Curse: The Eye of Isis

di Francesco 'Oasis' Menna

Come tutti sappiamo, il genere di gioco cosiddetto "d'azione", ha subito, nel corso di questi ultimi anni, molte ulteriori frammentazioni. Il primo Wolfenstein ha fatto nascere, di fatto, il genere FPS, Street Fighter(o ancora prima Yie-Ar Kung fu e Karate Champ) il picchiaduro "uno contro uno", Kung Fu Master il picchiaduro a scorrimento e così via. Uno dei sottogeneri più in voga in questi ultimi anni è senza dubbio il "Survival Horror", ovvero delle avventure in cui si è assolutamente impossibilitati a combattere frontalmente i nemici, per ovvia inferiorità numerica, cercando di evitarli e di portare a compimento i nostri propositi. Resident Evil è stato il primo di questi titoli, tanto da ispirare, poi, un film(per quanto orribile esso sia) e altre software house alla ricerca di gloria. Konami ha quindi risposto con Silent Hill(più psicologico e meno horror di RE), Square con Parasite Eve(più simile in fatto di trama a RE, ma profondamente diverso come gameplay), per poi arrivare al particolarissimo Project Zero(o Fatal Frame). Ora è giunto il momento di Wanadoo che ci propone questo Curse: The Eye Of Isis.


Ma se Iside è le moglie di Osiride,
Ra sarà il cugino di quarto grado di Ptah?
E Anubi è il marito della moglie di Seth?
Sembra "Beautiful"...


C'è da dire che Curse inizia piuttosto bene in fatto di trama. Impersonerete inizialmente Darien Dane, ingegnere figlio di un famoso egittologo americano, che si reca a Londra per assistere alla mostra egizia della sua cara amica Victoria Sutton. Ma, recatosi al Museo di Gran Bretagna, si rende conto di non trovarsi esattamente in un posto tranquillo e decide di aggirare i blocchi della polizia per vederci chiaro su quanto stia succedendo all'interno del museo e che fine abbia fatto Victoria. Man mano che andrà avanti nell'avventura, Darien scoprirà nuovi elementi riguardanti una presunta maledizione egizia che dovrebbe colpire chi trafuga alcuni manufatti e si ritroverà coinvolto insieme ad altri personaggi. Victoria verrà presto ritrovata e vi sarà data la possibilità di impersonare anche lei, che potrà sfoggiare abilità differenti rispetto a Darien(un po' come accadeva per Leon e Claire in Resident Evil 2). Non vi svelo altro della storia, ma vi posso assicurare che tutte le cose che ci eravamo predetti nelle nostre menti, sono poi accadute nel corso del gioco. Nessuno qui fa lo sceneggiatore di professione, quindi siamo giunti alla conclusione che la trama di questo titolo, pur utilizzando un tema affascinante come le maledizioni egizie, non riesce poi a far emergere nulla di troppo originale. E questa mancanza di originalità non è solo a livello narrativo, ma anche e soprattutto a livello di gameplay.

Un gameplay che sa di già visto.

In Curse non c'è assolutamente nulla che non abbiate già fatto in altri titoli antecedenti. Il sistema di esplorazione è praticamente identico a quello di Resident Evil, con puzzle da risolvere del tutto analoghi a quelli del titolo Capcom. La fase di combattimento è un mix tra il succitato titolo e Parasite Eve. Per mirare verso un nemico dovrete tenere premuto un tasto(più lo terrete premuto, più sarà preciso il colpo) e poi schiacciarne un altro per fare fuoco. Mentre mirate, potrete anche muovervi liberamente nello scenario, per cercare di evitare i nemici. E qui subentra un altro fattore negativo: il cambio di telecamera. Mentre sarete in esplorazione, infatti, il cambio di telecamera, può dare fastidio, ma niente di più. In fase di combattimento, invece, potreste trovarvi a dover subire un cambio, proprio mentre cercavate di tenere a bada i nemici, rimanendo disorientati. Insomma, chi ha curato la regia e la disposizione delle telecamere, avrebbe potuto fare un lavoro ben migliore. L'inventario è di tipo classico, con tutti gli oggetti raccolti per tipologia e con una capacità di trasporto limitata.