Colin McRae DiRT 2

di Giuseppe Schirru
C'erano una volta le simulazioni di rally e ora non ci sono più. Si sono estinte come dinosauri, e ora sono fossili architettonici rinvenibili negli scaffali di chi ancora possiede qualche vecchia console. La naturale evoluzione della specie e la selezione naturale hanno premiato la componente arcade, a discapito di quella simulativa, e Colin McRae: Dirt 2 si adagia al vento che tira, sicuramente tradendo i suoi avi, indubbiamente soddisfacendo chi in cerca di un titolo automobilistico immediato, divertente, spettacolare, grandioso. Con una concorrenza tutt'altro che agguerrita, anzi del tutto inesistente, Dirt 2 si sbraccia comunque per farsi notare e presentare il suo biglietto da visita ricco di credenziali: reparto grafico al top, sistema di guida arcade e adrenalina a fiumi.



Codemasters, dopo l'esperienza GRID, sforna un titolo stracolmo di eventi, ricco di competizioni, piste, vetture, e tutto l'ambaradan possibile e immaginabile, tanto che risulta quasi azzardato richiudere Dirt 2 nella categoria dei titoli di rally considerati i continui sconfinamenti verso altre discipline. Con la perdita della licenza ufficiale WRC, e la volontà di diversificare il gameplay dalle sole gare a tempo in perfetta solitudine, Dirt 2 merita un posto nei titoli off-road grazie a un tour mondiale che alterna circuiti cittadini, corse su pista, gare a cronometro (rally vecchia scuola con copilota che detta legge), a eliminazione e via discorrendo, per la serie chi più ne ha più ne metta. Il risultato finale é, ovviamente, all'insegna della varietà, tanto che il passaggio da una tipologia di gara all'altra arreca un evidente calcio nel didietro alla monotonia, mantenendo sempre alto l'interesse.

Rispetto al primo Dirt, che già aveva abbandonato la strada simulativa, questo secondo capitolo si rivela ancor più arcade, veloce, frenetico, adrenalinico, con alto tasso di spettacolarità dovuto al maggiore senso di velocità unito alla conformazione dei tracciati e agli elementi che si muovono a bordo pista. In mezzo a un mare di gente e immersi in un costante sventolare di bandiere e nastri, la lotta interiore tra il voler realizzare la gara perfetta e il voler assistere alle conseguenze di uno spettacolare scontro a duecento all'ora contro un muro si fa pressante. Tanto più che quest'anno ci viene in aiuto per la prima volta nella serie l'opzione rewind, che mediante la pressione del tasto quadrato durante un replay, consente di riavvolgere la gara dopo un incidente, così da riprendere la corsa alcune curve prima ed evitare l'errore.



Detto che la vena simulativa non trova qui cittadinanza, passiamo al garage che si dimostra quanto mai affollato. Durante il nostro tour nelle nove location presenti (tra cui Inghilterra, Marocco, Giappone, California ecc.) avremo modo di guidare, oltre alle classiche macchine da rally, dune buggy, SUV, camion, prototipi, oltre che modificare in parte la nostra vettura. Difatti per ogni tipologia di vettura corrisponderà, come prima accennato, una diversa disciplina. La novità é che a differenza del primo capitolo della serie Dirt, uscito oramai due anni or sono, stavolta tutte le gare e tutte le vetture presenti saranno disponibili anche nel gioco online, che prevede un massimo di otto giocatori in pista e si dimostra all'altezza delle aspettative.

Di cose da dire ce ne sarebbero ancora parecchie: si potrebbe menzionare la presenza di un motore fisico curatissimo, l'idea di proporre un'interfaccia dei menù dinamica (questa volta ambientata all'interno di un paddock, tra gente festante e musica assordante), l'elevata difficoltà di alcune gare (ma il settaggio della difficoltà verrà in aiuto ai giocatori occasionali), o ancora la presenza di un sistema di danni visivamente accattivante ma in pratica inverosimile, eppure tutto ciò passerebbe in secondo piano di fronte alla mole di contenuti offerta dal titolo Codemasters che diverte senza troppi fronzoli, cercando di inserire nella formula di gioco di tutto e di più.

C'é un solo modo per capire la mole di lavoro profusa per rendere il titolo graficamente ottimo: incollare gli occhi allo schermo, dato che ogni descrizione difficilmente renderebbe l'idea di quanto visivamente offerto. Dirt 2 é senza mezzi termini uno spettacolo circense, con frizzi, lazzi e sollazzi fatti da modelli finemente dettagliati e convincenti effetti sulle texture, tracciati che offrono una grande varietà di forme e colori (dal frastagliato deserto marocchino alla macchia croata), locazioni piene di vita e movimento con gente a bordo pista e bandiere svolazzanti ad ogni angolo. A risultare carente, purtroppo é ancora una volta la fisica come in GRID e parzialmente anche nel primo Dirt. Tutti i mezzi, pur differendo nelle dimensioni e nel peso, vengono sballottati come risposta alle numerose sollecitazioni causate dall'estrema velocità e alle asperità dei terreni. Quel che sembra mancare, il più delle volte, é la sensazione e la percezione del peso delle vetture. Come si suol dire, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, e tutto questo ben di Dio ha ovviamente un prezzo, che Dirt 2 paga con alcuni cali di frame rate (che fortunatamente non intaccano minimamente l'esperienza di gioco) nelle situazioni più concitate e durante le bagarre tra più vetture.

Volendo concludere, Dirt 2 é un minestrone estremamente appetitoso di modalità, eventi, vetture, che si allontana dal rally vecchia scuola per abbracciare le più svariate discipline off-road. Il divertimento é di casa e grazie alla varietà non viene mai sfrattato, ma i limiti del lavoro Codemasters sono da rintracciarsi nella natura stessa del prodotto, un arcade, che come da consuetudine propone un sistema di guida lontano dal realismo, e quindi meno profondo, che farà storcere il naso a chi in cerca di qualcosa di più simulativo.