Cold Winter

di Andrea Casetti
Gran Turismo, Burnout, Pro Evolution Soccer e Grand Therf Auto sono le principali killer applications per PS2 riguardanti, rispettivamente, il genere racing simulativo e arcade, il calcio e l'azione 3D. Si potrebbe proseguire menzionando ulteriori nomi illustri appartenenti alle altre categorie, tuttavia ne esiste una che, almeno su PS2, non vanta un nome tale da mettere tutti d'accordo: gli sparatutto in soggettiva. È vero che anche la console Sony annovera un gran numero di buoni sparatutto, come Area 51, Medal of Honor, Killzone ecc, ma manca il classico elemento di spicco, capace di sopravanzare tutti gli altri come ha saputo fare Halo per XBox. La causa di tale mancanza è difficile da spiegare: un tempo (quando l'XBox era poco più che un progetto su carta) si poteva facilmente attribuire al joypad, incapace di reggere il confronto con l'accoppiata tastiera-mouse dei pc. Ma come spiegare l'exploit di Microsoft, con un controller molto simile al dualshock?


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Tradizione tramandata
Anticipando il verdetto, nemmeno questo Cold Winter riesce ad emergere dalla mischia (che comunque vanta una buona qualità generale), anche se poco per volta l'offerta si sta assestando a livelli sempre più elevati. Per l'occasione avrete a che fare con un certo Andrew Sterling, un agente segreto britannico della MI6 (i film di James Bond non vi ricordano nulla?) che si trovava in guai seri in Cina, dove avrebbe dovuto scontare la pena capitale il giorno del loro Capodanno. Per vostra fortuna (intesa di voi e di Andrew) sarete soccorsi da Kim, la classica conturbante agente che sa farsi trovare al momento giusto al posto giusto. È da qui che comincia la vostra avventura, che all'inizio dovrete condurre tra un tripudio di fuochi d'artificio, di effetti di armi da fuoco e di sangue. Il gioco, infatti, sembra avere molti punti in comune a Soldier of Fortune per quel che riguarda la violenza delle scene: i corpi possono essere dilaniati a mezzo dei proiettili in 14 modi differenti e vi capiterà spesso di vedere esplodere teste e arti superiori o inferiori, nonché fiumi di sangue tinteggiare le ambientazioni.

Karma fisica
Gli effetti delle pallottole sui corpi, tuttavia, non sono l'unico pregio del modello fisico (battezzato per l'occasione Karma): esso è in grado di gestire un elevato livello di interagibilità con le ambientazioni e vi consentirà di utilizzare i vari oggetti per creare ripari (ad esempio ribaltando i tavoli) oppure per improvvisare diversivi (come lanciare una bombola di gas che potrà essere fatta esplodere). Dovrete inoltre fare attenzione alla limitata resistenza fisica del vostro personaggio: egli, infatti, non potrà trasportare per troppo tempo gli oggetti pesanti, i quali dopo un po' gli sfuggiranno di mano. Se dovesse capitare a una sedia, poco male, ma avete presente il disagio che provoca una bombola di gas che cade a terra? L'unica pecca di tanta abbondanza è rappresentata dall'impossibilità di eliminare le fonti luminose, che avrebbe proposto ulteriori opportunità di gameplay. Il motore grafico, dal canto suo, fa egregiamente il suo compito: le ambientazioni sono piuttosto ben caratterizzate e gli effetti speciali, quali le esplosioni, le nuvole dei fumogeni e gli effetti luminosi, sono tutti realizzati egregiamente.

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Gameplay
Il gioco, che tra l'altro vanta una buona trama (intricata al punto giusto, coinvolgendo terroristi, laboratori di armi chimiche ecc), va oltre alla pura azione: per adempiere gli obiettivi secondari, infatti, dovrete alternare alle numerose sparatorie delle fasi di oculata esplorazione, durante le quali rinvenire documenti segreti, chiavi d'accesso e parti integranti di armi artigianali. Per contrastare il mondo intero potrete portarvi appresso solo due armi (della trentina a vostra disposizione), per cui dovrete operare delle scelte, spesso a malincuore, come abbandonare il lanciagranate in luogo del fucile da cecchino. Anche l'AI dei nemici fa il suo dovere: i guerriglieri sembrano piuttosto ben addestrati, capaci di lanciare granate o fumogeni, di cercare riparo durante il tempo di ricarica e così via.

Medikit
L'aspetto più strano è quello che riguarda i medikit: finora si erano viste cassette delle bende non cumulabili (ad esempio in Mercenari) oppure limitate (Tomb Raider). Cold Winter, invece, vi offre la possibilità di usufruire di infiniti kit medici, a patto di risultare vulnerabili durante la fase di iniezione dei farmaci, istante in cui non potrete sparare, né sottrarvi agli attacchi nemici. Risulta dunque fondamentale (quanto difficile) trovare un adeguato riparo per un periodo così lungo. Anche i salvataggi saranno sempre disponibili, i quali memorizzeranno la vostra condizione fino all'ultimo dei numerosissimi checkpoint. Vanno menzionate, tuttavia, alcuni aspetti in cui questo Cold Winter fa acqua: i caricamenti lunghi tra un livello e il successivo e la loro eccessiva linearità, l'impossibilità di personalizzare i settaggi (che comunque sono ben calibrati) e, soprattutto, il fatto che all'interno dei 2,6 MB (!) occupati sulla memory card non trovi posto il linguaggio, che vi toccherà selezionare all'inizio di ogni partita. Per il resto Cold Winter si presenta come un buon sparatutto in prima persona che, anche se non è in grado di strabiliare, risulta esser ben fatto in ogni aspetto.

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