Darwinia

di Marco Modugno
Pensavate davvero di aver visto di tutto? So quanto andate fieri della vostra fama indiscussa, tra gli amici, i compagni di scuola e i colleghi, di videogiocatori esperti, smaliziati, capaci di saltare da un campo di calcio virtuale alle spiagge di Normandia, dal ponte di comando di una nave stellare all'abitacolo di una vettura sportiva truccata senza battere ciglio. L'uscita di un nuovo titolo, magari esaltato dalla stampa specializzata come innovativo, avveniristico, rivoluzionario, vi fa al massimo sorridere a mezza bocca, per poi scuotere la testa ammiccando: "Sarà". Siete pronti a concludere, maestri Jedi delle arene virtuali, che poche cose al mondo, ormai, riescono a scuotere "ma a me ';sto gioco pare una copia di..., un aggiornamento di..., un clone evoluto di...". Poi magari lo giocate, imparate ad amarlo, lo consumate in single e in multiplayer. Però nessuno, fino a quando lo riponete sullo scaffale o lo rivendete su Ebay riesce a togliervi di bocca quella sensazione di già visto e giocato prima.


Probabilmente gli sviluppatori della Introversion la pensano come voi e deve essere proprio da un'idea del genere che deve aver visto la luce lo spunto iniziale che ha portato alla creazione di Darwinia. Amore per i videogiochi, percepibile dalle citazioni di titoli mitici degli anni '80, da Centipede a Tron, che affiorano qua e là nel gioco, e voglia di creare qualcosa di assolutamente nuovo, in grado di spiazzare chiunque. Il risultato è sorprendente. Non siamo sicuri, però, se il mercato sia davvero maturo al punto di accordare a Darwinia il successo che merita. Forse siamo tutti troppo assuefatti ai titoli di massa, alla battaglia all'ultima texture per regalare agli utenti la grafica più fotorealistica, a costo di costringerli a contrarre un mutuo per poter acquistare il computer in grado di farla girare.
Fatto sta che, se c'è ancora qualcuno là fuori che ha voglia di novità, farà bene a non lasciarsi scappare almeno un giro di prova nell'universo virtuale targato Valve (dopo tutto, se la software house di Half Life ha deciso di sponsorizzare il progetto, ci sarà pure un motivo, no?).

Darwinia è un mondo virtuale, nato spontaneamente all'interno della memoria di un mucchio di vecchi home computer anni '80, abbandonati in un magazzino dopo il fallimento del loro lancio commerciale. Accortosi che le sue creature di silicio, per qualche misteriosa ragione, avevano iniziato a comunicare tra loro, il professor Sepulveda decide di collegarli tra di loro. Ed ecco sbocciare dal nulla un mondo virtuale in grafica vettoriale (cosa vi aspettavate dall'engine di 50 mila simil-ZX Spectrum che lavorano in parallelo?), popolato di bizzarri omini monopoligonali, capaci d'interagire tra loro ed evolversi in modo autonomo. Fin qui tutto bene, finché, per un motivo che non scoprirete fino alla fine e che, per la sua attualità, non merita di essere svelato da un recensore chiacchierone, la rete non viene infettata da un virus che inizia a propagarsi nel pacifico mondo dei DG (sta per "Darwinian Guy"), generando bestiacce che non perdono tempo nell'aggredire strutture e abitanti. L'unica possibilità per Sepulveda, cervellone un po' sprovveduto, di arrestarli siete voi, nei panni di un assistente del prof che dovrà sedersi alla console di comando e attivare le difese.


Le stesse altro non sono che una serie di programmi, originariamente previsti dal luminare come giochi arcade per i suoi computer e prontamente convertiti in unità militari pronte a scatenare l'inferno contro i Virii. Ci sono gli Ufficiali, indispensabili per guidare le orde di DG da un capo all'altro della mappa, impedendo loro d'infilarsi come lemmings sconsiderati nella bocca dei nemici, gli Ingegneri, unici capaci di costruite le strutture necessarie all'evoluzione delle unità e soprattutto le Squadre, piccoli ma agguerriti manipoli di DG armati fino ai denti di laser, granate e razzi, che dovranno sobbarcarsi dello sporco lavoro di eliminare il nemico. Questo, dal canto suo, non si farà scrupolo nello scatenare orde di formiche, ragnacci assassini, millepiedi irruenti come carri armati e perfino draghi volanti, mettendo a rischio la pace e la salute della tranquilla Darwinia. La battaglia sarà aspra e richiederà, dopo i primi veloci scontri, un'attenta gestione delle opzioni tattiche e strategiche, gestibili attraverso un'interfaccia comando che ricorda il sistema operativo di un computer. Le risorse a disposizione dei giocatori, infatti, non sono illimitate ed occorre gestire al meglio l'evoluzione di armi e mezzi per potersi trovare pronti a fronteggiare minacce nemiche sempre più micidiali.
In ogni caso la campagna può essere completata da tutti, meno che dai più sprovveduti, in una dozzina di ore di gioco e, a quel punto, la longevità del titolo viene messa seriamente in pericolo dalla totale assenza di un'opzione multiplayer. A chi sa aspettare, però, possiamo dire che è già in corso di sviluppo il progetto Multiwinia, che consentirà il gioco online, e che dovrebbe essere rilasciato, non si sa ancora se come patch o come add-on in vendita nei negozi, nei primi mesi del 2008.

Anche senza supporto multigiocatore, in ogni modo, il gioco trova il suo perché senza difficoltà, a patto di non essere refrattari alle novità per principio, o di appartenere alla categoria degli smanettoni puri, che se non stressano il loro super PC al limite delle prestazioni si sentono male. Darwinia infatti ha molti pregi, a partire dal motore grafico, accattivante ma in grado di girare su computer vecchi di tre-quattro anni, facendosi apprezzare anche dalla fascia d'utenza da ufficio, dotata di macchine vecchiotte e ridotta da un paio d'anni a giocare solo a Free Cell o Solitario sul desktop. Ad un aspetto volutamente leggero ma non per questo minimalista o insipido, il titolo Introversion unisce un sonoro composto in gran parte di musichette 8 bit che non potranno non riportarci alla memoria i coin-op della nostra infanzia. Non mancano nemmeno pezzi polifonici di discreta qualità, comunque, tenendo però presente che la musica è relegata alle fasi tra una missione e l'altra.
Durante la battaglia, in fatti, dalle casse del vostro computer usciranno solo gli effetti sonori di esplosioni e spari e gli amabili squittii dei DG impegnati nella pugna, comunque gradevoli e ben realizzati.
Viva la faccia, insomma! C'è ancora qualche team di sviluppo che ha il coraggio d'osare e di proporre idee innovative, pur pescando a piene mani in un repertorio vintage indimenticato e, per certi versi, ancora ineguagliato (siete sicuri che fra vent'anni ci sarà chi gioca ancora a Devil May Cry o Splinter Cell, come oggi in molti fanno con Dig Dug e Galaxian?). Il risultato è un gioco divertente, accattivante, con una curva di apprendimento "umana" e un livello di difficoltà abbastanza sfidante da stimolarvi a proseguire oltre l'ostacolo successivo. Non perdete l'occasione di respirare anche voi una boccata d'aria fresca e provatelo!