Daxter

di Pietro Puddu
Ammettiamolo, nei platform ne abbiamo viste di cotte e di crude.
Sono state le figure sinistre di un idraulico in evidente sovrappeso e di un riccio bipede color blu elettrico a segnare un'intera generazione di videogiocatori, determinandone l'orientamento videoludico e le conseguenti scelte d'acquisto anche negli anni a venire; ma sui nostri schermi si sono alternate le vicende di una serie sterminata di improbabili protagonisti salterini, in un tripudio di specie faunistiche e varianti sul tema. Peramele, scimmie, scoiattoli scurrili, pipistrelli acro-batici, vermi in tuta spaziale, guanti equilibristi, orsi zainati con relativi accompagnatori piumati, blob mutaforma, procioni mariuoli e chi più ne ha, più ne metta. Viene da chiedersi in base a quale criterio gli ideatori di simili perverse "mascotte" pensassero (a ragione) di riscuotere consensi dal grande pubblico; il mistero del character design si infittisce dopo aver controllato analogicamente Daxter, ormai veterano del genere platforming con almeno due titoli alle spalle, nelle sezioni iniziali del suo primo gioco da protagonista. Sullo schermo luminoso di PSP lo si osserva zompettare, arrampicarsi, correre dinoccolato di qua e di là, schiacciare bacherozzi con una paletta elettrificata; poi scatta il quesito: ma che razza di bestiaccia è?
Un incrocio sconsiderato tra un opossum e una mangusta?
Una faina con il berretto da aviatore, il dono della favella e l'aggravante di un dubbio senso dell'umorismo?
E' con l'inquietudine nel cuore che ci si immerge nelle nuove peripezie piattaformiche ideate dai Naughty Dogs...


Daxter è la fiera del già visto; tutto ciò che il titolo propone non si discosta di un millimetro né dagli stereotipi del genere, né dal tipico stile dei platform made in Sony, ma è stato realizzato con indubbia perizia e qualità. Come da copione, sullo sfondo di una storiella di avventura e disinfestazione metropolitana, il peloso protagonista ripulitore è chiamato a superare le prove di salto ed arrampicata disseminate per svariate ambientazioni tridimensionali, a sterminare tonnellate di insetti molesti e a pilotare tra una missione e l'altra particolari veicoli futuristici; l'accesso ai vari livelli si dovrà raggiungere esplorando, preferibilmente a bordo di un rapido aria-scooter, un'ampia mappa cittadina principale.
Daxter potrà contare nel corso dei suoi incarichi su un inseparabile gingillo, una sorta di cannone dalle molteplici funzioni (esclusa la possibilità di fumarselo...); caricato con diserbante, utilizzato come lanciafiamme o come sparagranate, non sarà solo uno strumento d'offesa: fungerà anche da jetpack con autonomia limitata, adatto a librarsi in volo verso appigli apparentemente irraggiungibili, secondo modalità d'utilizzo sospettosamente simili a quelle dello spruzzatore introdotto in Mario Sunshine.

Com'era prevedibile, riveste enorme importanza nel gameplay il fattore collezionismo; a parte gli immancabili items energetici, ricariche di "carburante" e power ups, occorrerà fare incetta di gemme ed ovetti: le prime, rilasciate dagli insetti eliminati, costituiranno l'indispensabile prova dell'avvenuta disinfestazione, i secondi sbloccheranno invece extra nascosti, tra i quali una serie di spassosi minigiochi. Tornato alla sua cameretta, presso il quartier generale della ditta di pulizie per la quale lavora, Daxter potrà concedersi di schiacciare un pisolino, accedendo ad una sorta di mondo dei sogni; tali fantasie oniriche sono costituite da semplici quanto gradevoli quick time events di ispirazione cinematografica, che spaziano parodisticamente da Matrix al Signore degli Anelli: raggiungere determinati punteggi nei sottogiochi regalerà abilità speciali da sfruttare nell'avventura principale.


Requisito essenziale di ogni platform che si rispetti è l'efficienza del controllo sul personaggio; per quanto Daxter non possa vantare il raggiungimento di vette inesplorate della giocabilità, il sistema di imput analogico, le collisioni e la calibrazione dei salti assicurano piena padronanza di movimento in ogni frangente. Ottima anche la gestione della visuale, rotabile intorno all'asse verticale grazie ai tasti dorsali; saltuariamente le inquadrature possono ingannare l'occhio nella percezione delle distanze, per la tendenza ad appiattire la prospettiva, ma in generale c'è poco di cui lamentarsi. Controversa la valutazione del level design; se per gli standard del gioco portatile la complessità ed organizzazione degli scenari è davvero notevole, non si potrebbe affermare lo stesso in termini più generali; la peculiarità di PSP è quella di riuscire a riproporre in veste miniaturizzata le tipiche esperienze ludiche da home-console: grandi potenzialità devono rendersi compatibili alla scala ridotta, e qualcosa può andare perduto nel compromesso.

L'engine poligonale di tutto rispetto (in grado di gestire locazioni molto estese mantenendo costante il framerate), gli effetti particellari e la lodevole pulizia grafica non solo le uniche attrattive estetiche allestite dai grafici; sono infatti le animazioni sinuose di Daxter a catturare per prime l'attenzione: l'animaletto non solo si esibisce in un'ampia varietà di movenze, raccordate da un gran numero di "frames", ma rivela anche una enfatica espressività facciale.
Rimane qualche perplessità circa la palette di colori utilizzata, non esattamente ispirata e a tratti smorta, ma questa rimane una semplice constatazione soggettiva.
Obbligatorie due parole riguardo l'accompagnamento sonoro; se le musiche rimangono in sordina senza mai prendere la scena e gli effetti suonano alquanto convenzionali, il doppiaggio in italiano si distingue invece per la forte caratterizzazione: la vocina cartoonesca di Daxter e le cadenze strascicate di molti comprimari saranno anche insopportabili, ma rimangono azzeccate e perfettamente integrate nel contesto.