Dark Cloud

di Redazione Gamesurf
Si ha proprio la sensazione che i programmatori abbiano analizzato gli elementi caratteristici di alcuni titoli vincenti e abbiano provato a fonderli in un unico gioco. Il risultato però non é dei migliori visto che tutti questi "prestiti" appaiono sminuiti e/o banalizzati rispetto alle fonti di ispirazione originali. Con questo non vogliamo dire che Dark Cloud non sia un titolo divertente, godibile o che fallisca nel suo intento, solo che ci sono alcuni difetti evitabili, come il movimento delle telecamere, che spesso intralcia il giocatore invece di aiutarlo

Mentre Zelda ha un bilanciamento dei livelli che rasenta quasi la perfezione e il giocatore non si trova mai impossibilitato a terminare un dungeon perché gli manca un oggetto, in Dark Cloud questo problema spesso sussiste. E' la diretta conseguenza di avere un dungeon generato random, non é detto che si riesca a trovare quel che serve, magari per riparare l'ultima arma rimasta ormai gravemente danneggiata. Questo, non rende il gioco frustrante, non é neppure un difetto mastodontico, non si fallisce la missione, si esce dal labirinto, magari perdendo del denaro e si ricomincia da capo. Tanto Toan non muore mai
Peccato che i programmatori siano stati un po' avari e il denaro a disposizione sia assai scarso, soprattutto vista la necessità di acquistare item come le polveri per riparare le armi, gli oggetti per rimediare agli status alterati, o gli accessori per potenziare le armi. In compenso, il gioco é in netta contro tendenza con tutta una serie di titoli usciti ultimamente, offre infatti circa una cinquantina di ore di gioco, soprattutto se vi cimentate nei vari sottogiochi come la pesca o l'esplorazione delle aree segrete dei vari labirinti.