E AUDIO
E' una dolce carezza sugli occhi la grafica di CW, facendo brillare le pupille per il sistema d'illuminazione esterna, particolarmente efficace per gli effetti climatici come pioggia e vento, e per i riflessi sulle superfici "dure", come marmi e ferri. Le tonalità sono quasi sempre sfumate, non ci sono mai passaggi bruschi, sebbene la palette impiegata sia forse troppo spostata sulle tinte scure funzionali per alimentare un'atmosfera di suspence, di pericolo imminente e allo stesso tempo di insicurezza di fronte ad un nemico colossale che circonda un uomo solo. Per il resto, i corpi non sono realizzati con particolare attenzione alla fisica, anche se le animazioni sono di buona fattura.
Sopra la media è invece la realizzazione del protagonista, sia negli indumenti, che nel corpo e nei movimenti, realistici dal punto di vista tecnica ma anche realistici pensando ad un fotoreporter in quella situazione. L'universo sovietico, spolverato dagli archivi della storia, è riproposto con cura nei particolari, ma non troppo, perché CW punta dritto alle icone sacre su cui s'incentra l'occhio della regia. Il sonoro unisce elementi musicali decisamente azzeccati con effetti ambientali che sono ben registrati ma forse privi di un comune denominatore. I rumori delle armi, i passi, le porte che si aprono e chiudono, i vetri in frantumi, sono le vere voci dell'U.R.S.S., a volte rauche e metalliche, ma ben intonate all'atmosfera.
DEDICATO A
Non è certo un titolo conformista, per l'ambientazione retrò e per la scelta del protagonista. Sono caratteristiche che possono tramutarsi in pregi con cui salvare questo titolo dall'inflazione di titoli dove l'eroe superdotato salva il mondo dalla catastrofe. Allo stesso tempo Cold War è un titolo accessibile nella struttura di gioco, godibile alla vista e all'udito, e dotato degli incentivi adatti a conservare alta la longevità. Avrebbe sicuramente irrobustito il gioco una manciata di mistero in più, qualche pizzico di paranormale, una specie di x-files su quanto si muoveva dietro la cortina di ferro. Ma anche così, il profumo di Cold War resta fresco, anche se a breve scadenza.