Concrete Genie
Concrete Genie, sin dal suo annuncio, è stato un titolo in grado di incuriosire i giocatori. Dietro a quello stile visivo così forte e d’impatto, c’è la volontà da parte di un piccolo team, i ragazzi di Pixelopus, di raccontare una storia che punta a colpire le emozioni, i sentimenti e magari i ricordi di un passato che troppo spesso facciamo finta di dimenticarci, specialmente se difficile.
Concrete Genie ci porta all’interno della città di Denska, un luogo ormai corrotto dal dolore e dalla sofferenza. In questo contesto deturpato e senza speranza, la fiammela del coraggio rimane accesa solamente dentro il simpatico Ash, un ragazzino che, costantemente bullizzato da un gruppo di coetanei, sfoga tutta la sua speranza all’interno di splendidi disegni.
Partiamo subito col dire che Concrete Genie non è esattamente il prodotto perfetto, non è nemmeno quel titolo in grado di innovare nonostante le imperfezioni, eppure, nelle circa 7/8 ore che ci sono servite per concluderlo, il gioco di Pixelopus ci è entrato nel cuore. Ha saputo scaldare la nostra anima con dei delicati tocchi di pennello, esattamente come fa Ash sui muri di Denska per riportare colore ad un grigio che non sembra volersene andare.
Il gioco è infatti una sorta di puzzle game piuttosto basilare, in cui buona parte dell’esperienza - almeno nella prima parte - è relegata alla fantasia artistica di chi gioca. Il tool di creazione nelle mani del giocatore è tanto semplice quanto efficace e, dopo pochi minuti, sarete già in grado di destreggiarvi all’interno di paesaggi, effetti e molto altro ancora.
La maggior parte degli enigmi è legata all’utilizzo dei geni, dei mostriciattoli che lo stesso Ash dovrà portare in vita dandogli le sembianze che preferisce. Questi geni sono di tre tipi: fuoco, eletto e acqua. Ognuno, ca va san dir, interagisce in maniera differente con alcuni elementi dell’ambiente di gioco, dando vita a quegli enigmi che davvero lasciano poco spazio all’errore.
La cosa cambia da un certo punto in poi (no spoiler), quando Ash si troverà a dover anche combattere. Da questo momento, oltre alla pittura, il gioco sfocia anche in un contesto più vicino al platform/action puro, ma con risultati anche qui piuttosto semplicistici, e con una difficoltà che non risulta mai un problema.
Paradossalmente, abbiamo notato che il tasso di sfida tarato verso il basso, ci ha permesso di concentrarci maggiormente sulla creazioni di opere davvero uniche, che viste nell’insieme ci hanno offerto davvero un colpo d’occhio ammaliante e corroborato da un comparto tecnico azzeccato e gradevolissimo. Inoltre, sebbene la storia prosegua senza particolari sussulti narrativi, è ben raccontata, con una morale di fondo che riesce a scaldare il cuore senza scadere nell’ovvio o nel patetico.
Ad aumentare un pelino la longevità ci pensano invece i classici collezionabili che, pur essendo in discreta quantità, sono abbastanza facili da recuperare...forse un po’ troppo.
Il gioco offre anche la possibilità di giocare in VR, offrendo così un’esperienza ancora più immersiva. Purtroppo non siamo riusciti a provarla, e quindi - nel caso dovessimo riuscirci - ve ne parleremo in un prossimo articolo.
Insomma, i ragazzi di Pixelopus hanno dimostrato sicuramente di saperci fare e di avere del potenziale sia sotto l’aspetto puramente ludico, quanto sotto quello narrativo. Concrete Genie rimane un prodotto interessante, anche e soprattutto per il prezzo a cui viene venduto. A patto di aver compreso i limiti di questo prodotto, rimane un gioco che ci sentiamo di consigliare.
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Redazione