Curse: The Eye of Isis

di Francesco 'Oasis' Menna

Una cosa che può piacere è, però, la componente di azione molto presente in questo titolo. Le munizioni che troverete non saranno mai ridotte al lumicino come in Silent Hill, e i combattimenti saranno spesso obbligati per accedere a determinate aree. La varietà di armi è piuttosto buona, benchè non si possano pretendere aggeggi fantascientifici o paramilitari. Insomma, vi dovrete accontentare di qualche "ziopaperoniana" spingarda. Ci saranno anche alcuni momenti in cui la visuale passerà in prima persona, trasformando Curse in un FPS senza troppe pretese. Un elemento di innovazione totale c'è, e si tratta del sistema di salvataggio. Per salvare dovrete infatti ritrovare il vostro amico Abdul, che si sposterà di scenario in scenario in posti sempre diversi man mano che risolverete gli enigmi del gioco. Se non riuscirete a trovarlo, non riuscirete nemmeno a salvare. E questo può rendere il tutto frustrante, anche perché le mappe non sono né piccole né facili da ricordare. Tuttavia è un elemento originale, e, pertanto, degno di menzione positiva, benchè potesse essere realizzato in maniera migliore.

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Ritorno alle origini?

Forse dalle didascalie non si riesce a rendersene conto, ma Curse ha un comparto grafico che, a tratti, sembra essere fermo alla Psx. Certo, alcuni effetti di luce dinamica sono buoni, alcune texture anche, ma non posso esimermi dal non dare degli appunti a certi elementi. Primo tra tutti lo sprite principale, sia di Darien che di Victoria. Le loro movenze sembrano meccaniche, e ricordano un po' quelle di Chris Redfield nel primo Resident Evil. Sembra inoltre che alcuni elementi poligonali siano stati creati con una certa frettolosità e, pertanto, molto squadrati. Le textures non sempre si dimostrano all'altezza della situazione, dato che in alcuni casi, la "granulosità" è fin troppo accentuata. Al contrario, gli effetti sonori sono stati realizzati piuttosto bene e, in certi casi, fanno sobbalzare davanti al televisore. Anche se alzare il volume degli effetti più duri per incutere paura allo spettatore è un vecchio trucco, utilizzato al cinema da quando è nato il thriller. In ogni caso, il sonoro sembra la componente migliore del gioco.
La longevità di questi titoli non è mai stata enorme, dato che in pochi li rigiocano una volta terminati e Curse non è un'eccezione. Non è comunque un gioco corto.
Concludendo, non ci troviamo di fronte a un titolo che passerà alla storia, ma di certo, potrebbe essere un buon diversivo per tutti coloro che aspettano i nuovi capitoli delle saghe più importanti di questo genere. Se invece non siete mai stati dei fan di questo genere, Curse non può fare altro che confermare i vostri gusti. Come al solito, il consiglio è di provarlo: potrebbe piacere agli amanti del genere. Gli altri ne stiano alla larga.

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