Crash Bandicoot N-Sane Trilogy

di Simone Rampazzi

Difficile non prendere in considerazione il personaggio di Crash Bandicoot quando si parla di giochi del passato. D’altronde, inutile negarlo, il bandicoot più pazzo della storia è entrato nel cuore di molti al tempo della PSOne, portandosi dietro un vero e proprio pubblico di giocatori innamorati sin dalla prima trottola.

Mangiando frutti wumpa come se non ci fosse un domani, mentre si rompeva qualche cassa e si collezionavano gemme, il nostro alter ego viaggiava per mondi fantastici combattendo la sua nemesi Neo Cortex, accompagnato anch’egli da strampalati assistenti e simpatici boss.

Dal 1996 ad oggi, Crash è riuscito sempre a far parlare positivamente di sé, motivo per cui gli sviluppatori di Vicarious Visions (accompagnati nel compito da Activision) hanno ben pensato di riprendere in mano il brand ideato da Naughty Dog. Grazie ad un restauro impeccabile, accompagnato da un rispetto doveroso nei confronti della serie, questa N’Sane Trilogy può essere il biglietto d’oro per l’ingresso nella favolosa fabbrica di cioccolato di Willy Wonka.

Curiosi di sapere se tutte quelle barrette di cioccolato ingurgitate valgono il biglietto?

BUDEGA!

Analizzare un prodotto rimasterizzato pone molto spesso l’attenzione su due particolari: l’occhio e la fedeltà. Se da una parte il primo cerca di stare al passo con i tempi, magari sfruttando tecnologie nuove più definite, la seconda si sforza di rendere il prodotto più genuino possibile, senza stravolgerlo nella forma che l'ha portato al successo negli anni che furono.

L’operazione N’Sane Trilogy dimostra come entrambi i fattori siano stati tenuti in forte considerazione dagli sviluppatori, al punto che ogni dettaglio (legato ai personaggi o ai livelli) ha mantenuto il pathos di un tempo, regalando quindi ai giocatori più attempati una serie di emozioni difficili da descrivere.

Il bandicoot Crash viene sottoposto a una mutazione genetica da parte del Dot. Neo Cortex, ma qualcosa va storto e l’animale fugge dal laboratorio, approdando sull’isola tropicale di N. Sanity. Lì lo attendono diverse prove ostiche, ad impedirgli di raggiungere, e salvare, la sua amata Tanwa. Grazie all’aiuto dello spirito sciamano Aku Aku, il nostro alter ego sfuggirà alle insidie trovate nell’arcipelago, sconfiggendo il suo nemico molte volte, tante quante sono i capitoli racchiusi in questa trilogia rimasterizzata.

E se ad un primo momento la sorpresa, legata al comparto grafico, ci spiazza per la sua incredibile freschezza ricca di particolari, effetti visivi e molto altro, quello che poi ci riporta a casa è la fedeltà dei livelli, ognuno riprodotto esattamente come era in passato. Questa sensazione potranno capirla i giocatori più navigati che hanno impugnato un pad grigio sprovvisto di stick analogico, anche se qualcuno dei meno anziani ne avrà saggiato la difficoltà grazie all’inserimento, nel PlayStation Network, avvenuto nel 2007.

Parliamo di difficoltà visto e considerato che, trattandosi di un platform tridimensionale tutt’altro che all’acqua di rose, il titolo ha mantenuto il suo appeal di gioco estremamente complesso, tanto da farci intonare canti gregoriani ad ogni dipartita causata da qualsiasi svista. Fortunatamente il gameplay prevede di farci giocare a volontà senza un effettivo game over all’orizzonte, inserendo persino alcuni checkpoint extra ed una maschera Aku Aku ad inizio livello dopo aver effettuato più di un restart.

La legnosità dei livelli si fa sentire soprattutto nel primo capitolo, vista una leggera imprecisione nella risposta dei tasti che sembra fare ritorno sia utilizzando le frecce direzionali, sia utilizzando lo stick analogico, ma si tratta comunque di una serie di piccolezze perfettamente ignorabili, soprattutto tenendo in considerazione le piccole modifiche apportate dal team Vicarious citate poco sopra.

Se da un lato il primo capitolo aveva bisogno di questo genere di accortezze, dall’altro il secondo e il terzo sono rimasti praticamente invariati nel gameplay, vista la loro già notevole longevità e freschezza dimostrata al momento del loro lancio storico. Cortex Strikes Back tentava di approfondire, nonché migliorare, la formula dimostrata nel primo capitolo, mentre invece Warped! tira fuori tutto il carattere frenetico e fuori di testa del bandicoot, tirandoci dentro ad una serie di livelli uno più pazzo dell’altro, coadiuvato peraltro dai poteri apprendibili dopo ogni boss-fight affrontata.

Simpatica inoltre l’idea di farci interpretare Coco, la sorella minore di Crash, come personaggio giocante avente a corredo un moveset tutto suo, che però non potrà essere utilizzato all’interno delle battaglie con i boss.

Interessante notare come lo svecchiamento delle meccaniche, legate maggiormente al gameplay più puro dal punto di vista platform, si siano avvicinate sempre di più a un’utenza più casual, meno votata alla frustrazione più hardcore dimostrata nel primo capitolo. Questa evoluzione può portarci, in un certo senso, a riflettere sul comportamento del videogiocatore nel corso degli anni, ed a come le varie case di sviluppo si siano un po' avvicinate allo stile di gioco imposto da quest’ultimi.

Questione di feeling

Vicarious Visions ha effettuato un lavoro egregio con questa versione rimasterizzata, al punto di ricevere più di una menzione lodevole non tanto per il restyle grafico (comunque esteticamente bello) quanto più per il rispetto avuto nei confronti di un’opera storica come Crash Bandicoot.

Il rapporto dei giocatori con il brand è stratificato nel corso degli anni, un amore incondizionato che può solo far benvolere un lavoro pregiato come quello pubblicato quest’oggi, al punto di far addirittura sperare in produzioni simili che possano riesumare piacevoli scheletri nell’armadio.

Tutto è rimasto praticamente inalterato. Ogni percorso, ogni zona segreta, ogni cassa, tutto ha mantenuto la sua posizione nei mondi di gioco, al fine di lasciare inalterato un prodotto che già era capolavoro nel periodo della sua uscita. Come nota a piè di pagina possiamo solamente storcere il naso per il non poter skippare la presentazione iniziale (il motivo, francamente, non lo capiamo) oltre ad una serie di caricamenti extra che il gioco effettua anche quando carichiamo e moriamo più volte nella stessa zona.