Crazy Taxi

Crazy Taxi
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Non si può dire che Crazy Taxi non abbia ricevuto la sua bella dose di hype (oscuro termine inglese che identifica il marketing esagerato e fracassone), grazie ai continui annunci della casa madre, alle informazioni e filmati rilasciati con regolarità, nonché al successo ottenuto nelle sale giochi di tutto il mondo. Spesso, una forte campagna pubblicitaria può rivelarsi un'arma a doppio taglio per la stessa casa produttrice, che si ritrova con un prodotto non all'altezza delle enormi aspettative create nel suo pubblico. E' stato il caso di giochi come Tiberian Sun su PC o Final Fantasy 8 su PlayStation, entrambi buoni prodotti, ma non i classici che ci si aspettava. Sarà anche il caso di Crazy Taxi? Oppure il gioco AM3 é veramente tutto quello che Sega ci ha fatto credere in questi mesi? La risposta sarà data alla fine dell'articolo (e nel relativo commento), per ora limitiamoci a seguire quella che é la "prassi" nell'esposizione del gioco
Crazy Taxi
Gus sfreccia sui dossi di Frisco, nell'introduzione

Come ormai saprà la maggior parte dei lettori, l'impostazione del titolo AM3 ruota attorno al trasportare in maniera rapida (e cruenta) il maggior numero di clienti possibile entro il limite di tempo messo a disposizione. A questo scopo, sono disponibili quattro "tassinari" dall'aspetto fortemente caratterizzato, dotati di vetture diversificate nella ripresa, nella tenuta di strada nonché nella manovrabilità. Iniziando una partita faremo immediatamente la conoscenza di Axel, BD Joe (BD acronimo di Bad Driver? Può essere...) Gena e Gus, quattro cabbie (dicasi taxista in inglese) pronti a sfrecciare sulle strade delle moderne metropoli. Anche se il gioco non utilizza alcun nome "ufficiale" per le due città presenti, é impossibile non riconoscere in San Francisco gran parte del paesaggio che ci circonda, data la presenza degli inconfondibili Cable Car e dei dossi che l'hanno resa famosa in più di un film poliziesco. Una volta scelto il nostro alter ego si va in strada, e si iniziano a cercare i primi clienti. Questi ultimi sono caratterizzati da un cerchio di varie tinte ai loro piedi, che determina la difficoltà (e il corrispettivo guadagno in denaro) nel loro trasporto, secondo una scala di colore che va, da facile a difficile, in questo modo: rosso-arancione-giallo-verde
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Crazy Taxi

Crazy Taxi dimostra che le conversioni arcade possono sostenere la "prova" del passaggio ai sistemi casalinghi. Il gameplay esaltante, lo stile grafico azzeccatissimo e il sonoro da volume a manetta sono passati indenni attraverso il porting della AM3, confezionando un titolo che rappresenta una vera e propria boccata d'aria fresca nel genere dei giochi di guida. Niente settaggi o assetti che dir si voglia (non c'è neanche il tachimetro!) ma solo (e soprattutto) corse folli in metropoli splendidamente progettate, con spiagge, parchi e autostrade. Questo dettaglio, la natura spiccatamente arcade, rappresenta forse l'unico limite del gioco. Chi si aspetta un modello fisico credibile rimarrà forse deluso dal vedere le auto schizzare a decine di metri di altezza o correre tranquillamente sul letto dei fiumi. Chi, invece, cerca del vero/puro/semplice divertimento non potrà non apprezzare l'ottimo lavoro svolto dai programmatori Sega. I saltuari rallentamenti (già visti nell'originale da sala) e il bad clipping talvolta evidente (ma giustificato dalla miriade di oggetti su schermo) sono gli unici aspetti negativi di una produzione altrimenti perfetta. In ogni caso, vista la quantità di lati positivi che porta con sé, non è difficile perdonare questi piccoli difetti a Crazy Taxi, e consigliarne l'acquisto ad ogni possessore di Dreamcast.

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