Cursed Mountain
di
Paolo Mulas
Tra i titoli che hanno avuto il merito di attirare maggiormente la nostra attenzione negli ultimi mesi possiamo annoverare sicuramente Cursed Mountain, ambiziosa esclusiva Wii ad opera dei Deep Silver, pionieri nell'affrontare in un videogioco (ed in ridotta compagnia anche per quel che riguarda gli altri media) le oscure tematiche relative ad i misteri del buddismo tibetano.
Gli appassionati dei survival horror, genere letteralmente invaso da trame e situazioni di cui si é eccessivamente abusato, saranno sicuramente entusiasti all'idea di un titolo, che perlomeno sotto il profilo narrativo (e non solo), ha qualcosa di inedito da raccontare.
Siamo negli anni '80 del ventesimo secolo, Edward Bennett venuto a conoscenza di un artefatto nascosto da anni sulle vette del Chomo Lonzo (una delle montagne più insidiose dell'Himalaya), ha provato a cimentarsi per recuperarlo, ottenendo come unico tangibile risultato la perdita di una gamba in seguito ad una rovinosa caduta. Frank Simmons, un giovane scalatore incaricato dallo stesso Bennett di proseguire la sua missione risulta invece disperso. Toccherà al fratello maggiore di Erik, Frank (e a noi con lui), avventurarsi alla ricerca del germano perduto.
Una volta mossi i primi passi a Lhando, l'ultimo paese prima della sommità della montagna, avremo modo di scoprire che non solo saremo impegnati in una battaglia contro l'asprezza della natura, ma anche contro delle entità sopranaturali, per lo più anime di monaci buddisti sospese nel passaggio completo verso la vita ultraterrena e desiderosi di proteggere la sacralità della loro dea/montagna. Le prime fasi del gioco sono piuttosto lente, un espediente almeno all'inizio abbastanza positivo, dato che introduce il giocatore gradualmente alle vicende, contribuendo a quella sensazione di spaesamento ed incredulità davanti alle prime apparizioni; frutto dell'elevata altitudine o reali presenze?
L'ambientazione, piuttosto atipica per un survival horror, é di certo uno dei punti di forza di Cursed Mountain. Camminando per le stanze del monastero, nelle vie ormai deserte di Lhando, o in un piccolo sentiero di montagna, si percepisce un atmosfera surreale ma non per questo poco fedele alla realtà, tutt'altro, nessun elemento pare fuori posto donando al titolo una grande coerenza strutturale. Un altro elemento che lo differenzia in maniera piuttosto sostanziale da altri esponenti del genere, é relativo all'armamentario; avremo come unica arma per difenderci una piccozza, dotata comunque di alcuni poteri (e che potrà anche essere potenziata) in grado di sferrare attacchi corpo a corpo (seppur etereo) o a distanza. Nell'economia del gameplay i combattimenti avranno inizialmente un peso piuttosto esiguo, destinato però ad aumentare nel prosieguo dell'avventura. I vari nemici che affronteremo non sono a dir la verità troppo vari, ed a parte qualche eccezione (soprattutto nei capitoli conclusivi del gioco) nemmeno troppo ostici.
Per sferrare un colpo di piccozza dovremo semplicemente premere B, mentre per utilizzarla a distanza dovremo dapprima passare alla visione con il “terzo occhio” e poi premere a seconda del potenziamento ottenuto A oppure B. Il terzo occhio, tipico della tradizione tibetana (ne sanno qualcosa i lettori di Martin Mystere), ci consentirà di visualizzare elementi altrimenti celati; una porta che all'apparenza non può essere aperta, o una statua senza nulla di particolare, potranno assumere ben altra importanza se visti con un differente punto di vista. In fase di anteprima ci siamo soffermati lungamente sull'aspetto legato ai rituali magici, che saremo chiamati a ripetere muovendo il Wii Remote ed il Nunchuk come indicato sullo schermo. Inizialmente i movimenti da eseguire saranno piuttosto semplice, ma progressivamente si faranno più complicati, e dovranno essere eseguiti anche con una certa celerità, dato che gli altri nemici continueranno a muoversi. Un utilizzo del controller del Wii sicuramente sui generis, abbastanza soddisfacente quando i nostri movimenti verranno ben recepiti, ed un po' frustrante quando invece non saranno adeguatamente letti dalla cpu.
Soffermandoci ulteriormente sui controlli, dobbiamo purtroppo sottolineare come sotto determinati aspetti il gioco appare un po' antiquato. Ecco che per esempio tenendo la levetta analogica piegata verso il basso, Erik non si girerà di 180 ma camminerà invece a ritroso, rendendo in alcuni frangenti macchinoso il controllo del personaggio, caratterizzato peraltro da una corsa tutt'altro che veloce.
Accanto agli apprezzati elementi innovativi presenti nel gioco, fa da contraltare un gameplay, che tolti i combattimenti ed i gesti rituali, si rivela invece piuttosto classico; caratteristica che di per sé non é certo un difetto, ma che in questo caso é legata ad una linearità davvero troppo diffusa. Il gioco suddiviso in capitolo, anche per dar forza all'impianto narrativo, lascia ben poco all'esplorazione da parte del giocatore, obbligandolo quasi sempre ad un percorso univoco, solo saltuariamente interrotto da piccoli enigmi, o da qualche fase di backtracking alla ricerca dell'oggetto necessario. Anche l'interazione con lo scenario risulta piuttosto scarsa, molte porte saranno eternamente inaccessibili, e l'unica possibilità concessaci é quella di distruggere delle piccole anfore spesso contenenti dei ceri in grado di ridarci un po' di energia; quadri, armadi, librerie ed oggetti vari, fungeranno nel 99% dei casi solamente da elementi decorativi.
Le fasi inserite per poter giovare in qualche maniera alla varietà, come alcuni quick time event o le arrampicate sulla montagna, si sono rivelate un po' troppo semplicistiche ed estemporanee, per potersi intervallare in maniera proficua con le altre azioni.
Sotto l'aspetto tecnico dobbiamo confermare ciò che avevamo già avuto modo di apprezzare e criticare in fase di anteprima; in primis Erik Simmons, ma il discorso può essere ampliato anche agli altri personaggi, risulta piuttosto curato sotto il profilo poligonale, mentre non tutte le animazioni ci hanno convinto risultando in alcuni casi un po' “legnose”. Giudizio altalenante anche sulle ambientazioni; il level design mostra sicuramente un attento lavoro da parte degli sviluppatori sotto il profilo del realismo, ma alcune sezioni tendono oltremodo ad assomigliarsi.
La regia, basata su inquadrature fisse, risulta quasi sempre funzionale anche nel creare l'atmosfera di suspense, mentre abbiamo decisamente apprezzato la possibilità in determinati frangenti di avere sotto occhio una vastissima porzione di ambiente; che sia un segnale neanche troppo implicito della preponderanza della natura sull'uomo? Positivo il nostro giudizio sul sonoro, le voci dei doppiatori originali sono apprezzabili (ben sottotitolate in italiano), il sottofondo con i “suoni” della montagna contribuisce a creare tensione, così come le voci (che simuleranno una comunicazione via radio) che ogni tanto “usciranno” dal Wii Mote.
Cursed Mountain é un titolo che può suscitare interesse agli amanti dei survival horror e delle avventure in generale, principalmente per via di una ambite nazione inedita e di atmosfera, e di un impianto narrativo molto curato. Accanto a queste caratteristiche vi é però un gameplay un po' troppo lineare e per certi versi ripetitivo che ne limita il giudizio finale.
Gli appassionati dei survival horror, genere letteralmente invaso da trame e situazioni di cui si é eccessivamente abusato, saranno sicuramente entusiasti all'idea di un titolo, che perlomeno sotto il profilo narrativo (e non solo), ha qualcosa di inedito da raccontare.
Siamo negli anni '80 del ventesimo secolo, Edward Bennett venuto a conoscenza di un artefatto nascosto da anni sulle vette del Chomo Lonzo (una delle montagne più insidiose dell'Himalaya), ha provato a cimentarsi per recuperarlo, ottenendo come unico tangibile risultato la perdita di una gamba in seguito ad una rovinosa caduta. Frank Simmons, un giovane scalatore incaricato dallo stesso Bennett di proseguire la sua missione risulta invece disperso. Toccherà al fratello maggiore di Erik, Frank (e a noi con lui), avventurarsi alla ricerca del germano perduto.
Una volta mossi i primi passi a Lhando, l'ultimo paese prima della sommità della montagna, avremo modo di scoprire che non solo saremo impegnati in una battaglia contro l'asprezza della natura, ma anche contro delle entità sopranaturali, per lo più anime di monaci buddisti sospese nel passaggio completo verso la vita ultraterrena e desiderosi di proteggere la sacralità della loro dea/montagna. Le prime fasi del gioco sono piuttosto lente, un espediente almeno all'inizio abbastanza positivo, dato che introduce il giocatore gradualmente alle vicende, contribuendo a quella sensazione di spaesamento ed incredulità davanti alle prime apparizioni; frutto dell'elevata altitudine o reali presenze?
L'ambientazione, piuttosto atipica per un survival horror, é di certo uno dei punti di forza di Cursed Mountain. Camminando per le stanze del monastero, nelle vie ormai deserte di Lhando, o in un piccolo sentiero di montagna, si percepisce un atmosfera surreale ma non per questo poco fedele alla realtà, tutt'altro, nessun elemento pare fuori posto donando al titolo una grande coerenza strutturale. Un altro elemento che lo differenzia in maniera piuttosto sostanziale da altri esponenti del genere, é relativo all'armamentario; avremo come unica arma per difenderci una piccozza, dotata comunque di alcuni poteri (e che potrà anche essere potenziata) in grado di sferrare attacchi corpo a corpo (seppur etereo) o a distanza. Nell'economia del gameplay i combattimenti avranno inizialmente un peso piuttosto esiguo, destinato però ad aumentare nel prosieguo dell'avventura. I vari nemici che affronteremo non sono a dir la verità troppo vari, ed a parte qualche eccezione (soprattutto nei capitoli conclusivi del gioco) nemmeno troppo ostici.
Per sferrare un colpo di piccozza dovremo semplicemente premere B, mentre per utilizzarla a distanza dovremo dapprima passare alla visione con il “terzo occhio” e poi premere a seconda del potenziamento ottenuto A oppure B. Il terzo occhio, tipico della tradizione tibetana (ne sanno qualcosa i lettori di Martin Mystere), ci consentirà di visualizzare elementi altrimenti celati; una porta che all'apparenza non può essere aperta, o una statua senza nulla di particolare, potranno assumere ben altra importanza se visti con un differente punto di vista. In fase di anteprima ci siamo soffermati lungamente sull'aspetto legato ai rituali magici, che saremo chiamati a ripetere muovendo il Wii Remote ed il Nunchuk come indicato sullo schermo. Inizialmente i movimenti da eseguire saranno piuttosto semplice, ma progressivamente si faranno più complicati, e dovranno essere eseguiti anche con una certa celerità, dato che gli altri nemici continueranno a muoversi. Un utilizzo del controller del Wii sicuramente sui generis, abbastanza soddisfacente quando i nostri movimenti verranno ben recepiti, ed un po' frustrante quando invece non saranno adeguatamente letti dalla cpu.
Soffermandoci ulteriormente sui controlli, dobbiamo purtroppo sottolineare come sotto determinati aspetti il gioco appare un po' antiquato. Ecco che per esempio tenendo la levetta analogica piegata verso il basso, Erik non si girerà di 180 ma camminerà invece a ritroso, rendendo in alcuni frangenti macchinoso il controllo del personaggio, caratterizzato peraltro da una corsa tutt'altro che veloce.
Accanto agli apprezzati elementi innovativi presenti nel gioco, fa da contraltare un gameplay, che tolti i combattimenti ed i gesti rituali, si rivela invece piuttosto classico; caratteristica che di per sé non é certo un difetto, ma che in questo caso é legata ad una linearità davvero troppo diffusa. Il gioco suddiviso in capitolo, anche per dar forza all'impianto narrativo, lascia ben poco all'esplorazione da parte del giocatore, obbligandolo quasi sempre ad un percorso univoco, solo saltuariamente interrotto da piccoli enigmi, o da qualche fase di backtracking alla ricerca dell'oggetto necessario. Anche l'interazione con lo scenario risulta piuttosto scarsa, molte porte saranno eternamente inaccessibili, e l'unica possibilità concessaci é quella di distruggere delle piccole anfore spesso contenenti dei ceri in grado di ridarci un po' di energia; quadri, armadi, librerie ed oggetti vari, fungeranno nel 99% dei casi solamente da elementi decorativi.
Le fasi inserite per poter giovare in qualche maniera alla varietà, come alcuni quick time event o le arrampicate sulla montagna, si sono rivelate un po' troppo semplicistiche ed estemporanee, per potersi intervallare in maniera proficua con le altre azioni.
Sotto l'aspetto tecnico dobbiamo confermare ciò che avevamo già avuto modo di apprezzare e criticare in fase di anteprima; in primis Erik Simmons, ma il discorso può essere ampliato anche agli altri personaggi, risulta piuttosto curato sotto il profilo poligonale, mentre non tutte le animazioni ci hanno convinto risultando in alcuni casi un po' “legnose”. Giudizio altalenante anche sulle ambientazioni; il level design mostra sicuramente un attento lavoro da parte degli sviluppatori sotto il profilo del realismo, ma alcune sezioni tendono oltremodo ad assomigliarsi.
La regia, basata su inquadrature fisse, risulta quasi sempre funzionale anche nel creare l'atmosfera di suspense, mentre abbiamo decisamente apprezzato la possibilità in determinati frangenti di avere sotto occhio una vastissima porzione di ambiente; che sia un segnale neanche troppo implicito della preponderanza della natura sull'uomo? Positivo il nostro giudizio sul sonoro, le voci dei doppiatori originali sono apprezzabili (ben sottotitolate in italiano), il sottofondo con i “suoni” della montagna contribuisce a creare tensione, così come le voci (che simuleranno una comunicazione via radio) che ogni tanto “usciranno” dal Wii Mote.
Cursed Mountain é un titolo che può suscitare interesse agli amanti dei survival horror e delle avventure in generale, principalmente per via di una ambite nazione inedita e di atmosfera, e di un impianto narrativo molto curato. Accanto a queste caratteristiche vi é però un gameplay un po' troppo lineare e per certi versi ripetitivo che ne limita il giudizio finale.
Cursed Mountain
7
Voto
Redazione
Cursed Mountain
Cursed Mountain é un titolo certamente dotato di fascino; le tematiche inedite ed interessanti che affronta, creano una atmosfera ricca di tensione e di mistero. Accanto però ad un impianto narrativo sicuramente ben congeniato, sorretto anche da alcune trovate originali (relative anche ad un intelligente utilizzo del Wii Remote), vi é una struttura di gioco un po' troppo basilare e per certi versi ripetitiva.