DiRT 3
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Al fine di accontentare i pochi, pochissimi, criticoni facinorosi con qualche riserva su Dirt 2, Codemasters ha operato in modo salomonico: li ha snobbati. I rimproveri circa la pochezza del lato squisitamente rallistico sono stati abilmente elusi ingigantendo l'offerta ludica e continuando deliberatamente quanto cominciato con Dirt 2. Dirt 3 é infatti un Dirt 2 all'ennesima potenza. A cominciare dall'aggiornamento audiovisivo, al limite del clamoroso, passando per la pletora di eventi, modalità inedite, vetture, ai filmati con cui tappezzare Youtube, finendo con la sua anima arcade che fortunatamente (o sfortunatamente a seconda di chi legge) non é stata tradita. Nessun cambio di rotta, nessuna sensibile variazione nel registro ludico che si limita a comporsi di un maggior numero di voci, per un ingigantimento del pacchetto giocoso offerto che assume proporzioni elefantiache.
É in pista che Dirt 3 dà il meglio di sé. Sistemata l'imbarazzante questione aiuti e scelto il setting adatto della vettura, la colonna sonora della nostra gara é data dalle tempestive indicazioni del copilota e dal ruggito del motore, per essere un tutt'uno col nostro mezzo e affrontare di petto la pista e le sue insidie. Curve, rettilinei, tornanti, dossi, il rally é una sfida con se stessi fatta di improvvisazione, riflessi, freni a mano e continui controsterzi per evitare che il retrotreno ci mandi per campi. Poche curve per fidelizzare con la vettura, qualche licenza di troppo che distanzia quanto mostrato su schermo dal verosimile: siamo di fronte a un racing game arcade, di puro intrattenimento. Ed é qui che Dirt regala grosse emozioni al fruitore e qualche sorrisetto compiaciuto sulle prime grazie a un sistema di guida dannatamente piacevole, adrenalinico, gratificante, moderatamente impegnativo (a patto di un corretto settaggio del livello di difficoltà) e dalle scarse attitudini al realismo su cui si chiude benevolmente un occhio. Gli aggettivi si sprecano, come anche il ricco parco modalità con cui questo terzo capitolo ostenta sicurezza.
Dirt 3 é un racing game figlio dell'attuale generazione, modellato al fine di soddisfare la massa videoludica nella sua interezza grazie a un sistema di aiuti scalabile che permette a chiunque risultati da campione del mondo e l'opzione rewind con cui riavvolgere frammenti di gara per non "coriandolizzare" il piazzamento finale. Un racing game che abbraccia molteplici discipline dell'off road, tanto per non scontentare gli amanti del rally e chi in cerca di qualcosa di più vario che non una sfida con se stessi in pista. Il Tour Dirt (la carriera) é quasi imbarazzante per varietà: oltre ai classici rally propone testa a testa, Rally Cross, Land Rush, TrailBlazer, alternando vetture da rally, pick up o buggy. Il tutto inframmezzato da alcuni eventi drift dove guadagnare punti effettuando derapate e continui controsterzi o arrivando all'inedita Gymkhana, ove sbizzarrirci in arene ad hoc effettuando 360, salti, compiendo acrobazie sfruttando gli elementi del fondale e mandando il pubblico in delirio. La varietà é di casa e la qualità la segue come la sua ombra.
Del paddock festante non c'é più traccia; se in termini di spettacolarità si é fatto un passo indietro, per quanto concerne la praticità Dirt 3 vince sul predecessore a mani basse. Nessuna complicanza nemmeno per quanto concerne l'avanzamento nella carriera, affidato unicamente ai punti reputazione, moneta di scambio grazie al quale ingraziarsi nuove case automobilistiche e “sbloccare” nuove vetture. Queste coprono un arco temporale che va dagli anni '50 ai giorni nostri e sono rappresentate da mostri sacri del genere (su tutti l'imperatrice dei rally, la Delta HF Integrale). Ad ogni modo, benché sia bene ribadire fino alla nausea che per alcune scelte di gameplay Dirt 3 sia annoverabile alla categoria arcade, é innegabile che la fisica dei mezzi e il sistema di danni abbiano subito miglioramenti tangibili.
Rispetto al predecessore non si ha la sensazione di surfare sullo sterrato e le auto dimostrano finalmente un loro peso specifico, nonché differenze più marcate dal passaggio da una superficie stradale all'altra. Alcune incoerenze nel comportamento dei mezzi anche a seguito di entrate in curva sconsiderate da parte del giocatore sono tollerate, ma dal punto di vista degli urti non ci sono sconti o concessioni. Il sistema di danni propone un morphing delle vetture da applausi che si ripercuote sulle prestazioni delle stesse, abbattendo la velocità di punta o rendendo il mezzo pressoché inguidabile a seguito di un frontale. E qui viene in soccorso la già citata opzione rewind che fino a un decennio addietro sarebbe stata un sacrilegio solo a pensarla, riavvolgere la gara per qualche secondo e ripetere il pezzo incriminato, magari perché un avversario dalla torbida indole ci ha spediti dritti contro un muro.
Manca ancora qualcosa all'appello, come la discreta intelligenza artificiale degli avversari (vantanti spesso comportamenti agguerriti e bastardi al giusto), la possibilità di affrontare in multiplayer (sia locale che online) tutte le modalità del singolo (e altre inedite), o ancora le sorprendenti variazioni climatiche in tempo reale, retaggio del validissimo F1 2010, o le ottime ambientazioni dove sfrecciare con i vari bolidi. Ma il punto focale é uno: Dirt 3 é irreprensibile in quasi tutti i frangenti, a patto che il giocatore non sia in cerca di un realismo qui sacrificato per via di motivi già citati.
Tecnicamente il lavoro svolto da Codemasters é di gran lunga al di fuori dell'ordinario. Dopo l'ottima parentesi di F1 2010 l'Ego Engine si rimostra il forma smagliante, garante di effetti meteo variabili di grande impatto, deformazioni delle vetture a seguito di danni in grado di bucare lo schermo, ambientazioni da cartolina, e pochissime sbavature da cercare con la lente d'ingrandimento come alcune (invero sporadiche) incertezze del frame rate con più avversari su schermo. Esemplare inoltre il chiacchiericcio del copilota e degni di nota gli effetti sonori, mentre la bontà o meno della soundtrack rockeggiante rimane a discrezione del giocatore.
É in pista che Dirt 3 dà il meglio di sé. Sistemata l'imbarazzante questione aiuti e scelto il setting adatto della vettura, la colonna sonora della nostra gara é data dalle tempestive indicazioni del copilota e dal ruggito del motore, per essere un tutt'uno col nostro mezzo e affrontare di petto la pista e le sue insidie. Curve, rettilinei, tornanti, dossi, il rally é una sfida con se stessi fatta di improvvisazione, riflessi, freni a mano e continui controsterzi per evitare che il retrotreno ci mandi per campi. Poche curve per fidelizzare con la vettura, qualche licenza di troppo che distanzia quanto mostrato su schermo dal verosimile: siamo di fronte a un racing game arcade, di puro intrattenimento. Ed é qui che Dirt regala grosse emozioni al fruitore e qualche sorrisetto compiaciuto sulle prime grazie a un sistema di guida dannatamente piacevole, adrenalinico, gratificante, moderatamente impegnativo (a patto di un corretto settaggio del livello di difficoltà) e dalle scarse attitudini al realismo su cui si chiude benevolmente un occhio. Gli aggettivi si sprecano, come anche il ricco parco modalità con cui questo terzo capitolo ostenta sicurezza.
Dirt 3 é un racing game figlio dell'attuale generazione, modellato al fine di soddisfare la massa videoludica nella sua interezza grazie a un sistema di aiuti scalabile che permette a chiunque risultati da campione del mondo e l'opzione rewind con cui riavvolgere frammenti di gara per non "coriandolizzare" il piazzamento finale. Un racing game che abbraccia molteplici discipline dell'off road, tanto per non scontentare gli amanti del rally e chi in cerca di qualcosa di più vario che non una sfida con se stessi in pista. Il Tour Dirt (la carriera) é quasi imbarazzante per varietà: oltre ai classici rally propone testa a testa, Rally Cross, Land Rush, TrailBlazer, alternando vetture da rally, pick up o buggy. Il tutto inframmezzato da alcuni eventi drift dove guadagnare punti effettuando derapate e continui controsterzi o arrivando all'inedita Gymkhana, ove sbizzarrirci in arene ad hoc effettuando 360, salti, compiendo acrobazie sfruttando gli elementi del fondale e mandando il pubblico in delirio. La varietà é di casa e la qualità la segue come la sua ombra.
Del paddock festante non c'é più traccia; se in termini di spettacolarità si é fatto un passo indietro, per quanto concerne la praticità Dirt 3 vince sul predecessore a mani basse. Nessuna complicanza nemmeno per quanto concerne l'avanzamento nella carriera, affidato unicamente ai punti reputazione, moneta di scambio grazie al quale ingraziarsi nuove case automobilistiche e “sbloccare” nuove vetture. Queste coprono un arco temporale che va dagli anni '50 ai giorni nostri e sono rappresentate da mostri sacri del genere (su tutti l'imperatrice dei rally, la Delta HF Integrale). Ad ogni modo, benché sia bene ribadire fino alla nausea che per alcune scelte di gameplay Dirt 3 sia annoverabile alla categoria arcade, é innegabile che la fisica dei mezzi e il sistema di danni abbiano subito miglioramenti tangibili.
Rispetto al predecessore non si ha la sensazione di surfare sullo sterrato e le auto dimostrano finalmente un loro peso specifico, nonché differenze più marcate dal passaggio da una superficie stradale all'altra. Alcune incoerenze nel comportamento dei mezzi anche a seguito di entrate in curva sconsiderate da parte del giocatore sono tollerate, ma dal punto di vista degli urti non ci sono sconti o concessioni. Il sistema di danni propone un morphing delle vetture da applausi che si ripercuote sulle prestazioni delle stesse, abbattendo la velocità di punta o rendendo il mezzo pressoché inguidabile a seguito di un frontale. E qui viene in soccorso la già citata opzione rewind che fino a un decennio addietro sarebbe stata un sacrilegio solo a pensarla, riavvolgere la gara per qualche secondo e ripetere il pezzo incriminato, magari perché un avversario dalla torbida indole ci ha spediti dritti contro un muro.
Manca ancora qualcosa all'appello, come la discreta intelligenza artificiale degli avversari (vantanti spesso comportamenti agguerriti e bastardi al giusto), la possibilità di affrontare in multiplayer (sia locale che online) tutte le modalità del singolo (e altre inedite), o ancora le sorprendenti variazioni climatiche in tempo reale, retaggio del validissimo F1 2010, o le ottime ambientazioni dove sfrecciare con i vari bolidi. Ma il punto focale é uno: Dirt 3 é irreprensibile in quasi tutti i frangenti, a patto che il giocatore non sia in cerca di un realismo qui sacrificato per via di motivi già citati.
Tecnicamente il lavoro svolto da Codemasters é di gran lunga al di fuori dell'ordinario. Dopo l'ottima parentesi di F1 2010 l'Ego Engine si rimostra il forma smagliante, garante di effetti meteo variabili di grande impatto, deformazioni delle vetture a seguito di danni in grado di bucare lo schermo, ambientazioni da cartolina, e pochissime sbavature da cercare con la lente d'ingrandimento come alcune (invero sporadiche) incertezze del frame rate con più avversari su schermo. Esemplare inoltre il chiacchiericcio del copilota e degni di nota gli effetti sonori, mentre la bontà o meno della soundtrack rockeggiante rimane a discrezione del giocatore.