Crackdown 2
di
Quel continuo senso di déjà vu che si insinua con irruenza nella mente del giocatore non é certamente additabile come fattore positivo di questo Crackdown 2. Una delle pregevolezze del primo capitolo é stata indubbiamente la larga possibilità di deambulazione offerta al giocatore, capace di sovrastare la città grazie ad abilità in continua crescita, e l'immediatezza di un gameplay prodigo di sollazzi. Purtroppo, una trama pressoché nulla, missioni partorite durante la pausa caffé e altre carenze sparse rendevano il pacchetto ludico offerto da Realtime Worlds godibile ma incompleto, indubbiamente migliorabile per via di alcune potenzialità inespresse che gli ottimisti bramavano con l'immancabile seguito.
L'ottimismo, si sa, é il profumo della vita, ma da queste parti purtroppo l'olfatto non percepisce alcunché. In un sequel, il minimo sindacale prescrive che il predecessore debba essere migliorato e quantomeno colmate le sue lacune strutturali, operazione del tutto assente in questo Crackdown 2 dove il passaggio di testimone non ha certamente giovato alla qualità del prodotto. Se si riflette sul fatto che Crackdown 2 condivide la stessa location di gioco, il medesimo gameplay e reparto grafico, e a scanso di equivoci é simile in maniera imbarazzante al predecessore, allora ci si domanda chi abbia avuto l'audacia di inserire quel “2” che capeggia in copertina. La presenza della co-op a quattro giocatori, alcune aggiunte come armi, veicoli e una spruzzata di multiplayer sono da considerarsi le uniche e vere novità di questo Crackdown 1.5 (per utilizzare una numerazione più onesta), davvero troppo poco riflettendo sui tre anni ad oggi trascorsi.
L'abbozzo di trama vede come teatro scenico la Pacific City da noi conosciuta a dieci anni di distanza, una città ora in rovina che nelle ore notturne pullula di zombie e in quelle diurne é minacciata da un'organizzazione terroristica. E stop. Il resto é come da copione un continuo susseguirsi di missioni fotocopia tutt'altro che ispirate e non legate da alcun filo narrativo, caratterizzate dal continuo debellamento di ostilità via via più numerose (tramite armi da fuoco, cazzotti o quel che vi pare). A margine, quel che dovrebbe essere mero contorno ancora una volta si rivela il fattore indubbiamente più divertente (e che farà la felicità dei collezionisti), la ricerca delle sfere sparse in ogni angolo della città al fine di potenziare il nostro alter ego virtuale. L'aumento delle abilità (agilità, forza fisica, dimestichezza nella guida, con le armi e con gli esplosivi) sarà imprescindibile per portare a termine le missioni avanzate e per raggiungere zone altrimenti inaccessibili, almeno fin quando la smania di onnipotenza del giocatore si fermerà e questi, guardandosi attorno, troverà ben poco altro da fare. La mancanza di un filo conduttore, l'assenza di una vera e propria trama che dia un senso al progredire del giocatore, sarà il maggiore impedimento al continuo dell'avventura.
E qui entrano in scena le modalità multiplayer, a cominciare dalla co-op a quattro giocatori (che non necessita certo di grosse presentazioni) con cui affrontare la campagna e altre tre modalità francamente trascurabili (Deathmatch, Team Deathmatch e Rocket Tag). Nulla in grado di ribaltare le sorti di questo prodotto, ma quantomeno di allungarne la vita utile prima di riporlo sullo scaffale, piazzarlo sul mercato nero o farne quel che vi pare. L'onestà intellettuale impone comunque una sincera riflessione: é vero che al giorno d'oggi proporre sul mercato un seguito così povero di novità fa storcere il naso, é altrettanto vero che riproporre i medesimi difetti del primo capitolo é lungimirante come utilizzare un freezer al polo nord, d'altro canto, seppur il mercato attualmente offra titoli di ben altro spessore, é comunque da sottolineare come nella breve distanza Crackdown 2 riesca a strappare qualche sprazzo di divertimento e si renda accessibile a tutti grazie alla sua immediatezza. Sempre che non abbiate già passato svariate ore a vagabondare a Pacific City, perché in tal caso questa seconda capatina sarebbe da subito anestetizzata da quel continuo senso di déjà vu già citato in apertura d'articolo.
Tecnicamente, ahinoi, il lavoro di Ruffian Games mostra evidenti sbavature, a cominciare dalla goffaggine del frame rate, capace inspiegabilmente di singhiozzare perfino in situazioni di perfetta calma. Considerando che l'ambientazione é vestita di texture disonorevoli per il giorno d'oggi, che il character design é anonimo e che l'impatto grafico generale sarebbe stato considerato nella media forse un lustro addietro, é chiaro come il termine evoluzione grafica non sia stato nemmeno preso in considerazione dai programmatori.
Qualcuno potrebbe additarlo come un DLC del primo capitolo, altri come una copia imbruttita. La verità sta nel mezzo, e sebbene siano da apprezzare alcune aggiunte (su tutte la co-op a quattro giocatori) é innegabile che il lavoro di Ruffian Games mostri le medesime lacune e incertezze del primo capitolo nonostante i tre anni trascorsi. Un titolo capace di regalare qualche sprazzo di divertimento nella corta distanza ma che poi si dimostra dannatamente ripetitivo, al limite del frustrante. Troppo poco per consigliarne l'acquisto.
L'ottimismo, si sa, é il profumo della vita, ma da queste parti purtroppo l'olfatto non percepisce alcunché. In un sequel, il minimo sindacale prescrive che il predecessore debba essere migliorato e quantomeno colmate le sue lacune strutturali, operazione del tutto assente in questo Crackdown 2 dove il passaggio di testimone non ha certamente giovato alla qualità del prodotto. Se si riflette sul fatto che Crackdown 2 condivide la stessa location di gioco, il medesimo gameplay e reparto grafico, e a scanso di equivoci é simile in maniera imbarazzante al predecessore, allora ci si domanda chi abbia avuto l'audacia di inserire quel “2” che capeggia in copertina. La presenza della co-op a quattro giocatori, alcune aggiunte come armi, veicoli e una spruzzata di multiplayer sono da considerarsi le uniche e vere novità di questo Crackdown 1.5 (per utilizzare una numerazione più onesta), davvero troppo poco riflettendo sui tre anni ad oggi trascorsi.
L'abbozzo di trama vede come teatro scenico la Pacific City da noi conosciuta a dieci anni di distanza, una città ora in rovina che nelle ore notturne pullula di zombie e in quelle diurne é minacciata da un'organizzazione terroristica. E stop. Il resto é come da copione un continuo susseguirsi di missioni fotocopia tutt'altro che ispirate e non legate da alcun filo narrativo, caratterizzate dal continuo debellamento di ostilità via via più numerose (tramite armi da fuoco, cazzotti o quel che vi pare). A margine, quel che dovrebbe essere mero contorno ancora una volta si rivela il fattore indubbiamente più divertente (e che farà la felicità dei collezionisti), la ricerca delle sfere sparse in ogni angolo della città al fine di potenziare il nostro alter ego virtuale. L'aumento delle abilità (agilità, forza fisica, dimestichezza nella guida, con le armi e con gli esplosivi) sarà imprescindibile per portare a termine le missioni avanzate e per raggiungere zone altrimenti inaccessibili, almeno fin quando la smania di onnipotenza del giocatore si fermerà e questi, guardandosi attorno, troverà ben poco altro da fare. La mancanza di un filo conduttore, l'assenza di una vera e propria trama che dia un senso al progredire del giocatore, sarà il maggiore impedimento al continuo dell'avventura.
E qui entrano in scena le modalità multiplayer, a cominciare dalla co-op a quattro giocatori (che non necessita certo di grosse presentazioni) con cui affrontare la campagna e altre tre modalità francamente trascurabili (Deathmatch, Team Deathmatch e Rocket Tag). Nulla in grado di ribaltare le sorti di questo prodotto, ma quantomeno di allungarne la vita utile prima di riporlo sullo scaffale, piazzarlo sul mercato nero o farne quel che vi pare. L'onestà intellettuale impone comunque una sincera riflessione: é vero che al giorno d'oggi proporre sul mercato un seguito così povero di novità fa storcere il naso, é altrettanto vero che riproporre i medesimi difetti del primo capitolo é lungimirante come utilizzare un freezer al polo nord, d'altro canto, seppur il mercato attualmente offra titoli di ben altro spessore, é comunque da sottolineare come nella breve distanza Crackdown 2 riesca a strappare qualche sprazzo di divertimento e si renda accessibile a tutti grazie alla sua immediatezza. Sempre che non abbiate già passato svariate ore a vagabondare a Pacific City, perché in tal caso questa seconda capatina sarebbe da subito anestetizzata da quel continuo senso di déjà vu già citato in apertura d'articolo.
Tecnicamente, ahinoi, il lavoro di Ruffian Games mostra evidenti sbavature, a cominciare dalla goffaggine del frame rate, capace inspiegabilmente di singhiozzare perfino in situazioni di perfetta calma. Considerando che l'ambientazione é vestita di texture disonorevoli per il giorno d'oggi, che il character design é anonimo e che l'impatto grafico generale sarebbe stato considerato nella media forse un lustro addietro, é chiaro come il termine evoluzione grafica non sia stato nemmeno preso in considerazione dai programmatori.
Qualcuno potrebbe additarlo come un DLC del primo capitolo, altri come una copia imbruttita. La verità sta nel mezzo, e sebbene siano da apprezzare alcune aggiunte (su tutte la co-op a quattro giocatori) é innegabile che il lavoro di Ruffian Games mostri le medesime lacune e incertezze del primo capitolo nonostante i tre anni trascorsi. Un titolo capace di regalare qualche sprazzo di divertimento nella corta distanza ma che poi si dimostra dannatamente ripetitivo, al limite del frustrante. Troppo poco per consigliarne l'acquisto.