Dead or Alive Paradise

di Tommaso Alisonno
Prendete un'isola tropicale da sogno con un complesso turistico che unisca perfettamente spiagge incontaminate, jungle suggestive, piscine sconfinate e un casinò: mandateci in vacanza le prosperose lottatrici di un famoso piacchiaduro (Dead or Alive, appunto) e lasciatele lì a giocare a volley e scambiarsi i costumi da bagno. Questo, in sostanza, il concept alla base di Dead or Alive Paradise. Se vi é sfuggito lo scopo vero e proprio del “gioco”, non perdete tempo a rileggere l'introduzione: l'unico scopo di questo titolo é quello di collezionare costumi da bagno, farli indossare alle ragazze e assistere alle animazioni del loro relax, scattando qualche screenshot con l'apposita fotocamera.


L'unico ostacolo risiede in pratica nella necessità di accumulare denaro per fare queste spese, ed é a questo punto che intervengono i vari minigiochi, vale a dire il Volleyball, il Pool-hopping (corsa sui materassini in piscina) e le partite a poker e blackjack al casinò. Ecco pertanto che per tre parti della giornata su quattro potrete fare shopping, gironzolare per l'isola (semplicemente selezionando la location da raggiungere) e interagire con le altre ragazze, sia che si tratti di visionare un filmato di relax (limitato al personaggio scelto o all'eventuale partner) sia che si tratti di affrontare un minigioco: tranne lo shopping, qualsiasi attività fa scorrere il tempo in avanti (anche se si trattasse solo di dare un regalino all'amica). Durante la quarta parte della giornata (la notte) potrete invece giocare illimitatamente al casinò.
Visto che lo scopo del gioco risulta essere essenzialmente il raccogliere screenshot di ragazze in bikini, riveste una particolare importanza la realizzazione grafica delle medesime. Fortunatamente, da questo punto di vista gli sviluppatori hanno saputo realizzare dei modelli particolarmente aggraziati e fluidi, e il fatto che ciascuna possegga una particolare animazione legata ad ogni locazione dell'isola rende il lavoro piuttosto vario e godibile. I costumi da bagno si adattano benissimo su qualsiasi modello, anche se in realtà le differenze tra i fisici sono spesso minimali: tutte le ragazze sono parecchio prosperose, e il motore grafico che gestisce il movimento dei seni é ancora una volta assurdamente esagerato (si rinnova la leggenda dei seni “ballonzolanti” di DoA). Le location non sono particolarmente complesse, ma certamente molto suggestive.


Peccato però che la gestione della fotocamera durante le animazioni non sia altrettanto efficiente, risultando a tratti lenta o difficilmente gestibile, così che realizzare dei buoni scatti diventa spiacevolmente arduo - cosa particolarmente fastidiosa visto che queste foto-ricordo sono alla fin fine tutto ciò che il gioco ha da offrirci in termini di obiettivi. La colonna sonora caraibica tiene abbastanza compagnia, ma alla lunga le musiche diventano un po' fastidiose, soprattutto quando sprecate tempo al tavolo verde del casinò. I doppiaggi sono disponibili in Inglese o nell'originale Giapponese, e soprattutto questi ultimi sono gradevoli. I testi su schermo sono limitati a Inglese, Francese e Tedesco (Italiano no, eh?), e non compaiono nei filmati d'apertura e di chiusura (non che questo rovini l'esperienza di gioco...). Il volume é insolitamente basso, e a causa dei frequenti caricamenti il gioco tende ad essere piuttosto oneroso in termini di consumo della batteria.
Definire un gameplaying per un gioco che dal punto di vista ludico é totalmente privo di uno scopo é cosa complessa. Volendo essere critici ed obiettivi, possiamo dire che sia il volleyball sia il Pool-hopping richiedono un minimo di attenzione per poter vincere le sfide, ma che una volta imparati due otre trucchi del mestiere diventa facile ottenere buoni risultati. Paradossalmente, in un gioco costruito sulle belle ragazze e i costumi da bagno, probabilmente passerete più tempo (e avrete più divertimento) sostando al tavolo del Poker: l'intelligenza artificiale é ben differenziata tra le varie antagoniste, da quelle che giocano in maniera prudente, a quelle che bluffano di continuo, fino a quelle che giocano cifre assurde anche con in mano una coppia di sette, quindi é necessaria un po' di esperienza e di furbizia per fare una fortuna al tavolo verde. L'unico vero “obiettivo” é sbloccare la decima ragazza, ossa Rio, la Dealer del Blackjack: vi basterà batterla al suo stesso gioco...


Ma questo non é un gioco di volley, non é un gioco di poker e non é un gioco di appuntamenti, anche se per ingraziarsi le altre ragazze e poter far coppia dovrete far loro dei regalini. Allora che gioco é? É indubbiamente una via di mezzo tra una tech-demo e un malizioso passatempo (i costumi da bagno vanno dal quasi-casto al quasi-reato, alle soglie dell'hentai), un titolo che non promette altro che qualche seno ballonzolante e che nella prima metà della prima partita (una intera sono quattordici giorni di gioco) riesce anche ad essere simpatico. In seguito però il concept viene un po' a noia, e dopo due o tre sessioni complete perde qualsiasi attrattiva. Se siete dei fan sfegatati di Kasumi, Ayane, Kokoro e così via potrete realizzare un bel portfolio; in caso contrario, passate oltre.