Crash Bandicoot: L'Ira di Cortex

di Redazione Gamesurf
IL BANDICOOT PIU' BELLO DEL MONDO
Inutile nasconderlo: nella appena passata era delle console a 32 bit ognuno dei capitoli della saga più amata dai Bandicoot é sempre riuscito a contraddistinguersi ed elevarsi una spanna sopra la concorrenza proprio per la magnificenza del proprio comparto grafico e, in fondo in fondo, si sperava che Traveller's Tales avesse ereditato da Naughty Dog anche quest'ottimo "vizio". Ma a giudicare dai fatti, sembra che non tutto sia andato per il verso giusto e che quell'aura di eccellenza grafica che intimidiva tutti gli altri giochi di piattaforme si sia abbastanza ridimensionata. Ma questo non vuol dire assolutamente che il comparto grafico sia mal riuscito: i modelli dei personaggi principali sono ben curati grazie alla generosità del numero di poligoni impiegato che rende soprattutto nella morbidezza delle linee, una morbidezza che rimane comune anche nei più avari di dettagli nemici riuscendo a raggiungere un ottimo feeling estetico, quasi da cartoon, apprezzabilissimo. Ma il piatto forte del motore grafico usato da questo quarto capitolo di Crash Bandicoot sono gli effetti speciali, come gli elementi particellari e le luci dinamiche, che abbondando in ogni livello non mancano mai di illuminare e far apprezzare nuovi dettagli scoperti dal contrasto del chiaro e scuro sulla pelle (o chi per lei...) dei personaggi, e non si possono proprio non menzionare le vetrate dipinte che colorano l'ambiente (ed anche un abbozzo di pulviscolo atmosferico) grazie ai loro fasci luminosi e le variopinte scintille, immancabili a sottolineare i raggi delle armi nemiche o le mosse più convulse di Crash stesso. E anche le riflessioni (presenti in elementi come il ghiaccio od in generale in fondi, come pavimenti, particolarmente lucidi) non verranno proprio a farsi desiderare. Ma a bilanciare questi ottimi dettagli accorrono purtroppo le texture e le onnipresenti scalette: le prime, raramente ben definite, rimangono non solo molto sfocate in lontananza ma povere di chiarezza e di dettaglio a una visione più accurata, nonostante la loro varietà durante il livello non possa proprio definirsi stupefacente. Le seconde sono come sempre fastidiose e tendono ad incrinare soprattutto il già citato aspetto da cartone animato, rovinandolo in maniera considerevole in alcune condizioni. In media i livelli sono costruiti da un basso numero di poligoni e da elementi poveri e semplicistici, tanto da spingerci a definire alcune locazioni addirittura scarne: questi ed altri elementi contribuiscono alla sconfitta, in chiave morale ovviamente, dell'ultimo capitolo della saga di Crash Bandicoot rispetto ai suoi illustrissimi predecessori.