Dark Project II
di
Redazione Gamesurf
Anche questa volte bisogna restare sempre il più possibile nell'ombra (grazie all'indicatore di visibilità posto in fondo allo schermo), fare poco rumore ed agire d'astuzia. Poche volte saremo chiamati a sfoderare la spada o l'arco per uccidere, molto più spesso dovremo stordire gli avversari colpendoli alla nuca con il fido manganello. Gli oggetti utilizzabili sono praticamente identici a quelli del predecessore, infatti ritroviamo le frecce all'acqua, al muschio ed esplosive, nonché i grimaldelli e le mitiche bombe flash. Unica novità di rilievo é una specie di telecamera fluttuante che possiamo lanciare in posti pericolosi per tenerli d'occhio a distanza
Il protagonista del gioco, tale Garrett, aveva dimostrato fin dal precedente capitolo di essere un ladro anomalo: usualmente questa classe di personaggi ha uno charme innato e riesce a conquistare le persone, Garrett invece non é mai stato in grado di arrivare al cuore dei giocatori, vuoi per una storia abbastanza noiosa vuoi per la visuale in soggettiva che non permette mai di scorgerne le gesta. Questo signor nessuno dunque é tornato alla ribalta e, in un epoca dove il culto del metallo e delle macchine sta sostituendo quello della natura, inizierà ad accettare lavoretti sempre più sporchi fino a trovarsi di fronte ad uno sceriffo decisamente poco illuminato e ad una setta, quella meccanicista, pronta a tutto pur di far prevalere le proprie dottrine tecnologiche sul lavoro. La storia del gioco non vi terrà certo col fiato sospeso, infatti la struttura a missioni, come nel precedente capitolo della saga, spezza completamente la tensione psicologica e rende di fatto ogni missione una partita a se stante. Il punto forte di Thief tuttavia non era certo questo, ma l'atmosfera cupa e rarefatta che si poteva respirare, la sensazione costante di essere in bilico su un filo pronto a spezzarsi. Non c'era nulla di più sconvolgente che sentire una guardia imprecare dopo essersi resa conto della nostra presenza, nulla appagava di più che strisciare silenziosamente alle spalle di un'ignara vittima e stenderla con una bella mazzata alla nuca. Tutto questo lo ritroverete in dosi massicce in Dark Project 2, così come ogni altro aspetto del suo predecessore. Come mai? Semplice: Dark Project 2 a conti fatti appare poco più di un data disk, non cambia nulla al gioco originale, ed anche sotto il profilo tecnico non si riscontrano grandi passi avanti. Certo, il motore grafico (l'oramai famoso Dark Engine) sfrutta in maniera più convincente i colori, ma la cosa allarmante é che non mi sarei mai accorto di queste migliorie se non l'avessi lette nelle specifiche tecniche. I volti dei personaggi non giocanti e degli avversari sono ora molto più credibili (sicuramente migliori dei cubettoni sulle facce degli ibridi di System Shock 2), ma non si toccano ancora le vette raggiunte dai migliori motori tridimensionali. Il sonoro viaggia sempre sugli altissimi livelli cui ci aveva abituato Dark Project ed é anch'esso fondamentale nella struttura di gioco, in cui conta essere silenziosi, oltre a rimanere nell'ombra: se possedete una scheda che supporta la modalità EAX e non avete ancora capito perché l'avete comprata, Dark Project 2 vi farà togliere qualche bella soddisfazione. Incontrerete meno creature sovrannaturali in questo seguito, infatti queste non erano state gradite molto dal pubblico del primo episodio, tuttavia strani macchinari e robot rudimentali prenderanno egregiamente il posto delle matasse organiche nella categoria "ridicolo". Le missioni più belle come sempre sono quelle in cui dovrete infiltrarvi in edifici presidiati da guardie assortite per sottrarre qualche bene prezioso o sabotare qualche processo, in quanto risultano più credibili e per questo infondono più tensione nel giocatore. Non mancano comunque variazioni assortite sul tema, come fughe, coperture, sabotaggi etc.
Il protagonista del gioco, tale Garrett, aveva dimostrato fin dal precedente capitolo di essere un ladro anomalo: usualmente questa classe di personaggi ha uno charme innato e riesce a conquistare le persone, Garrett invece non é mai stato in grado di arrivare al cuore dei giocatori, vuoi per una storia abbastanza noiosa vuoi per la visuale in soggettiva che non permette mai di scorgerne le gesta. Questo signor nessuno dunque é tornato alla ribalta e, in un epoca dove il culto del metallo e delle macchine sta sostituendo quello della natura, inizierà ad accettare lavoretti sempre più sporchi fino a trovarsi di fronte ad uno sceriffo decisamente poco illuminato e ad una setta, quella meccanicista, pronta a tutto pur di far prevalere le proprie dottrine tecnologiche sul lavoro. La storia del gioco non vi terrà certo col fiato sospeso, infatti la struttura a missioni, come nel precedente capitolo della saga, spezza completamente la tensione psicologica e rende di fatto ogni missione una partita a se stante. Il punto forte di Thief tuttavia non era certo questo, ma l'atmosfera cupa e rarefatta che si poteva respirare, la sensazione costante di essere in bilico su un filo pronto a spezzarsi. Non c'era nulla di più sconvolgente che sentire una guardia imprecare dopo essersi resa conto della nostra presenza, nulla appagava di più che strisciare silenziosamente alle spalle di un'ignara vittima e stenderla con una bella mazzata alla nuca. Tutto questo lo ritroverete in dosi massicce in Dark Project 2, così come ogni altro aspetto del suo predecessore. Come mai? Semplice: Dark Project 2 a conti fatti appare poco più di un data disk, non cambia nulla al gioco originale, ed anche sotto il profilo tecnico non si riscontrano grandi passi avanti. Certo, il motore grafico (l'oramai famoso Dark Engine) sfrutta in maniera più convincente i colori, ma la cosa allarmante é che non mi sarei mai accorto di queste migliorie se non l'avessi lette nelle specifiche tecniche. I volti dei personaggi non giocanti e degli avversari sono ora molto più credibili (sicuramente migliori dei cubettoni sulle facce degli ibridi di System Shock 2), ma non si toccano ancora le vette raggiunte dai migliori motori tridimensionali. Il sonoro viaggia sempre sugli altissimi livelli cui ci aveva abituato Dark Project ed é anch'esso fondamentale nella struttura di gioco, in cui conta essere silenziosi, oltre a rimanere nell'ombra: se possedete una scheda che supporta la modalità EAX e non avete ancora capito perché l'avete comprata, Dark Project 2 vi farà togliere qualche bella soddisfazione. Incontrerete meno creature sovrannaturali in questo seguito, infatti queste non erano state gradite molto dal pubblico del primo episodio, tuttavia strani macchinari e robot rudimentali prenderanno egregiamente il posto delle matasse organiche nella categoria "ridicolo". Le missioni più belle come sempre sono quelle in cui dovrete infiltrarvi in edifici presidiati da guardie assortite per sottrarre qualche bene prezioso o sabotare qualche processo, in quanto risultano più credibili e per questo infondono più tensione nel giocatore. Non mancano comunque variazioni assortite sul tema, come fughe, coperture, sabotaggi etc.
Dark Project II
Dark Project II
Produrre il seguito di un videogioco di successo è rischioso: o si trova la maniera di giustificare in qualche modo il numero "due" dietro il titolo originale, oppure si corre il rischio di proporre qualcosa di già visto, e quindi poco appetibile. Ironia della sorte vuole che il seguito di uno dei giochi più originali degli ultimi anni sia in realtà uguale al primo della serie e quindi catalogabile come "copiato". Se non avete mai giocato al primo Dark Project, oppure questo vi è piaciuto alla follia, non perdetevi Dark Project 2, un'espansione ben riuscita del titolo originale, con una grafica appena migliorata e un sonoro strepitoso. Se siete amanti dell'azione pura non prendete comunque in considerazione questa saga, adatta a giocatori riflessivi e che amano risolvere i problemi più con l'astuzia e la pazienza che con la forza bruta.