Condemned
di
Uno sbirro ammazza sbirri insegue un killer ammazza killer. Come si sa, al destino non manca il senso dell'umorismo. Certo, se foste nei panni di Ethan Thomas, di umorismo ne vedreste ben poco. Lui, che ammazza sbirri non è, è braccato dall'FBI che lo ritiene colpevole di un duplice omicidio, in realtà mai commesso. Thomas, esperto profiler del Bureau, dovrà dimostrare le propria innocenza potendo contare solo sull'aiuto a distanza di Rosa, tecnico di laboratorio che assisterà Ethan fino al clamoroso finale, posto a circa 13 ore dal ritrovamento del primo cadavere. Nel corso delle sue indagini l'ex cacciatore di serial killer dell'FBI non solo si ritroverà a che fare con i rifiuti della società che pian piano stanno abbandonando i ghetti per riversarsi nelle strade, ma anche con le sue ex prede che da cacciati, si trasformano in cacciatori.
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Fare di necessità virtù. Questo il motto di Condemned che di fronte ad un arsenale praticamente nullo vi permetterà comunque di interagire, seppure parzialmente, con l'ambiente circostante per procacciarvi le armi necessarie per affrontare nemici dotati (soprattutto sul finire del gioco) di una buona intelligenza artificiale. Dimenticatevi armi pesanti e approvvigionamenti continui di munizioni, in Condemned si combatte per lo più a colpi di tubi di ferro, asce da pompiere e calci assestati con adeguata violenza nei confronti dei nemici. Ecco, la violenza. Il titolo SEGA ne è permeato dall'inizio alla fine, fino all'ultimissima scena. Una violenza estetica ma anche psicologica, che mette il giocatore al centro di una struttura ludica che gioca moltissimo su una forte tensione audio/visiva. La visuale in prima persona, contribuisce poi ad aumentare il senso del disagio del giocatore, impossibilitato dal ridotto cono visvo di poter vedere il posizionamento degli avversari che si nasconderanno nel buio, pronti a saltar fuori da ogni direzione per sorprenderci, muniti anch'essi di armi di fortuna. E' da sottolineare, poi, come Condemned permetta al giocatore di portare con sé una sola arma , dotandovi quindi dello stretto necessario per sopravvivere. Ogni nuovo strumento di offesa che incontrerete sul vostro cammino, sarà immediatamente messa a confronto con l'arma posseduta in quel momento, presentandovi tramite un pratico pannello pregi e difetti del possibile cambio.
Un rapporto con la paura, quello di Monolith, iniziato proprio con F.E.A.R. su PC e approfondito con Condemned, dove la software house americana ha perfezionato le tecniche per instillare il terrore, con un sistema audio/video che s'impone come uno dei migliori visti finora sulla nuova console Microsoft. Un quadro grafico che in alcuni casi impressionerà il giocatore per la pulizia estetica e l'utilizzo delle luci e una ricostruzione del degrado urbano che poco ha da invidiare ai migliori episodi di Silent Hill. Ad una grafica sontuosa a cui forse si può solo rimproverare qualche decadimento nel frame rate di tanto in tanto, si affianca un comparto sonoro che forse si erge ad assoluto protagonista del titolo Monolith. Aiutato dalla codifica Dolby Digital, Condemned esprimerà attraverso le casse del vostro televisore (meglio se un impianto Home Theatre), tutto quel clima di costante tensione che incollerà il giocatore alla poltrona dal primo all'ultimo minuto di gioco. I continui rumori dell'ambiente circostante alimentano adeguatamente il clima d'incertezza che renderà impossibile in molte situazioni, capire esattamente la direzione degli assalti dei vostri nemici e creando un tappeto di sonorità da film horror di primissimo ordine.
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Il gameplay di Condemned, pur non essendo ques'ultimo un survival horror in prima persona, riprende in larga parte gli stilemi dei classici del genere, da Resident Evil in poi. Tanta esplorazione, alternata a fasi investigative che aiutano a far chiarezza sugli eventi che ci stanno accadendo attorno. Peccato, però, che le due componenti siano state equilibrate in maniera non consona al contesto, lasciando ampi spazi da esplorare e far mattanza di avversari e "filoguidando" in maniera forse esasperata e grossolana le fasi investigative, dove saremo comandati a dovere sul dove e come tirare fuori i ferri del mestiere (prescelti automaticamente dal sistema), per raccogliere campioni e impronte che saranno poi inviati a Rosa attraverso il nostro cellulare. Ed è sempre attraverso il nostro cellulare delle meraviglie che riceveremo i risultati delle analisi e verremo imbeccati a dovere sulla direzione da far prendere alla nostra indagine. Si ha poi la sensazione, una volta giunti al termine del gioco, che Monolith abbia messo troppa carne al fuoco, arricchendo la trama di Condemned con troppi elementi che, non trattati adeguatamente nel corso del gioco, lasciano diversi punti oscuri che rimangono tali anche al termine del gioco. Un finale che proprio poco prima di abbassare il sipario permetterà al giocatore di prendere una decisione apparentemente "critica" che però in realtà non cambierà, di fatto, il reale termine dell'avventura. Nel corso del vostro errare negli ambienti suburbani di Condemned, oltre che alla raccolta di indizi di cui abbiamo già parlato, vi capiterà anche di raccogliere altri elementi come uccelli morti (sembra che ci sia anche una strana moria di volatili che ha accompagnato l'aumento della violenza cittadina) e placche metalliche, elementi completamente estranei alle vostre indagini che faranno si che al termine dell'avventura si sblocchino tutta una serie di bonus come i bozzetti degli artwork o i video dei motion capture che sicuramente non valgono da soli il prezzo del biglietto ma che giovano, e non poco, al "pacchetto" targato Monolith/SEGA.
Pollice alto, quindi, per Condemned anche se rimane un po' l'amaro in bocca per alcune discutibili scelte operate dal team responsabile che non gli permettono di spiccare il volo verso l'Olimpo dei capolavori. L'eccessiva propensione per le fasi d'azione a discapito di quelle più ragionate non è supportata da quella necessaria varietà di mosse e azioni che possano variare il modus operandi del giocatore lungo tutto il corso dell'opera, risultando, quindi, troppo ripetitivo. Fortuna vuole che l'ottimo clima di tensione continua "distragga" in qualche modo il giocatore fino al termine del gioco dove, abilmente, SEGA si lascia una porta aperta su un ipotetico Condemned 2.
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Fare di necessità virtù. Questo il motto di Condemned che di fronte ad un arsenale praticamente nullo vi permetterà comunque di interagire, seppure parzialmente, con l'ambiente circostante per procacciarvi le armi necessarie per affrontare nemici dotati (soprattutto sul finire del gioco) di una buona intelligenza artificiale. Dimenticatevi armi pesanti e approvvigionamenti continui di munizioni, in Condemned si combatte per lo più a colpi di tubi di ferro, asce da pompiere e calci assestati con adeguata violenza nei confronti dei nemici. Ecco, la violenza. Il titolo SEGA ne è permeato dall'inizio alla fine, fino all'ultimissima scena. Una violenza estetica ma anche psicologica, che mette il giocatore al centro di una struttura ludica che gioca moltissimo su una forte tensione audio/visiva. La visuale in prima persona, contribuisce poi ad aumentare il senso del disagio del giocatore, impossibilitato dal ridotto cono visvo di poter vedere il posizionamento degli avversari che si nasconderanno nel buio, pronti a saltar fuori da ogni direzione per sorprenderci, muniti anch'essi di armi di fortuna. E' da sottolineare, poi, come Condemned permetta al giocatore di portare con sé una sola arma , dotandovi quindi dello stretto necessario per sopravvivere. Ogni nuovo strumento di offesa che incontrerete sul vostro cammino, sarà immediatamente messa a confronto con l'arma posseduta in quel momento, presentandovi tramite un pratico pannello pregi e difetti del possibile cambio.
Un rapporto con la paura, quello di Monolith, iniziato proprio con F.E.A.R. su PC e approfondito con Condemned, dove la software house americana ha perfezionato le tecniche per instillare il terrore, con un sistema audio/video che s'impone come uno dei migliori visti finora sulla nuova console Microsoft. Un quadro grafico che in alcuni casi impressionerà il giocatore per la pulizia estetica e l'utilizzo delle luci e una ricostruzione del degrado urbano che poco ha da invidiare ai migliori episodi di Silent Hill. Ad una grafica sontuosa a cui forse si può solo rimproverare qualche decadimento nel frame rate di tanto in tanto, si affianca un comparto sonoro che forse si erge ad assoluto protagonista del titolo Monolith. Aiutato dalla codifica Dolby Digital, Condemned esprimerà attraverso le casse del vostro televisore (meglio se un impianto Home Theatre), tutto quel clima di costante tensione che incollerà il giocatore alla poltrona dal primo all'ultimo minuto di gioco. I continui rumori dell'ambiente circostante alimentano adeguatamente il clima d'incertezza che renderà impossibile in molte situazioni, capire esattamente la direzione degli assalti dei vostri nemici e creando un tappeto di sonorità da film horror di primissimo ordine.
Il gameplay di Condemned, pur non essendo ques'ultimo un survival horror in prima persona, riprende in larga parte gli stilemi dei classici del genere, da Resident Evil in poi. Tanta esplorazione, alternata a fasi investigative che aiutano a far chiarezza sugli eventi che ci stanno accadendo attorno. Peccato, però, che le due componenti siano state equilibrate in maniera non consona al contesto, lasciando ampi spazi da esplorare e far mattanza di avversari e "filoguidando" in maniera forse esasperata e grossolana le fasi investigative, dove saremo comandati a dovere sul dove e come tirare fuori i ferri del mestiere (prescelti automaticamente dal sistema), per raccogliere campioni e impronte che saranno poi inviati a Rosa attraverso il nostro cellulare. Ed è sempre attraverso il nostro cellulare delle meraviglie che riceveremo i risultati delle analisi e verremo imbeccati a dovere sulla direzione da far prendere alla nostra indagine. Si ha poi la sensazione, una volta giunti al termine del gioco, che Monolith abbia messo troppa carne al fuoco, arricchendo la trama di Condemned con troppi elementi che, non trattati adeguatamente nel corso del gioco, lasciano diversi punti oscuri che rimangono tali anche al termine del gioco. Un finale che proprio poco prima di abbassare il sipario permetterà al giocatore di prendere una decisione apparentemente "critica" che però in realtà non cambierà, di fatto, il reale termine dell'avventura. Nel corso del vostro errare negli ambienti suburbani di Condemned, oltre che alla raccolta di indizi di cui abbiamo già parlato, vi capiterà anche di raccogliere altri elementi come uccelli morti (sembra che ci sia anche una strana moria di volatili che ha accompagnato l'aumento della violenza cittadina) e placche metalliche, elementi completamente estranei alle vostre indagini che faranno si che al termine dell'avventura si sblocchino tutta una serie di bonus come i bozzetti degli artwork o i video dei motion capture che sicuramente non valgono da soli il prezzo del biglietto ma che giovano, e non poco, al "pacchetto" targato Monolith/SEGA.
Pollice alto, quindi, per Condemned anche se rimane un po' l'amaro in bocca per alcune discutibili scelte operate dal team responsabile che non gli permettono di spiccare il volo verso l'Olimpo dei capolavori. L'eccessiva propensione per le fasi d'azione a discapito di quelle più ragionate non è supportata da quella necessaria varietà di mosse e azioni che possano variare il modus operandi del giocatore lungo tutto il corso dell'opera, risultando, quindi, troppo ripetitivo. Fortuna vuole che l'ottimo clima di tensione continua "distragga" in qualche modo il giocatore fino al termine del gioco dove, abilmente, SEGA si lascia una porta aperta su un ipotetico Condemned 2.