Company of Heroes 3 - Gli Occhi di Relic sulla Seconda Guerra Mondiale
SEGA ritorna, a modo suo, sul tema della seconda guerra mondiale dando alle stampe un titolo quasi perfetto, che prende vita in Italia
Quello degli strategici in tempo reale è un genere che ha saputo resistere agli “acciacchi” dell’età senza colpo ferire. È praticamente sopravvissuto a tutto: dall’avvento dei soulslike ai mobile game, senza dimenticarci persino gli strategici a turni, che con quell’impronta più tattica sembrano aver deciso di fermare il tempo a favore di una serie di decisioni da prendere con calma.
C’è stato un momento storico del videogioco dove gli RTS erano diventati onnipresenti. Se ne trovavano in tutte le salse, da Age of Empires con l’impronta storico/medievale a Command & Conquers, un franchise che grazie alla guerra ha fatto i soldi con la pala. Non dimentichiamoci di Warcraft e Starcraft, altri due colossi del settore che hanno permesso il proliferare del genere, al punto da farlo poi consolidare grazie all’arrivo di titoli più recenti, uno tra questi il Company of Heroes di cui stiamo per parlare.
I primi due capitoli del franchise hanno avuto modo di irrompere sul mercato ottenendo un ottimo riscontro, soprattutto parlando del primo, mentre del secondo ricordiamo forse una pigrizia da parte di Relic Entertainment sul fronte dell’innovazione. Quest’anno, invece, Company of Heroes 3 cerca di fare i compiti a casa senza scordarsi i passi compiuti per arrivare dove è oggi, più in forma che mai.
Company of Heroes 3, quando la strategia paga!
Come spesso accade in uno strategico in tempo reale, bisogna sin da subito capire da che parte stare. Più che un discorso di fazioni, si tratta semplicemente di comprendere ciò che il gioco ha in mente di offrirci, soprattutto quando è presente la possibilità di utilizzare diversi schieramenti, ognuno caratterizzato da punti di forza e debolezza. In Company of Heroes 3 abbiamo la possibilità di guidare quattro eserciti differenti, meglio identificati dalle fazioni della Wehrmacht e Deutsches Afrikakorps, in contrapposizione alla US Army e UK Forces.
Relic Entertainment ha mantenuto parte della struttura vista nei precedenti capitoli, con il classico succedersi delle missioni da svolgere nelle mappe proposte, aggiornandosi con una componente tattica che ricorda molto da vicino uno strategico alla Total War, tant’è che quando cercheremo di muovere le pedine sul campo avremo bisogno di aspettare qualche turno per raggiungere il luogo designato. Affrontando per prima la campagna di liberazione del territorio italiano si ha la possibilità di apprendere i rudimenti di questo nuovo sistema grazie a un tutorial elementare ed efficace, in cui partiremo da Messina alla volta di Roma, nel tentativo di liberare il maggior numero di insediamenti lungo il percorso.
Questa commistione di elementi si è rivelata a nostro avviso intelligente e funzionale, soprattutto utile nello “svecchiare” un sistema di gioco ormai reiterato, o comunque piuttosto lineare nella sua modalità di esposizione. Tra l’altro, nel farlo, aggiunge anche qualche linea di dialogo condita dalla presenza di scelte multiple, un’idea utile che garantisce un minimo di personalizzazione sull’approccio.
Chi mastica di strategici a turni saprà perfettamente che ogni insediamento può essere conquistato con le buone, o con le cattive. In Company of Heroes 3 la parte tattica presenta la risoluzione degli scontri mediante combattimento automatico, bilanciato grazie al solito equilibrio tra forze attaccanti e forze di difesa, oppure manuale con la disputa in una skirmish, situazione che garantirà al giocatore una ricompensa in più mediante il completamento degli obiettivi bonus.
La mappa tattica garantisce la possibilità al giocatore di conquistare città e ottenere rifornimenti, una delle valute principali di cui tener conto nel gioco, dato che in questo strategico, come ricorderete in relazione al franchise, il base building viene sostituito dalla conquista di alcuni punti strategici sul campo, che permettono il reclutamento dei rinforzi. Come RTS, il terzo capitolo del franchise offre essenzialmente la stessa esperienza dei capitoli precedenti, intervallata dalla conquista del campo mediante lo schieramento delle unità. Queste potranno rifugiarsi dietro alle diverse coperture presenti sul campo di battaglia, oppure entrare all’interno degli edifici così da non diventare facile bersaglio dei nemici.
Come ben ricorderete, Company of Heroes suddivide la mappa in territori conquistati da una o l’altra fazione, ed è proprio la strategia utilizzata dal giocatore a determinare la vittoria, a patto che non vengano fatte scelte avventate e poco intelligenti. In questo senso, è opportuno segnalarvi che il titolo, anche a difficoltà più elevata, non vi impensierirà più del dovuto, risultando persino relativamente semplice una volta giocato dall’inizio alla fine.
Interessante la presenza delle missioni secondarie, un plus che garantisce un ottimo livello di intrattenimento sul fronte del gameplay, ma che a tutti gli effetti non arricchisce di molto l’esperienza narrativa, che risulta un pelino statica nella sua tecnica di esposizione. Oltre alla parentesi italiana è presente anche una piccola parentesi nel territorio nord-africano, in cui tra l’altro il giocatore dovrà guidare per assurdo “i cattivi” al posto dei buoni (questo sempre tenendo conto del corso della storia).
Peccato che qui manchi la componente tattica, completamente soppiantata dallo schema a missioni più classico, che in otto capitoli vedrà la conclusione del conflitto tra Egitto e Libia. Visionare il lato del campo capitanato da Rommel ha il suo perché, soprattutto in funzione della modalità espositiva con cui il gioco ce lo presenta. Onestamente quello che lascia un po’ perplessi resta la mancanza di più contenuti, nel senso che con queste basi di produzione gli sviluppatori avrebbero potuto tranquillamente inserire qualcosa di più delle due campagne presenti, oltre a qualche unità extra da inserire nelle fazioni presenti sul lato dell’Asse.
Indovina chi viene a cena
Come ogni strategico in tempo reale che si rispetti, anche Company of Heroes 3 conta diverse modalità alternative alla campagna, come la più classica delle skirmish da effettuare in solitaria, o con un compagno, contro l’IA, ovviamente seguita dalla modalità multigiocatore, un must immancabile in titoli sul generis.
Il funzionamento di tali modalità è direttamente proporzionale alla voglia di sfida in possesso del giocatore, situazione che Relic ha supervisionato a dovere giacché la maggior parte delle mappe, e dei match, potranno essere inoltre personalizzati al fine di rendere l’esperienza il più adattabile possibile a ogni stile di gioco. Sembra inoltre esserci un supporto per le mod, un extra da non sottovalutare visto l’impegno profuso dalle comunità di appassionati nel corso di questi ultimi anni (basterebbe citarvi uno Skyrim o un Fallout per rendervi bene l’idea…).
Tecnicamente parlando il titolo gira tranquillamente sulla configurazione hardware in nostro possesso, soprattutto sul fronte della fluidità, che in questo genere di giochi risulta fondamentale insieme alla distruttibilità del terreno e degli edifici. Company of Heroes ci aveva già mostrato diversi elementi di pregio su questo fronte, che oggi vengono confermati in questo terzo capitolo che non farà gridare al miracolo per pulizia e precisione delle texture (ingrandendo si vedono alcune imperfezioni, ma davvero, roba da poco).
Citiamo con piacere il doppiaggio, ben caratterizzato e soprattutto diversificato a seconda delle unità coinvolte nei vari eserciti. Peccato invece per l’intera colonna sonora, forse un pelino sottotono in termini di epicità e coinvolgimento durante le fasi di gameplay.