Cult of Lamb: indulges in the Sins of the Flesh recensione del DLC del gioco che ci porta ad essere il male
Cult of Lamb è un rogue-like e gestionale di Devolver Digital
Se tutti noi amanti dei souls-like sappiamo che la morte non è che l’inizio per ricominciare una nuova avventura, più forti e carichi di un’esperienza rafforzata, nel caso del nostro timoroso (ma inquietante) agnello demoniaco la sua vita termina in modo decisamente “tagliente”… per poi ricominciare in modo migliore (o peggiore?).
Cult of the Lamb indulges in the Sins of the Flesh: figli di un demone minore
Una divinità incatenata, appartenente alle forze del male, per ottenere la sua liberazione si impossessa del corpo dell’agnello che si ritrova nel suo antro dopo la precedente dipartita. Lo sfruttamento gli permette di donargli poteri e peculiari abilità che noi, come giocatori, dovremo imparare a sfruttare per ottenere l’obiettivo finale.
Se sulla carta questo è un rogue-like lo capiamo perché inizialmente la navigazione avviene attraverso il passaggio tra sezioni, concatenate tra loro, alcune dotate di percorsi alternativi, con nemici da combattere, reward, perk temporanei e armi da trovare. Una volta portato a termine il compito con l’obiettivo finale di abbattere un boss – non sottovalutateli mai, perché fin dalle prime battute si dimostrano particolarmente ostici e con pattern d’attacco atti a polverizzare il numero dei vostri cuori e la relativa vita –, si ottiene qualche risorsa.
È però dalla fine della queste che parte la seconda metà del gioco ed è completamente diverso. La crescita di un culto prevede adepti ed è spesso dal boss sconfitto che si può inculcargli la devozione per noi stessi o dalla naturale consapevolezza di chi salviamo durante una missione. Un rapporto complesso con la religione del male insomma, ma che si amministra in modo semplice.
Giunti su un lembo di terra che ci verrà dato dovremo istruire i membri della setta per lavorare, chi si occupa di una singola risorsa e porta avanti quello specifico compito, ci sono quelli che raccolgono il cibo o si occupano di pregare. Nessuno è inutile e tutto contribuisce alla crescita del nostro personaggio-demone. Grazie al contributo di questi generosi e stravaganti personaggi potremo sbloccare nuovi perk, alcuni atti ad ampliare i nostri poteri, altri ad incrementare e migliorare la setta stessa che a sua volta ci aiuterà ad incrementare le statistiche e così via… insomma, il loop vi è chiaro.
La parte gestionale non è però un mero pretesto per assegnare o gestire statistiche, ma è anche una modalità a cui fare attenzione, la mancata cura all’empatia del nostro gruppo potrebbe creare malcontento e banalmente dovremo occuparci anche delle piccole cose come il confort e il cibo e così via, nulla è dettato dal caso e la crescita è tutta nelle mani del giocatore. Le animazioni e lo stile minimal sono davvero ben costruite per essere divertenti da vedere ed iconiche da guardare e distinguere da eventuali prodotti indie dello stesso calibro. Questo è un prodotto Devolver e la follia di questo brand ne è la chiara dimostrazione, anche perché tutte le meccaniche, pur nella loro semplicità di uso, ma vastità di azioni, funzionano in modo abbastanza buono nell’amalgama generale, senza dare troppo tedio alla persona che deve giocare.
L’unico appunto è però nella parte di gameply-azione che funziona, è divertente quando si combatte, alcuni poteri magici poi sono davvero devastanti, ma è un po’ troppo striminzita come possibilità di azioni da poter svolgere e per questo diventa molto ripetitivo dopo le prime ore, pur avendo un certo piacere anche dalla diversità di ciò che si può fare in gioco, cosa che altrimenti avrebbe maggiormente penalizzato l’aspetto del combattimento puro.
Versione Testata: PC
Voto
Redazione
Cult of The Lamb
Curiosamente, nella sua semplicità, Cult of the Lamb fa una miriade di cose e dopo circa un’ora di gameplay vi troverete ad averle viste tutte, ma quasi tutte diverse, tanto per darvi l’idea di questa produzione. Ha la “struttura ossea” di un rogue-like ma nel suo cuore batte un gestionale ispirato e divertente. Nonostante l’ironia di fondo e la non-voglia di prendersi troppo sul serio, diverte facendovi passare delle ore in sua compagnia, peccato solo che l’aspetto principale del combattimento, sia anche quello (parzialmente) meno riuscito.