Crazy Taxi
di
“Toro 21 in cinque minuti”
L'arrivo di Crazy Taxi sul circuito Live Arcade é un evento per molti di noi videogiocatori, e lo é per ben due ragioni: prima di tutto per la fama che il titolo porta con sé, compagno di folli corse tra salagiochi e le più disparate console casalinghe e portatili, a margine (ma senza esagerare) perché pone un importante mattone per il ritorno in massa dei titoli Dreamcast sul moderno palcoscenico, per ridare un po' di meritata luce ad una macchina da gioco che tanta ne meritava e pochissima ne ha avuta, ponendo la parola “Fine” sulle velleità di SEGA riguardo alla produzione hardware.
D'altro canto Crazy Taxi é praticamente un simbolo. Simbolo di quella giocabilità puramente arcade che non significa “casual”, ma punta a regalare sfida e adrenalina. Non si é fenomeni solo sulle simulazioni più estreme: ci sono delle sfide arcade che solo i migliori possono affrontare. Crazy Taxi é quasi archetipo in questo senso, partendo da un'idea semplicissima: guidare una vettura gialla in diverse aree cittadine dove dovremo districarci nel traffico, raccogliendo clienti in sequenza per poi portarli nel minor tempo possibile alla destinazione desiderata. Avremo a disposizione solo una manciata di secondi, sebbene potremo ricevere altri preziosi istanti ogni volta che faremo le cose per bene.
Potrebbe sembrare quasi troppo facile e, in teoria, lo é. Come spesso accade in queste situazioni, ci pensa la pratica a riportare i nostri piedi per terra, visto che dovremo sviluppare una discreta abilità tra collisioni in puro stile “flipper” e salti di ogni tipo, avendo come unico aiuto una freccia che ci segnalerà la direzione da tenere. Il gioco scorre così, bruciando in partite di pochi minuti un enorme quantitativo di adrenalina, lasciandoci spesso con il desiderio di salire nuovamente al volante (impersonando uno dei quattro personaggi disponibili) per vedere di migliorare il nostro record.
Un taxi di dieci anni fa
Insomma, il gioco c'é e c'é sempre stato. Quello che però é assai discutibile é la modalità con cui viene oggi riproposto. Le prime schermate fanno tirare un sospiro di sollievo, visto l'adattamento agli attuali schermi 16:9, ma basta poco per capire che é questo il solo “regalo” fatto alla nuova generazione. La grafica é la stessa del 2000, naturalmente con la pecca che l'attuale definizione ne esalta difetti e povertà poligonale, senza contare che sono rimasti esattamente gli stessi bug visivi del passato, dovremo dunque fare i conti con un marcatissimo pop-up, tra edifici e vetture che compaiono all'orizzonte con preoccupante ritardo.
Titolo preso di peso e portato ad oggi? Non proprio. Purtroppo qualcosa si é persa per strada. Stiamo parlando della colonna sonora originale, vero e proprio vanto del prodotto, dove comparivano nomi come Bad Religion e The Offsping. Per problemi di diritti SEGA ha preferito andare al risparmio, inserendo nuove traccie non brutte, ma abbastanza anonime, soprattutto se paragonate col passato. Un vero colpo al cuore per gli chi ha passato la propria giovinezza abbracciato al suo Dreamcast. Le modalità disponibili ci sono tutte, compresa la Crazy Box che ci pone davanti alcuni simpatici minigiochi, risolvibili unicamente dopo aver preso confidenza con i comandi e le capacità del nostro taxi.
Insomma, questo porting non riesce a rinverdire i fasti della saga. Le generazioni più giovani rischiano di trovarsi a fare i conti con un impianto ormai superato, mentre i fan di vecchia data non vedono riproposto tutto lo splendore che ancora alberga nei loro ricordi. Craxy Taxi resta comunque piacevole, forte delle sue idee originali, ma é chiaro che sarebbe bastato davvero poco da parte di SEGA per rendere molto più fruibile il prodotto. Riportare le vecchie glorie del Dreamcast sui circuiti digitali é cosa buona e giusta, magari però un po' più di attenzione, ecco...
L'arrivo di Crazy Taxi sul circuito Live Arcade é un evento per molti di noi videogiocatori, e lo é per ben due ragioni: prima di tutto per la fama che il titolo porta con sé, compagno di folli corse tra salagiochi e le più disparate console casalinghe e portatili, a margine (ma senza esagerare) perché pone un importante mattone per il ritorno in massa dei titoli Dreamcast sul moderno palcoscenico, per ridare un po' di meritata luce ad una macchina da gioco che tanta ne meritava e pochissima ne ha avuta, ponendo la parola “Fine” sulle velleità di SEGA riguardo alla produzione hardware.
D'altro canto Crazy Taxi é praticamente un simbolo. Simbolo di quella giocabilità puramente arcade che non significa “casual”, ma punta a regalare sfida e adrenalina. Non si é fenomeni solo sulle simulazioni più estreme: ci sono delle sfide arcade che solo i migliori possono affrontare. Crazy Taxi é quasi archetipo in questo senso, partendo da un'idea semplicissima: guidare una vettura gialla in diverse aree cittadine dove dovremo districarci nel traffico, raccogliendo clienti in sequenza per poi portarli nel minor tempo possibile alla destinazione desiderata. Avremo a disposizione solo una manciata di secondi, sebbene potremo ricevere altri preziosi istanti ogni volta che faremo le cose per bene.
Potrebbe sembrare quasi troppo facile e, in teoria, lo é. Come spesso accade in queste situazioni, ci pensa la pratica a riportare i nostri piedi per terra, visto che dovremo sviluppare una discreta abilità tra collisioni in puro stile “flipper” e salti di ogni tipo, avendo come unico aiuto una freccia che ci segnalerà la direzione da tenere. Il gioco scorre così, bruciando in partite di pochi minuti un enorme quantitativo di adrenalina, lasciandoci spesso con il desiderio di salire nuovamente al volante (impersonando uno dei quattro personaggi disponibili) per vedere di migliorare il nostro record.
Un taxi di dieci anni fa
Insomma, il gioco c'é e c'é sempre stato. Quello che però é assai discutibile é la modalità con cui viene oggi riproposto. Le prime schermate fanno tirare un sospiro di sollievo, visto l'adattamento agli attuali schermi 16:9, ma basta poco per capire che é questo il solo “regalo” fatto alla nuova generazione. La grafica é la stessa del 2000, naturalmente con la pecca che l'attuale definizione ne esalta difetti e povertà poligonale, senza contare che sono rimasti esattamente gli stessi bug visivi del passato, dovremo dunque fare i conti con un marcatissimo pop-up, tra edifici e vetture che compaiono all'orizzonte con preoccupante ritardo.
Titolo preso di peso e portato ad oggi? Non proprio. Purtroppo qualcosa si é persa per strada. Stiamo parlando della colonna sonora originale, vero e proprio vanto del prodotto, dove comparivano nomi come Bad Religion e The Offsping. Per problemi di diritti SEGA ha preferito andare al risparmio, inserendo nuove traccie non brutte, ma abbastanza anonime, soprattutto se paragonate col passato. Un vero colpo al cuore per gli chi ha passato la propria giovinezza abbracciato al suo Dreamcast. Le modalità disponibili ci sono tutte, compresa la Crazy Box che ci pone davanti alcuni simpatici minigiochi, risolvibili unicamente dopo aver preso confidenza con i comandi e le capacità del nostro taxi.
Insomma, questo porting non riesce a rinverdire i fasti della saga. Le generazioni più giovani rischiano di trovarsi a fare i conti con un impianto ormai superato, mentre i fan di vecchia data non vedono riproposto tutto lo splendore che ancora alberga nei loro ricordi. Craxy Taxi resta comunque piacevole, forte delle sue idee originali, ma é chiaro che sarebbe bastato davvero poco da parte di SEGA per rendere molto più fruibile il prodotto. Riportare le vecchie glorie del Dreamcast sui circuiti digitali é cosa buona e giusta, magari però un po' più di attenzione, ecco...