Dead to rights

Dead to rights
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Dead to rights

Le premesse c'erano tutte: azione, violenza, armi da fuoco, sparatorie, un cane fedele pronto a salvarci la pellaccia e ad entrare in azione nelle situazioni dove il nostro Jack non poteva farcela da solo. Un gusto per il noir che investe sia le ambientazioni che i personaggi, e che offre quell'atmosfera stile "poliziotto pronto a farsi giustizia da solo", già apprezzata in giochi come Max Payne. Da qui e da altri giochi i programmatori hanno attinto elementi di grande rilievo: troviamo una sorta di Bullet Time, pur sempre non enfatizzato come nella produzione Take 2, tanto da costituirne una delle maggiori attrattive; ritroviamo una trama simile a quella già vista appunto in Max Payne, ma anche elementi stealth e tanti sottogiochi in cui dovremo pigiare i tasti a tempo come in un rythm' game, o pigiarli ripetutamente come in un titolo della serie Track and Field che donano al titolo in questione grande varietà, ma che in fin dei conti spezzettano e non poco l'azione di gioco. Alcune trovate sono da elogio: il poter derubare gli avversari della propria arma, afferrarli e usarli come scudo umano per poi tramortirli o ucciderli, dona un tocco di classe alle sparatorie, sezioni di cui DTR fa il proprio credo religioso; il cane Shadow ci verrà poi in soccorso ed il nostro Jack, qualora sprovvisto di armi non si tirerà certo indietro quando ci sarà da menare le mani.

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L'arsenale a disposizione di Jack è abbastanza vario (SPAS-12, M11, pistola 45 auto, M629, AKM), le munizioni non mancano e come si sa, in questo campo per essere i migliori non bisogna fare economia. Preparate quindi tonnellate di piombo per freddare velocemente tutto ciò che si muove ed è ostile. I nemici su schermo non sono mai in numero esiguo eppure non godono di una IA elevata, anzi, l'unica cosa che sanno fare è scaricarvi tutto il caricatore addosso senza preoccuparsi nemmeno di cercare un riparo. Come detto in precedenza, è possibile catturare un individuo e usarlo come scudo umano, o utilizzare Shadow che, una volta caricato l'indicatore apposto si avventerà contro il nemico eliminandolo.

Il gameplay alterna a delle classiche sezioni sparatutto, altre dove Jack si troverà coinvolto in sezioni beat'em'up e dovrà affrontare decine di nemici alla volta armato solo della potenza dei cazzotti e di tanta, sana e stilosa tattica. Egli avrà a disposizione una serie di colpi, prese e combo, facili da padroneggiare: queste infatti sono in numero esiguo, e quel che ne scaturisce è un'insieme di situazioni ripetitive. Inoltre come detto in precedenza saranno presenti delle sezioni caratterizzate da mini-giochi, come ad esempio la scena della ballerina di lap dance che, premendo dei tasti al giusto ritmo dovrà ballare per distrarre delle guardie al fine di far passare inosservato il nostro Jack, o il sollevamento pesi che Jack farà in prigione, che sembra preso esattamente da un gioco della serie di Track and field.

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Dead to rights

Dead to rights nasce da un progetto ambizioso, come mix tra uno sparatutto e un picchiaduro a scorrimento, ma risulta infarcito di luoghi comuni o di scene e trovate già viste qua e là. Difatti lo si potrebbe considerare un'accozzaglia di generi riuniti alla rinfusa, e questo non è certo un pregio: questo miscuglio si rivela un'arma a doppio taglio, perché invece di impreziosire e rendere vario il gioco lo inaridisce, dato che tutti i suddetti elementi presi in prestito sono realizzati con troppa superficialità. Quel che ne scaturisce è un gioco privo di una sua specifica identità, un minestrone che, pur avendo alcune frecce al suo arco, le sfrutta decisamente male anche per via di alcuni difetti. Tra questi annoveriamo i sottogiochi, utili solo a inframmezzare l'azione di gioco; trovano posto poi un reparto grafico che sarebbe stato meritevole di ben altra realizzazione e un gameplay che a tratti pare riunire in sé tutte le buone trovate di altri titoli, ma che poi risulta ripetitivo e scontato. La longevità poi è ridotta ai minimi termini. Cosa rimane? Rimane un prodotto che viaggia sulla corsia della sufficienza. Ci saremmo aspettati qualcosa in più: davvero un'occasione sprecata.