Darkness Within 2 : La Stirpe Oscura
Dopo un periodo relativamente corto di attesa, eccoci nuovamente immersi in una delle avventure horror in perfetto stile Lovecraftiano che ci ha tenuto vigili e soprattutto sul filo della tensione per tutto l'arco della sua durata. Darkness Within 2 : La Stirpe Oscura si presenta fresco, innovativo e certamente degno di rappresentare il seguito del precedente successo del 2009 “Sulle Traccie di Loath Nolder” risultando inoltre, secondo alcune voci, l'episodio centrale di una trilogia lungi dall'essere conclusa. Ma come un saggio proverbio ci insegna, non é tutto oro quel che luccica..
Anzitutto é doveroso darvi un piccolo incipit a riguardo della precedente avventura del protagonista. In passato abbiamo avuto a che fare con un certo Loath Nolder, famoso detective, sospettato di un efferato omicidio ai danni di un uomo facoltoso chiamato Clark Field. Le indagini a riguardo ci avevano condotto a scoprire qualcosa di più tenebroso ed inquietante, ovvero strane storie riguardanti sette sataniche, rituali oscuri e terribili incubi ricorrenti che condussero Howard Loreid (il protagonista) ad essere internato nel centro di recupero psichiatrico di Wellsmoth. Il motivo?! Pura e semplice pazzia..
E chi non impazzirebbe al posto suo?!
Proprio qui, da un lettino sporco di sangue, comincia il nostro nuovo incubo. Un incubo in tutti i sensi, visto che già dalle prime scene verremo intrattenuti da un sogno privo di apparente significato che porterà, in seguito, il protagonista, a svegliarsi all'interno di un cottage isolato, con una lettera sul comodino da parte di Nolder stesso. Questi lo invita a recarsi in un paesino dal nome pittoresco (Arkhamend) alla ricerca di un antico libro che, se finisse nelle mani sbagliate, porterebbe ad un era fatta di oscurità e dolore per l'umanità intera.
Sicuramente una responsabilità del genere metterebbe a dura prova anche il più coraggioso degli uomini, (visti soprattutto gli eventi del capitolo precedente), ma non certo il nostro protagonista Howard che però, come al solito, non aveva previsto un viaggio che lo avrebbe condotto verso la follia più profonda, ma soprattutto verso la scoperta di inquietanti quanto oscuri particolari riguardo la propria famiglia. Fortunatamente gli sviluppatori hanno lasciato da parte il copione di un seguito banale sulla scia di Loath Nolder e degli avvenimenti del primo capitolo, lasciando molto più spazio al protagonista stesso ed a tutti gli eventi che ruotano intorno a lui, rendendo l'ambientazione dinamica ed allo stesso tempo tetra e ricca di suspence. Questo viaggio tra realtà e subconscio ci svelerà di più sulla setta che aveva perseguitato Nolder nel primo capitolo, nonché ci darà la possibilità di affrontare più da vicino un protagonista che all'apparenza ci risultava essere privo di spessore.
Quello che però doveva mostrarsi come il punto di forza di quest'avventura, ovvero un gameplay rapido e intuitivo, risulta invece l'anello debole di una struttura che, per necessità, doveva essere ben delineata. L'incedere del protagonista risulta terribilmente lento e rende l'esperienza di gioco molto fiacca ed a tratti apatica. Questo lo si avverte immediatamente, visto che sin dall'inizio i movimenti del protagonista vi daranno un idea di immobilità non indifferente, caratteristica che viene maggiormente accennata anche dal movimento degli altri personaggi, che perfino durante i dialoghi sembrano essere macchine prossime allo spegnimento. La stessa mimica facciale, come le mosse standard che compiono gli NPC per tutto l'arco del gioco, determinano una completa inerzia e freddezza che li rende molto simili a delle vere e proprie marionette.
Sicuramente é stato fatto un grande salto avanti a confronto del capitolo precedente dove la navigazione stessa del protagonista era a schermate fisse e quindi molto più macchinosa, (vi ricordate il caro vecchio Dracula?!) macchinosità che viene superata di gran lunga con la visuale in prima persona degna di un fps con rotazione dinamica a 360 gradi. Una nota di demerito va purtroppo alla risposta globale dei comandi, che al posto di avvicinare il giocatore all'esperienza videoludica proposta, lo allontanano rendendo il tutto quasi “impersonale”.
Anche l'occhio vuole la sua parte.
Infatti, per fortuna, le nuove tecnologie grafiche aiutano a rendere l'offerta valida almeno per un godimento visivo, visto che con l'attivazione dell'effetto blur, e un buon giro di antialiasing, é possibile quanto meno godere degli effetti luci/ombra che caratterizzano il gioco stesso, mostrando anche gli ambienti più banali (come ad esempio la casa abbandonata) più tetra e sinistra a seconda dell'illuminazione che useremo, visto che é possibile usare sia una lanterna che una torcia elettrica, oltre all'illuminazione standard degli ambienti.
E' stato inoltre un vero peccato constatare un passo indietro in termini di esternazione degli stati d'animo da parte del protagonista, cosa che nel capitolo precedente era invece più viva e palpabile, visto che in alcune scene il giocatore perdeva il controllo dei comandi per lasciare spazio a veri intermezzi di panico per ciò che accadeva intorno a quest'ultimo, con addirittura effetti grafici che riproducevano stati fisici alterati, come l'annebbiamento della vista, cosa che in questo secondo capitolo avviene raramente se non per alcune fasi che risultano più delle cutscene realizzate con lo stesso motore grafico del gioco, incapaci di spaventare nemmeno una bambina di 5 anni.
La Zoetrope Interactive é riuscita comunque ad offrire un ottimo intrattenimento con gli enigmi, che corrispondono fedelmente le difficoltà proposte all'inizio del gioco. Il vero detective troverà molto appagante la modalità difficile (detective esperto), mentre il meno avezzo agli indovinelli e soprattutto alle deduzioni troverà il sistema di suggerimenti chiaro ed utile fin dall'inizio del gioco. E non solo. Chi é amante della lettura apprezzerà tantissimo le trasposizioni scritte ed i vari articoli che verranno trovati durante il gioco, perché riusciranno a delineare una storia degna di uno dei libri di H.P.Lovecraft. Altri enigmi invece rappresentano lo standard degli elementi basilari delle avventure grafiche, horror e non. Saranno quindi presenti innumerevoli puzzle, più o meno contorti, e particolare attenzione andrà tenuta sulle ambientazioni, ricchissime fonti di oggetti con cui interagire per il proseguimento del gioco. Purtroppo la staticità degli scenari renderà un po' difficile il reperimento di quest'ultimi e sarà compito del giocatore soffermarsi su ogni scenario e prestare un enorme attenzione su tutto ciò che lo circonda, aumentando negativamente di molto il tempo di gioco. Più fastidioso il sistema delle deduzioni che metterà a dura prova le menti più creative, visto che le combinazioni sono standard, fisse e metodiche. Inoltre il gioco a livello di logica risulta incoerente in alcune scene, soprattutto per l'interazione con alcuni oggetti che sarà possibile solo da chinati.
L'audio risulta ancora più fiacco del sistema stesso di gioco, visto che il doppiaggio italiano non riesce a trasmettere il giusto pathos alle scene proposte. Perfino gli abitanti ed i suoni ambientali, che dovrebbero in un certo senso rendere ancora di più quel sentore di tensione o di “quel certo non so che” in grado di mettere all'erta anche il meno pauroso dei giocatori, non riescono minimamente a creare l'atmosfera voluta, lasciando invece spazio a delle musiche noiose che allentano ancora di più il proseguire del gioco. Girovagare quindi per le zone proposte sarà ancora più antipatico del previsto, tanto che alcuni dialoghi risultano così lenti che la tentazione di saltarli, arrangiandosi con le descrizioni degli indizi e delle missioni, é molto forte. Un unico appunto va precisato in favore, invece, dei suoni ambientali che risultano azzeccati ai luoghi in cui li sentirete, come lo squittire dei topi nelle fogne o addirittura il rumore del legno marcio all'incedere di ogni passo fatto, o perfino il vento che soffia forte fuori un edificio.
Saremo quindi in grado di arrivare alla fine di questo viaggio senza salti sulla sedia, o attimi di vivida paura?! A voi l'ardua sentenza..
Anzitutto é doveroso darvi un piccolo incipit a riguardo della precedente avventura del protagonista. In passato abbiamo avuto a che fare con un certo Loath Nolder, famoso detective, sospettato di un efferato omicidio ai danni di un uomo facoltoso chiamato Clark Field. Le indagini a riguardo ci avevano condotto a scoprire qualcosa di più tenebroso ed inquietante, ovvero strane storie riguardanti sette sataniche, rituali oscuri e terribili incubi ricorrenti che condussero Howard Loreid (il protagonista) ad essere internato nel centro di recupero psichiatrico di Wellsmoth. Il motivo?! Pura e semplice pazzia..
E chi non impazzirebbe al posto suo?!
Proprio qui, da un lettino sporco di sangue, comincia il nostro nuovo incubo. Un incubo in tutti i sensi, visto che già dalle prime scene verremo intrattenuti da un sogno privo di apparente significato che porterà, in seguito, il protagonista, a svegliarsi all'interno di un cottage isolato, con una lettera sul comodino da parte di Nolder stesso. Questi lo invita a recarsi in un paesino dal nome pittoresco (Arkhamend) alla ricerca di un antico libro che, se finisse nelle mani sbagliate, porterebbe ad un era fatta di oscurità e dolore per l'umanità intera.
Sicuramente una responsabilità del genere metterebbe a dura prova anche il più coraggioso degli uomini, (visti soprattutto gli eventi del capitolo precedente), ma non certo il nostro protagonista Howard che però, come al solito, non aveva previsto un viaggio che lo avrebbe condotto verso la follia più profonda, ma soprattutto verso la scoperta di inquietanti quanto oscuri particolari riguardo la propria famiglia. Fortunatamente gli sviluppatori hanno lasciato da parte il copione di un seguito banale sulla scia di Loath Nolder e degli avvenimenti del primo capitolo, lasciando molto più spazio al protagonista stesso ed a tutti gli eventi che ruotano intorno a lui, rendendo l'ambientazione dinamica ed allo stesso tempo tetra e ricca di suspence. Questo viaggio tra realtà e subconscio ci svelerà di più sulla setta che aveva perseguitato Nolder nel primo capitolo, nonché ci darà la possibilità di affrontare più da vicino un protagonista che all'apparenza ci risultava essere privo di spessore.
Quello che però doveva mostrarsi come il punto di forza di quest'avventura, ovvero un gameplay rapido e intuitivo, risulta invece l'anello debole di una struttura che, per necessità, doveva essere ben delineata. L'incedere del protagonista risulta terribilmente lento e rende l'esperienza di gioco molto fiacca ed a tratti apatica. Questo lo si avverte immediatamente, visto che sin dall'inizio i movimenti del protagonista vi daranno un idea di immobilità non indifferente, caratteristica che viene maggiormente accennata anche dal movimento degli altri personaggi, che perfino durante i dialoghi sembrano essere macchine prossime allo spegnimento. La stessa mimica facciale, come le mosse standard che compiono gli NPC per tutto l'arco del gioco, determinano una completa inerzia e freddezza che li rende molto simili a delle vere e proprie marionette.
Sicuramente é stato fatto un grande salto avanti a confronto del capitolo precedente dove la navigazione stessa del protagonista era a schermate fisse e quindi molto più macchinosa, (vi ricordate il caro vecchio Dracula?!) macchinosità che viene superata di gran lunga con la visuale in prima persona degna di un fps con rotazione dinamica a 360 gradi. Una nota di demerito va purtroppo alla risposta globale dei comandi, che al posto di avvicinare il giocatore all'esperienza videoludica proposta, lo allontanano rendendo il tutto quasi “impersonale”.
Anche l'occhio vuole la sua parte.
Infatti, per fortuna, le nuove tecnologie grafiche aiutano a rendere l'offerta valida almeno per un godimento visivo, visto che con l'attivazione dell'effetto blur, e un buon giro di antialiasing, é possibile quanto meno godere degli effetti luci/ombra che caratterizzano il gioco stesso, mostrando anche gli ambienti più banali (come ad esempio la casa abbandonata) più tetra e sinistra a seconda dell'illuminazione che useremo, visto che é possibile usare sia una lanterna che una torcia elettrica, oltre all'illuminazione standard degli ambienti.
E' stato inoltre un vero peccato constatare un passo indietro in termini di esternazione degli stati d'animo da parte del protagonista, cosa che nel capitolo precedente era invece più viva e palpabile, visto che in alcune scene il giocatore perdeva il controllo dei comandi per lasciare spazio a veri intermezzi di panico per ciò che accadeva intorno a quest'ultimo, con addirittura effetti grafici che riproducevano stati fisici alterati, come l'annebbiamento della vista, cosa che in questo secondo capitolo avviene raramente se non per alcune fasi che risultano più delle cutscene realizzate con lo stesso motore grafico del gioco, incapaci di spaventare nemmeno una bambina di 5 anni.
La Zoetrope Interactive é riuscita comunque ad offrire un ottimo intrattenimento con gli enigmi, che corrispondono fedelmente le difficoltà proposte all'inizio del gioco. Il vero detective troverà molto appagante la modalità difficile (detective esperto), mentre il meno avezzo agli indovinelli e soprattutto alle deduzioni troverà il sistema di suggerimenti chiaro ed utile fin dall'inizio del gioco. E non solo. Chi é amante della lettura apprezzerà tantissimo le trasposizioni scritte ed i vari articoli che verranno trovati durante il gioco, perché riusciranno a delineare una storia degna di uno dei libri di H.P.Lovecraft. Altri enigmi invece rappresentano lo standard degli elementi basilari delle avventure grafiche, horror e non. Saranno quindi presenti innumerevoli puzzle, più o meno contorti, e particolare attenzione andrà tenuta sulle ambientazioni, ricchissime fonti di oggetti con cui interagire per il proseguimento del gioco. Purtroppo la staticità degli scenari renderà un po' difficile il reperimento di quest'ultimi e sarà compito del giocatore soffermarsi su ogni scenario e prestare un enorme attenzione su tutto ciò che lo circonda, aumentando negativamente di molto il tempo di gioco. Più fastidioso il sistema delle deduzioni che metterà a dura prova le menti più creative, visto che le combinazioni sono standard, fisse e metodiche. Inoltre il gioco a livello di logica risulta incoerente in alcune scene, soprattutto per l'interazione con alcuni oggetti che sarà possibile solo da chinati.
L'audio risulta ancora più fiacco del sistema stesso di gioco, visto che il doppiaggio italiano non riesce a trasmettere il giusto pathos alle scene proposte. Perfino gli abitanti ed i suoni ambientali, che dovrebbero in un certo senso rendere ancora di più quel sentore di tensione o di “quel certo non so che” in grado di mettere all'erta anche il meno pauroso dei giocatori, non riescono minimamente a creare l'atmosfera voluta, lasciando invece spazio a delle musiche noiose che allentano ancora di più il proseguire del gioco. Girovagare quindi per le zone proposte sarà ancora più antipatico del previsto, tanto che alcuni dialoghi risultano così lenti che la tentazione di saltarli, arrangiandosi con le descrizioni degli indizi e delle missioni, é molto forte. Un unico appunto va precisato in favore, invece, dei suoni ambientali che risultano azzeccati ai luoghi in cui li sentirete, come lo squittire dei topi nelle fogne o addirittura il rumore del legno marcio all'incedere di ogni passo fatto, o perfino il vento che soffia forte fuori un edificio.
Saremo quindi in grado di arrivare alla fine di questo viaggio senza salti sulla sedia, o attimi di vivida paura?! A voi l'ardua sentenza..
Darkness Within 2 : La Stirpe Oscura
6
Voto
Redazione
Darkness Within 2 : La Stirpe Oscura
In definitiva Darkness Within 2 non eccelle ma allo stesso tempo non delude. Sicuramente l'attesa di coloro che erano rimasti affascinati dalla storia del primo capitolo troveranno in questa seconda avventura le risposte ad alcuni interrogativi che erano rimasti irrisolti. Per gli amanti delle avventure grafiche comunque risulterà un acquisto in più da aggiungere nella collezione di quei giochi punta e clicca stile horror (ma non troppo!) che non possono mancare.