Daymare 1994 Sandcastle, un nuovo incubo è in arrivo all’orizzonte – Recensione Demo PC
Il videogioco realizzato dalla software house italiana Invader Studios
Se c'è una cosa che gli amanti dei videogiochi horror possono apprezzare, è l'evoluzione che il genere ha subito nel corso degli anni. Basti pensare per esempio agli anni '90, quando giochi paurosi come Resident Evil e Silent Hill facevano la loro comparsa sulle console di gioco.
Erano tempi in cui dei pixel non proprio realistici dovevano necessariamente sfruttare delle atmosfere cupe, pensate precisamente con lo scopo di far sussultare il giocatore davanti allo schermo ogni giorno, notte dopo notte. Oggi, invece, siamo immersi in un mondo che può fare appello a degli espedienti tecnici di tutto rispetto, come una grafica spettacolare, suoni surround coinvolgenti e narrazioni in certi casi sempre più complesse.
I videogiochi horror moderni sono diventati un'esperienza che coinvolge tutti i nostri sensi, portando il genere in oggetto a un nuovo livello di terrore. Resta ovvio che i videogames, come anche i prodotti appartenenti a cinema e serie tv, si sono dovuti adattare cambiando metodologia di esposizione.
Un tempo, i jump scare erano il pane quotidiano degli amanti dell'horror. Era sufficiente un improvviso rumore assordante o un mostro che balzava fuori dal nulla per farci saltare sulla sedia. Ma ora, dopo anni di esposizione a questo tipo di meccanica, il nostro cervello si è adattato, trasformando i jump scare in un espediente a tratti perfino prevedibile, incapace insomma di non avere più lo stesso impatto di una volta.
I creatori di giochi horror si sono dovuti adattare e trovare nuovi modi per spaventarci. È diventato un gioco di equilibrio tra atmosfere cupe, tensione crescente e una storia coinvolgente che ci fa rabbrividire, anche senza il solito trucco del salto repentino.
Quindi, mentre guardiamo al passato con nostalgia per quei giochi che ci facevano saltare dalla sedia, dobbiamo anche apprezzare come l'industria dei videogiochi abbia cercato di evolversi. Resident Evil e Silent Hill hanno gettato le basi per l'horror videoludico, e i giochi di oggi ne hanno preso il testimone, cercando nuove strade per spaventarci in modo più sottile e coinvolgente.
Daymare 1994 Sandcastle – È sempre colpa della scienza (o quasi)
Invader Studios parte dalle basi, anzi, dalle origini. E come avviene ormai spesso in questi casi, decide di proporci un titolo prequel agli eventi vissuti in Daymare 1998, precisamente quattro anni prima delle vicende narrate.
Le basi espositive restano dunque quasi del tutto inalterate: nel caso di oggi interpreteremo i panni di Dalila Reyes, una ex spia al servizio dell’unità H.A.D.E.S., ora al comando della missione Sandcastle presso un centro di ricerca sperimentale di base negli Stati Uniti. La demo non ci offre grosse indicazioni sulla trama, il che è un bene, ma ci propone soltanto un assaggio di quella che sarà l’ambientazione, con i suoi labirintici corridoi pronti a nascondere un pericolo dietro a ogni angolo.
La protagonista incontrerà inoltre altri sopravvissuti nella struttura, accompagnati da un villain burattinaio dietro le fila, nonché da tutta una serie di mostri che si avvicinano come tipologia agli zombi, solo che vanteranno diverse interessanti abilità ottenute dagli esperimenti effettuati con uno strano minerale. È interessante vedere come le origini di questi mostri si discosti dalla solita sperimentazione già vista e rivista in passato, con qualche accenno a un’entità elettrica, che vediamo nella demo, a quanto pare capace di rianimare i morti al fine di renderli pericolosi e letali.
Per difendersi dai numerosi pericoli della struttura, il nostro alter ego potrà fare appello a diverse armi da fuoco, nella demo usiamo un fucile a pompa e un mitragliatore, entrambi ottimi sulla corta distanza, sebbene il primo si riveli molto più efficacie soprattutto quando la situazione si farà più calda del previsto. Insieme alle armi, Reyes può utilizzare uno scanner per analizzare alcune strumentazioni, ottenendo così informazioni utili a risolvere i puzzle ambientali, e potrà inoltre fare affidamento al Frost Grip, una tecnologia capace di sfruttare l’azoto liquido per immobilizzare gli avversari nei momenti più concitati.
Chiaramente tale espediente ha dei tempi di utilizzo e una ricarica piuttosto esigua, una condizione necessaria e sufficiente per invitarci a un utilizzo oculato, soprattutto in funzione del fatto che il Frost Grip sarà utilizzabile anche per risolvere dei puzzle ambientali. Oltretutto questa tecnologia potrà essere aggiornata presso delle stazioni dedicate, incrementando le sue qualità offensive e difensive.
Come espediente utile a diversificare l’approccio sul campo è interessante, ma è doveroso sottolineare come sia ancora difficile capirne gli effetti reali sulla lunga durata, soprattutto nel momento in cui lo avremo completamente potenziato e/o magari lo utilizzeremo all’interno di una boss fight.
Daymare 1994 Sandcastle – La paura si rifà il trucco!
Gli sviluppatori del gioco hanno compiuto un notevole passo avanti nel comparto tecnico, proponendo a noi giocatori un prodotto decisamente più accattivante di quello che abbiamo potuto provare in passato. Adesso l’ambientazione sfrutta un ottimo gioco di luci e ombre grazie al comparto grafico, un plauso che dimostra un’ottima padronanza utile a creare ambienti suggestivi e coinvolgenti, insomma praticamente in linea con quello che ci si aspetterebbe da un gioco di questo tipo.
Gli effetti visivi come il fuoco e il ghiaccio sono ben realizzati, come anche il modello del nostro alter ego femminile, che restituisce un buon feedback sia in sede di doppiaggio che in sede di movimenti, grazie a una mimica facciale ben curata. Qualche pecca in tal senso l’abbiamo rilevata nel modello del compagno sopravvissuto, un certo Radek, che ogni tanto sembra quasi imbambolato, come se il suo sguardo fosse catturato da un altro interlocutore fuori dal campo visivo della macchina da presa.
Va detto che la costruzione di questa demo sfrutta un taglio prettamente cinematografico, insomma capita spesso di restare catturati dal modello espositivo, ed è un peccato che i mostri non sembrino subire alcun impatto dai proiettili, come già visto in passato in Daymare 1998. C’è poco da dire invece sulla difficoltà e sulla modalità di ingaggio dei nemici, i quali al momento risultano ancora animati da meccanismi elementari, se non altro perché non fanno altro che correre verso di noi, oppure restare fermi sul posto a spararci roba elettrica senza farci percepire un reale senso di pericolo.
Ecco, in questo caso il Frost Grip fa tanto e ci alleggerisce, forse troppo, la tensione, lasciandoci davanti a momenti piuttosto difficili da confutare, proprio perché non siamo ancora in grado di capirne gli effetti sulla lunga durata.